Era il 2008 quando il primo film del Marvel Cinematic Universe presentava uno dei supereroi che sarebbe diventato un'icona decennale. Iron Man, nella versione interpretata da Robert Downey Jr., fu il primo passo di un enorme progetto produttivo che, con un'incredibile media di tre film all'anno, ha proposto un modello seriale senza precedenti al cinema e dal successo clamoroso. Con il finale di Avengers: Endgame la struttura narrativa che fungeva da trait d'union per tutti i film, quella delle Gemme dell'Infinito e della minaccia di Thanos, si è conclusa lasciando, oltre a tanto appagamento, un cambio della guardia tra i protagonisti. È tempo per i Marvel Studios di ricominciare con nuove avventure, nuovi personaggi, nuovi avversari, ma il pubblico è pronto, dopo dieci anni, a fare altrettanto?
Dopo lo schiocco di dita
La sconfitta definitiva di Thanos e la sua armata, i villain supremi che sono comparsi fin dal primo The Avengers nel 2012 e che, pur rimanendo nell'ombra, hanno accompagnato tutta la narrazione di dieci anni di film, rappresenta un vero e proprio finale alla saga dei supereroi Marvel così come l'abbiamo conosciuta. La forza di questi 23 film risiedeva (anche) nello sviluppo di questa macrotrama cosmica che spronava, come nei migliori serial, a guardare l'episodio successivo dove, in certi casi, i personaggi dei film stand alone si incrociavano, seppur per brevi momenti. Ora che il climax è stato raggiunto e la minaccia più grande è stata sconfitta la sensazione è quella di dover ripartire con un nuovo inizio e, soprattutto, con altri eroi.
Sì, perché alla fine di Avengers: Endgame molti dei nostri eroi preferiti hanno concluso definitivamente la loro storia: pensiamo a Vedova Nera (anche se è in arrivo un film prequel), Tony Stark/Iron Man e Steve Rogers/Captain America che hanno lasciato la pesante eredità a personaggi che abbiamo solamente iniziato a conoscere (Doctor Strange, Captain Marvel) o che ancora dobbiamo conoscere (gli Eterni, Shang-Chi) dando la sensazione di un vero e proprio nuovo inizio. Se questa risulta una pratica consolidata all'interno della narrazione seriale dei fumetti, con continui rilanci e ripartenze dal numero 1 delle varie serie, al cinema - se escludiamo blande continuity su saghe storiche come 007 - questo non è mai accaduto. I Marvel Studios si lanciano in un esperimento che non ha precedenti e sarà curioso notare la reazione degli spettatori a questo "schiocco di dita" metacinematografico.
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Quale futuro per gli Avengers?
Senza più una minaccia comune e con una squadra da rinnovare composta ormai da personaggi che fino a questo momento abbiamo considerato di secondo piano, avrà ancora senso parlare di Avengers? E soprattutto il pubblico accetterà questo cambio di guardia o non considererà i nuovi arrivati come i "veri Avengers"? Sono domande che da un lato incuriosiscono sulla direzione da intraprendere e dall'altra pongono interrogativi sulla fedeltà del pubblico verso determinati eroi. Con Thor unito ai Guardiani della Galassia, Hulk con un braccio fuori uso e ormai diventato quasi completamente umano (se non fosse per il colore della pelle e la mole) e Occhio di Falco ritirato a vita privata (ma è in lavorazione una serie sul suo ritorno), degli Avengers originali non rimane poi molto. Lo sforzo per lo spettatore è doppio perché da un lato dovrà rinunciare a personaggi noti (e si sa, i cambiamenti necessitano di tempo per essere digeriti) e dall'altro dovrà affezionarsi a nuovi personaggi che non è detto riescano a sostituire quelli che ormai sono considerati dei vecchi amici. Ci sarebbe un'altra possibilità: quella di non avere più un gruppo di supereroi di nome Avengers, ma dubitiamo che con l'idea di iniziare una nuova storia non si mantenga il titolo di maggior successo del decennio.
Molte novità e un po' di confusione
Tantissimi i progetti in corso tra nuovi film annunciati, diritti di personaggi ritornati all'ovile (X-Men e Fantastici Quattro, anche se per ora non si hanno notizie in merito) e parecchie serie televisive destinate a Disney+. Chiaro che in questo proliferare di progetti, dovuti all'attenzione e al successo della saga, qualche incidente di percorso possa capitare, anche un po' a sorpresa. Scott Derrickson ha abbandonato la regia del sequel di Doctor Strange dopo l'annuncio di voler fare un film spaventoso (e subito corretto da Kevin Feige): era dai tempi del primo Ant-Man che non si assisteva a un regista allontanato dalla produzione per divergenze creative (all'epoca era Edgar Wright). Quello che invece sembra un fulmine a ciel sereno e che desta più di qualche perplessità è la presenza di Michael Keaton come Avvoltoio nel trailer di Morbius, film prodotto da Sony (che tutt'ora detiene i diritti relativi a Spider-Man) e che non fa parte della saga "ufficiale". Per gli appassionati informati il problema non è così serio, ma per il pubblico occasionale - che rimane la fetta più consistente - questa scelta, dovuta sicuramente ad accordi tra i due studi cinematografici per lo sfruttamento del Bimbo-Ragno all'interno del Marvel Cinematic Universe, crea un po' di confusione. Se lo stesso attore interpreta lo stesso personaggio di un film ufficiale bisogna considerare Morbius e gli altri film prodotti da Sony come parte integrante della saga? È una mossa, a parere di chi scrive, rischiosa che potrebbe causare, nel caso il film dovesse dimostrarsi non particolarmente riuscito, un ritorno d'immagine negativo proprio nel momento in cui il bisogno è quello di ripartire nel migliore dei modi per non perdere consenso e successo.
La Distinta Concorrenza: è ancora Tempo per i supereroi?
Il clamoroso successo di Joker, Leone d'Oro al Festival di Venezia, nominato a 11 premi Oscar, e primo film vietato ai minori capace di incassare oltre un miliardo di dollari, ha dato un segnale forte all'industria cinematografica che ha a che fare con le storie di supereroi. Forse, al di là del personaggio celebre e affascinante e presente nell'immaginario collettivo da generazioni, il pubblico ha apprezzato il taglio diverso dato da un film ambientato a Gotham City e dove Batman è citato solamente di sfuggita. La sensazione è che dopo un decennio di storie colorate, per tutta la famiglia, e dalla struttura più o meno simile, il pubblico abbia voglia di qualcosa di diverso. Sia chiaro che sono due modi complementari di intendere i supereroi e che l'uno non esclude l'altro così come nei fumetti si trovano le serie mensili fedeli a sé stesse e si trovano interpretazioni autoriali, più mature e adulte, degli stessi personaggi. Eppure i successi nello stesso campo da gioco come Shazam!, Wonder Woman o Aquaman se da una parte fanno piacere per un po' di sana concorrenza e portano gli spettatori al cinema più spesso, dall'altra sembrano dimostrare che i Marvel Studios non sono più gli unici a venire premiati. Sono passati dieci anni da quel primo Iron Man, dieci anni che nei tempi dell'industria cinematografica costituiscono un lasso di tempo dove allo scadere si invertono tendenze, gusti e successi. Con la necessità di dover partire (quasi) da zero i Marvel Studios possono rinnovarsi e regalarci altri dieci anni di storie diverse e appassionanti, a patto che riescano a interpretare al meglio - come hanno fatto finora - i gusti del pubblico.