Non succede di frequente che una stagione all'interno di una serie TV sia chiara e definitiva nei suoi intenti e fili conduttori, fin dai primi episodi. Con la recensione di Mare fuori 3, serie Rai ormai diventata cult, su Raiplay dal 1 febbraio e su Rai 2 per 6 serate dal 15 febbraio, mostreremo che la direzione intrapresa è, in effetti, cristallina: la stagione 3 è dedicata all'amore. Per citare la direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, le cui parole prenderemo in prestito, c'è aria di "amore nella sua passionalità incandescente". Questo sentimento, a giudicare già dai primi responsi post programmazione su Raiplay, sembra essere pervasivo sia nella vita dei giovani protagonisti che in quella degli adulti.
Mare Fuori 3 apre con l'amore fraterno, quello contenuto nel flashback dei ricordi di Rosa Ricci (Maria Esposito) sul fratello scomparso, Ciro (Giacomo Giorgio). È per vendicarlo che la ragazza è entrata in carcere, decisa a confrontarsi con colui che per lei è il responsabile di tutto, Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo). Ma, come preannunciava già la fine della seconda stagione, per i ragazzi dell'IPM, vecchi e nuovi, è tempo forse di affrancarsi dalle dinamiche del passato, quelle dell'orgoglio, delle fratellanze, dell'onore, dei legami famigliari che sono le vere catene e di abbandonarsi al perdono, alle nuove possibilità e a quell'amore che è l'unica possibilità di riscatto. Il primo a capirlo è proprio Carmine, deciso ad essere padre di Futura prima di tutto e per questo ad andare oltre i sentimenti di riscatto e vendetta che lo avevano dominato. È questa rinnovata sorta di aurea di saggezza che tutto pervade, il punto di connessione con Rosa che lo vuole morto, un auspicabile odi et amo i cui sviluppi siamo curiosi di vedere.
Molti dei componenti la serie proveranno a fare lo stesso percorso di affrancamento dall'essere schiavi di un mondo e cercare di crearne un altro, lo dimostrano le storyline di Tano 'o Pirucchio (Nicolò Galasso) e di Pino 'o Pazzo (Artem) mentre Naditza (Valentina Romani) e Filippo (Nicolas Maupas) dovranno fare i conti con il prezzo della libertà.
Ivan Silvestrini, guidato dalla scrittura di Cristiana Farina e Maurizio Careddu, non tralascia gli adulti, li segue nella costruzione di un rapporto, quello tra Massimo (Carmine Recano) e Paola (Carolina Crescentini), che comporta compromessi e rinunce per quest'ultimo, rispetto al legame con il figlio. Beppe (Vincenzo Ferrera) intanto, dovrà confrontarsi con il ritorno di Latifah, la madre di Kubra (Kyshan Wilson) e accarezzare l'ipotesi di confessare finalmente a Kubra di essere suo padre.
La terza stagione di Mare fuori parla di famiglia, legami, amore, libertà e di come è importante anche salvare solo uno di questi aspetti per acquisire la giusta speranza di salvarne molti altri. La forza di Mare fuori 3 risiede probabilmente nella fusione tra persone e personaggi che si è creata dopo due stagioni. Il folto cast ha ormai interiorizzato quel mondo, lo ha fatto suo e c'è poesia e magnetismo in tutto questo.
Odi et amo
Parlando del successo di Titanic, James Cameron ultimamente ha detto che "c'è qualcosa di molto potente nelle storie d'amore che al loro interno contengono anche elementi come la perdita, la separazione". Non possiamo che concordare, guardando Mare fuori. E se il legame con questi stessi elementi e con la morte sempre presente e persistente, fosse invece l'afrodisiaco potente che unisce due antagonisti? Carmine e Rosa, Di Salvo e Ricci, due famiglie di camorra e i loro eredi. L'odio che dovrebbero provare l'uno per l'altra è talmente potente da potersi trasformare in amore appassionato e passionale. Come detto in un nostro precedente approfondimento sulla serie, Massimiliano Caiazzo e Maria Esposito mettono in scena una danza di odi et amo che è come un rituale di accoppiamento, la tensione sessuale è alle stelle e i loro scambi, quasi sempre di sguardi o di parole dette alle spalle, sono dardi infuocati carichi di voglia di vivere, nonostante la morte sia sempre nell'aria. Solo per vedere ancora le scintille tra Rosa e Carmine, una stagione 4 ci sembra necessaria e doverosa.
