Quando ascoltiamo della musica, che sia un'opera classica o una canzone pop, una qualunque, anche di quelle con meno velleità artistiche, non possiamo non notare come ogni strumento contribuisca a comporre la trama sonora che ne compone l'insieme, con una linea propria messa al servizio della visione d'insieme, come ogni pezzo sia importante e faccia la sua parte nel completare il quadro complessivo. Se facciamo una similitudine di questo tipo parlando delle serie Marvel di Netflix, è perché ravvisiamo delle analogie tra questo aspetto più propriamente musicale e il lavoro fatto dai Marvel Studios in campo cinematografico. Dal 2008 ad oggi, infatti, la Marvel ha composto quella sinfonia che è il Marvel Cinematic Universe uno strumento per volta, dall'attacco fornito con Iron Man, a quelle note dissonanti dell'Hulk di Edward Norton, fino ad arrivare al pieno d'orchestra degli Avengers, in cui ogni elemento trova compimento e forma definitiva.
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Qualcosa di simile a quanto fatto negli ultimi due anni anche in ambito televisivo grazie alla fortunata collaborazione con Netflix, che ci sta regalando una composizione ugualmente interessante, meno pomposa forse, dai toni più intimi e sofferti di quelli della controparte da grande schermo. Un'opera aperta dai toni cupi di Daredevil, arricchita dal controcampo fuori dagli schemi di Jessica Jones e proseguita alterando i piani originali, nell'ottica di un'ottima improvvisazione jazz, con la solida base fornita da Luke Cage, per un trittico - per ora - capace di proporre approcci diversi al concetto di supereroe nel nome di un interesse comune e anime diverse dello stesso mondo e della stessa città di New York che, tassello dopo tassello, si forma davanti ai nostri occhi.
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Dai tetti alle aule di tribunale con Daredevil
Quando lo scorso anno la Marvel ha iniziato il suo cammino su Netflix, aveva all'attivo un'unica serie in live action a fare da ancora televisiva per il MCU, quell'Agents of S.H.I.E.L.D. che non andava oltre la funzione di segnaposto dell'universo Marvel sul piccolo schermo. Forse anche per questo l'arrivo di Daredevil è stato così dirompente, andando anche oltre la qualità, peraltro indiscutibile, dello show creato da Drew Goddard, perché la prima collaborazione Marvel/Netflix tradiva un'autorialità molto marcata, dei toni più cupi e concreti di quelli briosi e ironici della controparte cinematografica ed un'operazione che, con le dovute proporzioni, si avvicinava più al lavoro di Nolan su Batman che a quello di Whedon sugli Avengers.
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Daredevil ha infatti un approccio più vicino alla realtà, ci porta con il Matt Murdock di Charlie Cox ed il suo eroe mascherato sui tetti di New York, ed allo stesso tempo nelle aule di tribunale seguendo la vena più legal drama data dalla professione del protagonista ed il suo collega e socio. Per continuare il parallelismo dell'apertura, ci siamo trovati al cospetto di una versione unplugged o indie di quel mondo che avevamo imparato a conoscere ed amare. Eppure funzionava e completava quell'universo in modi che mai avremmo pensato, aggiungendo una vena sporca e cruda che avrebbe meritato un ulteriore approfondimento.
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Il sofferto noir di Jessica Jones
Un approfondimento al mondo Marvel su Netflix è arrivato poco più di sei mesi dopo, facendo un ulteriore passo avanti nella sperimentazione, spostandoci fuori dalle aule di tribunale, per strada, ai margini di un sistema legale con la quale la nuova eroina Jessica Jones collabora quasi suo malgrado. Tormentata, solitaria, fragile pur nella sua forza sovraumana, la Jessica di Krystin Ritter è una detective privata che trasuda noir e ci mostra ancora un lato diverso del mondo Marvel e della New York che le fa da sfondo. L'operazione è ancor più estrema, ma riesce a convincere tanti abbonati Netflix di avere l'esclusiva su un angolo intimo eppure importantissimo dell'universo Marvel. Ma Jessica Jones ci conferma un ulteriore elemento che ci aveva fatto già amare l'apripista Daredevil: un villain di tutto rispetto!
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Dopo il magnifico Kingpin di Vincent D'Onofrio, arriva la magnetica nemesi di Jessica, il Killgrave di un magistrale David Tennant. Siamo al cospetto di un supercattivo, perché non manca un superpotere degno di tal nome, eppure il personaggio colpisce per la sua componente umana che lo rende perfettamente integrato e naturale nella New York di strada in cui si muove l'investigatrice protagonista, tra poveri e disadattati, lontano dalla Stark Tower e le battaglie per la salvezza della città e della Terra intera. Nella New York di Daredevil e Jessica Jones, la lotta è terrena e quotidiana.
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Il blaxpoitation di Luke Cage
Un concetto bel sviluppato dalla sorpresa Luke Cage, sorprendente fin dalla sua concezione, perché protagonista di una serie anticipata a causa dell'ottima impressione fatta dal suo protagonista nella relativamente breve comparsa nella precedente Jessica Jones. Se il mondo è pronto per un nero antiproiettile, come anticipato dal suo autore al Comic-Con di luglio, lo sapremo presto (e noi speriamo di sì), ma intanto la serie si presenta fin da subito come una scommessa vinta, portando ancora più all'estremo il discorso impostato con i lavori Netflix precedenti: Luke Cage è ancor più un mix di generi, un eroe del tutto originale che si muove sullo sfondo di una Harlem viva, vibrante, macchiata di tutti i suoi problemi.
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Se nella nostra recensione abbiamo parlato di blaxploitation è perché il nuovo eroe Marvel è immerso in quelle tematiche ed atmosfere, muovendosi tra personaggi altrettanto sorprendenti e mettendo da parte l'azione coreografata di Daredevil per qualcosa che si presenta come atipico e ricco di fascino per una storia di supereroi. A differenza delle occasioni precedenti, non ci si limita al concetto di nemico carismatico, perché è l'ambientazione stessa ad essere in qualche modo ostile e pericolosa, andando ad aggiungere un importante tassello al quadro newyorkese che la Marvel sta costruendo sul canale streaming.
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Il futuro è dei Defenders
Il discorso che stiamo facendo non può essere completato, non ancora, perché alcuni importanti strumenti ancora non hanno iniziato a suonare, tanto per riprendere il parallelismo iniziale. Manca Iron Fist, che vedremo a inizio 2017, e tutto dovrà esplodere nel pieno d'orchestra dei Defenders. Sappiamo però che il team potrà avvalersi di un background ben definitivo e sfaccettato, composto da anime diverse e popolato da alcuni personaggi ricorrenti, che si spostano con disinvoltura dal uno show all'altro consolidando quel senso di realismo che è il valore aggiunto delle microcosmo Marvel/Netflix.
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Un microcosmo in divenire, che trae vantaggio dai feedback e le reazioni degli spettatori, prendendosi la libertà di aggiungere una serie su The Punisher per valorizzare l'ottimo lavoro sul personaggio fatto da Jon Bernthal nella stagione 2 di Daredevil. Se questa libertà è possibile è proprio perché si hanno le idee chiaro su quello che si ha intenzione di fare, tanto da poter improvvisare con competenza e disinvoltura laddove altri entrerebbero in profonda crisi. Come farebbero abili musicisti jazz!
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