Dal 17 novembre la ritroviamo su Rai Due nei panni di Paola Vinci, la direttrice dell'Istituto minorile di Napoli, che in quel luogo di riabilitazione ha portato i suoi principi: regole, disciplina e punizione. Carolina Crescentini torna così tra i ragazzi di Mare Fuori, la serie che racconta le vicende dei giovani detenuti di un carcere minorile. La prima stagione si concludeva con la morte di Ciro, la seconda riparte da quella ferita riportando in scena molti dei suoi protagonisti e aprendo la porta anche a nuovi personaggi. Ne abbiamo parlato con l'attrice, che ci racconta cosa abbia rappresentato per lei questo viaggio in un luogo di riscatto e redenzione.
Paola, tra senso di colpa e nuovi dolori
Il primo episodio della serie si apre tra i sensi di colpa degli adulti verso i ragazzi che avrebbero dovuto proteggere. Quale sarà il focus della nuova stagione
La morte di uno dei ragazzi dell'Ipm nel finale della stagione precedente ha creato uno shock soprattutto nel comandante Massimo, che lì dentro dovrebbe garantire la sicurezza. Massimo non riesce a superare il trauma, si sente a pezzi e sarà così per molto tempo finché non ritroverà la forza di affrontarlo. La morte di Ciro avrà una serie di conseguenze su tutto, perché innescherà un sentimento di vendetta. C'è molta tensione.
Come affronterà Paola questo riassestarsi di equilibri?
Rispetto a Massimo sarà più calma e forse anche fredda, è uno shock anche per lei e ne arriverà uno ancora più grande, ma deve avere la capacità di gestire tutto pur essendo molto preoccupata per Carmine e Filippo, due pesci fuor d'acqua a cui può succedere qualsiasi cosa lì dentro, soprattutto adesso. È in controllo ma non in autoflagellazione come invece succede al comandante.
Da dove le arriva la sua determinazione?
La differenza rispetto alla prima stagione di Mare fuori è che ora Paola ha maturato un'esperienza sul campo, che prima non aveva e che le permette di rimanere fredda e prendere decisioni o di essere terribilmente emotiva e quindi empatica. Ora si sa confrontare con i ragazzi, li conosce, anche se ne arriveranno di nuovi, ed è più in grado di gestire la situazione.
La camorra si incattivisce, ma i ragazzi continuano a innamorarsi.
Per fortuna sono ragazzi! La loro purezza ti spezza il cuore ed è quella che gli permette di credere nell'amicizia e nell'amore in modo totale e assoluto. Anche sul set questa purezza ti avvolge, era come se stessero facendo la cosa più importante del mondo.
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Come evolverà il tuo rapporto con Naditza?
Sia Poala Vinci che io siamo assolutamente innamorate di Naditza. Ha un potenziale enorme, viene da una famiglia complessa che vuole decidere il suo futuro, lei allora va a prenderselo, ma è molto difficile staccarsi da loro. Paola la aiuterà in tutte le maniere possibili, perché non può accettare che finisca di nuovo in quelle dinamiche: è il suo futuro e vuole che sia una donna libera. Perciò Paola investe su Naditza in tanti modi, fa qualunque cosa per lei fino addirittura a rientrare in contatto con il suo ex marito. È veloce, sveglia, è un personaggio speciale e pieno di sfaccettature, la fa sentire viva e la mette in crisi come fa anche Nina con la purezza assoluta dell'amore, quasi da favola, ma a volte ci fa bene tornare alle favole.
L'eredità di Mare fuori
Tra le new entry del giovanissimo cast chi ti ha colpito di più?
Si chiama Kyshan Clare Wilson e interpreta Kubra. È metà inglese e metà giamaicana, ma vive in Italia da un po', scommetto sudi lei, è pazzesca. Anche durante le scene in cui non aveva battute, mi guardava in un modo da bucarti l'anima, c'è un mondo dentro di lei. E poi ha una storia da film: legge l'annuncio per i casting di Mare fuori in cui si cercava una ragazza di colore, manda le foto e il curriculum, fa il provino e lo supera. Una favola!
Cosa ti lascerà Mare fuori?
La serie mi ha fatto incontrare dei ragazzi meravigliosi in un momento in cui forse avevo un po' bisogno di mescolarmi con un'altra generazione. Paola mi ha fatto confrontare con tante questioni, come ad esempio quella delle delle donne senza figli e di come vengono viste dalla società. Paola si porta dietro una sofferenza enorme ma è una persona dignitosa; tante volte mi sono trovata in scene con battute che erano chiaramente una mancanza di rispetto e poter replicare da Paola mi ha fatto sentire molto bene.
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Pensi che le strutture come i penitenziari minorili dove la serie è ambientata siano efficaci per il recupero di ragazzi dal percorso difficile?
Mi sono documentata su alcuni casi di recupero di minori e credo sia molto importante il lavoro delle persone all'interno degli istituti: è l'unico modo per trasformare le teste o insegnare un mestiere. E poi è necessario un buon lavoro psicologico, sono fiera di far parte di questa serie perché racconta luoghi dimenticati che non sono solo luoghi di detenzione, ma anche di trasformazione e di riscatto. Bisogna scommettere e dare a questi ragazzi degli stimoli cambiandone la mentalità. Paola da questo punto di vista è molto aperta e curiosa e ha un collaboratore molto bravo, Beppe, un sognatore. La sua presenza permette ai ragazzi di sperimentare e aprire la testa al concetto di libertà. È una donna molto forte e mi piace che si faccia rispettare.