Balzata velocemente in Top 10 su Netflix dove ancora resiste in classifica, la nuova serie sudcoreana originale della piattaforma, Mask Girl, sta facendo il giro sulla bocca di tutti. Questo perché unisce racconto generazionale al femminile ad una feroce critica del mondo in cui viviamo - tanto orientale quanto occidentale - in cui la donna diviene oggetto di apprezzamento, discussione e giudizio da parte degli uomini, a cui quasi non interessa il volto e la personalità a cui quel corpo è associato, rendendola peggio che un oggetto.
Per quanto secondo noi sia un esperimento seriale non propriamente riuscito, con un po' troppi toni e contenuti al proprio interno mescolati in modo disomogeneo, rimane un'importante riflessione sulle conseguenze di un piccolo gesto in un effetto farfalla che porta ad un epilogo sui toni dell'horror, ma soprattutto di un escamotage per parlare di un argomento attualissimo: la condizione femminile oggi. Nella nostra spiegazione del finale di Mask Girl, andremo a vedere l'utilizzo della tragedia greca mescolata al K-drama nella storia raccontata. Ovviamente, attenzione agli spoiler se ancora non l'avete visto!
Il prezzo della bellezza
Il secondo lavoro della protagonista, Kim Mo-mi (inizialmente interpretata da Lee Han-byeol), come camgirl che intrattiene i propri spettatori indossando una maschera perché le è sempre stato detto che il suo viso non rispondeva ai canoni di bellezza della società e quindi non avrebbe mai potuto salire su un palco, la porta in una spirale di violenza e morte dopo che viene scoperta da un collega. Ciò porta ad una sequela folle di eventi fino all'uccisione di una serie di uomini - con relativo smembramento di cadaveri per liberarsene - per vendicarsi dei soprusi subiti, tra cui uno stupro. Tra gli omicidi, la morte del collega Oh-Nam (Ahn Jae-hong), sulla cui tomba la madre Kim Kyung-ja (Yeom Hye-ran) giura vendetta. Mo-mi però rimane incinta in seguito alla violenza e da quell'orrore nascerà la figlia Mi-mo, presto allontanata dalla nonna biologica che vuole crescerla senza che sappia la verità sulla madre (un tema affrontato, ad esempio, anche in Happy Valley).
Nel frattempo la donna viene scoperta e arrestata - sono trascorsi più di dieci anni dall'inizio della storia fino al 2023, ed ecco spiegato il diverso casting per il personaggio titolare) - con il suo nome da camgirl che diventa quello da serial killer: un passaggio "di testimone" simbolico per il tema che ha rivelato la serie: quello della condizione della donna nella società di oggi, che abbiamo visto accettare appellativi e molestie non troppo velate da parte di colleghi e superiori in ufficio e che ha portato alla nascita di Mask Girl, quasi in un disturbo dissociativo della personalità. Infatti la ragazza ricorre addirittura alla chirurgia plastica per cambiarsi letteralmente i connotati (interpretata da Nana una volta che entra in carcere) ed estremizzare così il concetto di "bellezza". Un concetto amplificato enormemente anche dai social, sui quali la camgirl si esibiva e sui quali riceveva like di apprezzamento, che mostrano la distorsione della realtà che avviene oggigiorno, e che rappresentano solo una percezione della realtà e non la realtà stessa. In nomen omen diceva un antico detto latino che parlava di presagio: sembra proprio il caso del nome d'arte scelto da Mo-mi.
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Di madre in figlia
Ciò che questo K-drama, diretto da Kim Yong-hoon e basato sul webtoon omonimo di Mae-mi pubblicato tra il 2015 e il 2018, ha fatto nel finale è stato unire la propria tradizione a quella della tragedia greca delle colpe dei padri che ricadevano sui figli concentrandosi sulle generazioni femminili protagoniste. In una reazione a catena, assistiamo infatti all'avvicinamento da parte della "nonnina" sotto mentite spoglie (è Kim Kyung-ja), con un camioncino che vende ravioli, nei confronti di Mi-mo (Shin Ye-seo), che scopre di essere figlia di Mask Girl. Riesce a farla fuggire di casa e farla rifugiare da lei, nella campagna sudcoreana, mentre la nonna biologica si mette sulle sue tracce insieme ad una compagna di scuola, l'unica a tenere davvero alla bambina. Parallelamente assistiamo ad uno scenario da Orange is the New Black con la vita carceraria di Mo-mi (ora interpretata da Go Hyun-jung), iniziata nella ribellione più totale (con vari episodi di isolamento e rissa) e proseguita nell'avvicinamento (apparente) a Dio, complice la nuova direttrice estremamente credente. Mo-mi fa poi in modo di ingraziarsi la prigioniera più in vista e "amica delle guardie" per convincerla a donarle un rene e sottoporsi quindi al trapianto fuori dalla prigione, avendo un pretesto per lasciarla.
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Mo-mi e Mi-mo
Ovviamente la protagonista di Mask Girl approfitta dell'occasione per provare a evadere, ma lo fa solamente per salvare la figlia dalla "nonnina", che è venuta a sapere tiene prigioniera la bambina. L'epilogo chiude il cerchio su tutti i personaggi femminili, fulcro e punto di vista dell'intero drama, in cui gli uomini sono causa di dolore e violenza a diversi gradi. Si ritroveranno tutte a casa di Kim Kyung-ja e lì ci sarà la resa dei conti definitiva. Quest'ultima droga e lega ad una sedia Mi-mo e vorrebbe ucciderla per infliggere lo stesso dolore provato per la morte del figlio alla protagonista. Arriveranno miracolosamente in tempo sia la nonna biologica che la madre della bambina, e moriranno entrambe in due momenti diversi ed ugualmente tragici pur di salvarla, mentre la polizia irromperà e ucciderà anche la "nonnina". Un ultimo sacrificio che forse non servirà ad espiare le proprie colpe ma almeno a dimostrare che sotto la maschera e sotto tutte le violenze subite, c'era l'istinto materno più puro da parte di Mo-mi. Alla fine infatti vediamo Mi-mo poter ricominciare finalmente in una nuova scuola insieme all'amica, pronte a correre in bicicletta libere verso il futuro. Dall'orrore e dal marcio può nascere anche un barlume di speranza, e auspichiamo che gli insegnamenti di dipendenza e ricerca spasmodica dalla bellezza canonica non vengano seguiti anche dalla bambina, secondo la legge del DNA criminale esplorata anche in Happy Valley.