Marseille: Delusione per la serie con Gérard Depardieu e Benoit Magimel

Netflix punta oltreoceano e lancia il suo primo prodotto europeo, ambientato a Marsiglia: una serie che delude le grandi aspettative e non sfrutta affatto il materiale messo a disposizione, rimanendo in superficie senza mai immergersi a fondo in Marsiglia.

Marseiller: Gérard Depardieu e Benoît Magimel in un'immagine della serie
Marseiller: Gérard Depardieu e Benoît Magimel in un'immagine della serie

Arriva finalmente online, disponibile simultaneamente in tutto il mondo, la prima vera scommessa europea di Netflix: Marseille, serie 100% francese, è la prima produzione che il colosso dello streaming americano prende in carico in Europa, un debutto attesissimo non solo in Francia ma in tutto il mondo. Il merito è indubbiamente nel cast (Gérard Depardieu e Benoît Magimel i due nomi più importanti), ma anche in un tema che sembra essere sempre più caro a Netflix: la parte più oscura della politica, i segreti nascosti sotto le scrivanie, i sotterfugi che si sussurrano nei palazzi del potere.

Un gioco, quello delle oscillazioni politiche sporche, che affascina gli spettatori della piattaforma streaming fin dai tempi di House of Cards e che ha avuto una nuova primavera proprio recentemente con il rilascio della quarta stagione: politica e malavita (un tema che verrà esplorato anche con Suburra, ordinata da Netflix per il pubblico italiano, e che è già stato protagonista di Narcos ) si intrecciano quindi perfettamente in Marseille, sunto delle mode da tv online dove a farla da padrona è proprio la città di Marsiglia, contraddittoria per eccellenza. Situata ai bordi di una Francia in cui spesso non si identifica, Marsiglia è sempre stata una città di confine in cui convivono numerose anime contrapposte, il cui cuore, il porto, rappresenta meglio di qualsiasi altra cosa il crocevia di identità che ha caratterizzato la città fin dai tempi della sua fondazione - e che continua ancora oggi in maniera incessante. Una sfaccettatura ben rappresentata dai due personaggi principali, Gérard Depardieu nei panni del sindaco Robert Taro e Benoît Magimel in quelli di Lucas Barres, il suo delfino: amato e cresciuto come un figlio, Robert designa Lucas come suo successore alla poltrona più importante della città, ma non tutto è semplice come sembra.

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Quando Netflix entra in serie B

Marseille: gli attori Benoît Magimel e Gérard Depardieu in una foto della serie
Marseille: gli attori Benoît Magimel e Gérard Depardieu in una foto della serie

Tutti nell'attendere Marseille avevano fatto il paragone con House of Cards, ma nessuno si aspettava davvero che il personaggio di Gérard Depardieu diventasse il nuovo Frank Underwood: l'Europa ha una storia diversa, una tradizione diversa, ma soprattutto ha una sensibilità più intima che difficilmente può essere spietata come quella ritratta dal personaggio di Kevin Spacey. Proprio in nome di queste differenze tuttavia, ci si aspettava al contrario da Marseille un respiro particolare, che potesse avere nonostante il tema una sua propria anima e una sua originalità. Le aspettative sono state in questo senso fortemente deluse, perché fin dal primo momento ci troviamo davanti ad un prodotto la cui anima sembra semplicemente imbastita e non rifinita, qualcosa di fin troppo elementare e raffazzonato per essere davvero considerato all'altezza degli altri prodotti Netflix, qualitativamente superiori: non bastano dei buoni movimenti di macchina e un buon ritmo iniziale a nascondere il poco rispetto che, soprattutto in fase di sceneggiatura, si è riservato ad una città e ad una storia così importanti.

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Marseille: una foto promozionale del cast
Marseille: una foto promozionale del cast

La prima cosa a stonare è indubbiamente la scrittura, che fin dai primi momenti si dimostra eccessivamente elementare e priva di spessore. A Marsiglia viene regalata una malavita da cartolina, fatta di personaggi pieni di cliché e di luoghi anonimi che riescono ben poco a far respirare la vera anima del posto che raccontano. Pochi scorci vengono dedicati al porto, il vero simbolo della città, e quasi nessuno ai vicoli e alle strade della parte vecchia: manca quindi un vero studio sui luoghi e sui personaggi così come un vero intento di regalargli una profondità, restituendo allo schermo delle dinamiche forzate e scontate che non identificano la bellezza e la particolarità di Marsiglia, una città che di certo avrebbe meritato un ritratto più sentito.

Che fine ha fatto la politica?

Marseille: Benoît Magimel e Gérard Depardieu in una foto della serie
Marseille: Benoît Magimel e Gérard Depardieu in una foto della serie

Alla parte politica non spetta purtroppo un destino migliore: fin dal primo incontro corale, un'assemblea comunale, ci rendiamo conto di quanto i dialoghi siano didascalici e banalizzati, così come le motivazioni dei partiti nelle decisioni (nella prima sequenza a far da protagonista è l'approvazione della costruzione del casinò) siano continuamente ripetute seppur di semplicissima comprensione. A mancare più di tutto allo spettatore è un reale interesse nel dibattito, uno sguardo all'interno del mondo politico che rimane sfocato e che non riesce mai ad appassionare veramente. Non aiutano i dialoghi spesso riproposti in voiceover, momenti in cui lo spettatore è costretto ad ascoltare i pensieri dei protagonisti e a sentirsi ripetere le stesse cose grazie ad escamotage ormai stantii e privi di guizzi davvero interessanti.

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Marseille: una foto di Gérard Depardieu
Marseille: una foto di Gérard Depardieu

A regalare un po' di respiro sono le prove attoriali, che provano ad emergere all'interno di un contorno poco felice anche se con fatica. L'espressività di Gérard Depardieu viene aiutata spesso da una fotografia che punta al chiaroscuro, evidenziando i movimenti di un volto che riesce ad esprimere molto anche con grandi silenzi: non è tuttavia sufficiente a regalare al suo personaggio la profondità che meriterebbe, al contrario affossata da un abbozzo piuttosto caricaturale di un appesantito e stanco sindaco in pensione, banalmente chino su una striscia di cocaina a cadenza alternata. Non si comporta meglio il suo successore, interpretato da Benoît Magimel, la cui interpretazione rimarrà probabilmente una delle ultime considerando i problemi personali che lo terranno lontano dalla recitazione per un po'; sarà purtroppo difficile ricordarlo positivamente, dato che il suo è un ritratto in linea con il resto della serie e quindi purtroppo insufficiente. Netflix porta a casa un primo esperimento europeo piuttosto deludente, che pur facendosi apprezzare per il tentativo di realizzare qualcosa di diverso dai prodotti tipicamente americani fallisce nel regalare profondità e sfaccettature ad un luogo ed un tempo che ne avrebbe avute moltissime da raccontare: il risultato finale appare quindi piuttosto superficiale, e non appassiona come ci si aspettava.

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Movieplayer.it

2.0/5