Appartenenza
"Ci vuole più coraggio a ragionare con la propria testa che con la logica dell'appartenenza. Tu a chi appartieni?" chiede l'ormai illuminato Carmine Di Salvo detto 'O piecoro a Rosa Ricci. Questa frase può essere presa ad esempio dell'altro tema portante della stagione: l'uscire dal modus operandi delle eredità familiari di cui, Mare fuori testimonia, sono schiavi più della metà dei ragazzi dell'IPM. Edoardo Conte, interpretato da Matteo Paolillo, è in tal senso un personaggio molto affascinante da analizzare.
Il fascino della famiglia di Camorra ha alimentato la sua crescente voglia di riscatto, nata in tenera età, come vediamo nei flashback sull'infanzia che lo riguardano. Nel suo caso, la famiglia di cui è schiavo non è la sua ma è quella a cui brama di appartenere con desiderio, quella del suo idolo Ciro Ricci (Giacomo Giorgio), della cui memoria si fa portavoce e del cui ruolo si sente erede, finendo in un vortice da cui forse è ancora più difficile uscire. Il percorso di affrancamento e maturità che si offre a questi ragazzi come via di uscita, è mostrato molto chiaramente in Mare fuori, con lucidità di scrittura, intenti e recitazione.
La responsabilità degli adulti
Nelle note di regia della terza stagione di Mare fuori, Ivan Silvestrini scrive: "Il fallimento di un minore è il fallimento di un adulto. I protagonisti di Mare fuori sono giovani ma il loro urlo rabbioso e violento è rivolto a noi adulti e mettersi in ascolto è un nostro dovere". La serie ideata da Cristiana Farina, parla ai giovani sì, li rappresenta e li racconta ma si connette ad un altro livello con il pubblico adulto, quello che, identificandosi con il cast dei grandi, assistendo alle storie dei protagonisti e guardando al loro passato, comprende la responsabilità che tutti abbiamo verso quei "bambini che sono il futuro" e quanto questa frase, a volte troppo spesso sulla bocca di tutti, abbia valore e necessiti di azioni concrete.
La vera prigione dei detenuti dell'IPM spesso non è il carcere ma è la mancanza di cura, amore e attenzione nell'infanzia, un vuoto incolmabile che spesso porta ad arrendersi ad una vita di delinquenza, ad affiliarsi alle persone sbagliate, a sentire di non poter scegliere. Prova a tornare indietro e aggiustare tutto Tano 'o Pirucchio (Nicolò Galasso) e dalle sorti del suo cambiamento sentiamo che dipende anche la nostra fede in futuri migliori. Paradossalmente, i due momenti che Mare fuori 3 riserva alla "perdita", sono quelli in cui guadagniamo più speranza e consapevolezza della forza di chi invece prova a resistere e merita di essere salvato ancora e ancora, aiutato, perdonato. A celebrare questa presa di coscienza, la colonna sonora di Mare fuori, la sua sigla, il brano O Mar For, originariamente interpretato da Matteo Paolillo (nella serie Edoardo Conte) e qui cantata dai ragazzi con un sentimento misto tra gospel, ninna nanna e nenia funebre.
Conclusioni
A fine recensione di Mare fuori 3, celebriamo la terza stagione di questa serie di Rai2 ormai divenuta cult perché conferma la capacità di raccontare tutti i giovani, pur parlando solo di alcuni, quelli che sperano di salvarsi e ritrovare la libertà ed il mare, come recita la sigla. La stagione 3 regala danze di passione, commozione, nuove possibilità e idee di libertà e si fa guardare velocemente. Troppe le porte aperte e non richiuse a fine di questo percorso di 12 episodi, puntiamo diretti ad una promessa e desiderata stagione 4.
Perché ci piace
- Scava nel profondo nella voglia di affrancarsi di questi ragazzi
- C'è una fusione completa tra persone e personaggi, gli attori non ne sbagliano una.
- Commuove e appassiona, riuscendo a portare avanti molte storie.
Cosa non va
- Traccia percorsi già esplorati.
- Introduce nuovi personaggi ma non gli dà ancora spazio.