Girare alla Scala? Un'emozione indescrivibile. Non ha dubbi Valentina Romani che nel film omaggio su Carla Fracci (in onda su Rai Uno lo scorso 5 dicembre e disponibile su Raiplay), è Anita, una ballerina rivale dell'etoile italiana (interpretata da Alessandra Mastronardi), icona della danza mondiale scomparsa lo scorso maggio. "La Scala è un luogo sacro, sembrava di stare sotto a un cielo stellato", confessa l'attrice. Carla di Emanuele Imbucci è stato girato infatti nello storico teatro, che per la prima volta ha aperto le porte a una produzione fiction ed ha potuto godere della supervisione della stessa Fracci. Valentina però non l'ha mai incontrata, "sarebbe stato bellissimo ma quando è venuta sul set non c'ero. So che era contenta di quello che stavamo facendo e ci teneva molto soprattutto ad alcuni balletti che aveva realmente interpretato. Ha dato la sua visione delle cose e ha sottolineato tutto ciò che le stava più a cuore". Attualmente è impegnata nelle ultime riprese della terza stagione de La porta rossa, intanto dal 17 novembre la ritroviamo anche su Rai Due ogni mercoledì sera nei panni dell'impavida Naditza in Mare fuori 2, la serie che racconta la vita di un gruppo di ragazzi detenuti nell'Istituto Minorile di Napoli. Del mestiere dell'attore dice "apprezzo il bello, la creatività e la passione". Negli ultimi anni ha sempre portato in scena donne molto determinate, ma il suo sogno nel cassetto è interpretare una principessa... coraggiosa s'intende.
Un passato da ballerina e un presente tra cinema e tv
Che donna è Anita?
Ha un carattere abbastanza fumantino, è una sportiva con la voglia di arrivare. Secondo Anita tutti i mezzi giustificano il fine, vuole sempre sentirsi la migliore, possiamo definirla anche un po' ingrata. È spinta dal bisogno di fare più di chiunque altro, è un personaggio molto realistico. Vuole spiccare su tutti senza badare molto ai modi, ha fame di arrivare e usa la competizione nella maniera meno sana che c'è.
Hai dovuto affrontare anche una dura preparazione fisica...
Abbiamo fatto un mese di prove di danza prima di partire con le riprese ed è stata forse la parte più interessante di questa esperienza. Per me che ho fatto danza per tredici anni è stato stupendo poter ritirare fuori tutte le vecchie cose che avevo conservato, speravo che un giorno sarei riuscita a unire due grandi passioni della mia vita: il balletto classico e il cinema. Ritornare sulle punte, che in tutta franchezza non sono proprio delle scarpette comode, e allenarmi di nuovo è stato faticosissimo, un vero e proprio risveglio muscolare oltre che del mio sogno da bambina. È stato molto bello andare indietro nel tempo e rituffarmi negli anni della mia adolescenza, quando facevo danza classica con grande coinvolgimento.
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Hai qualche rimpianto? O è stato un abbandono 'pacifico'?
Nessun rimpianto per fortuna! Ho notato però che è l'adolescenza il periodo in cui a volte si matura la decisione di abbandonare uno sport, non so perché... forse dipende dal bisogno di esplorare il mondo fuori e capire cosa altro si sappia fare. Non nego che quando sono tornata sulle punte mi è venuto un po' il magone e a volte mi sono chiesta "ma perché ho smesso?", poi però ci fai pace, altrimenti diventa una condanna a vita per tutto ciò che facevi da piccola e ora non più. La passione non mi mancava, ma ho dovuto smettere per un problema al ginocchio che non mi permetteva più di sentirmi libera. È una disciplina che richiede serietà e tempo.
In questi tredici anni hai mai incontrato una compagna come Anita?
No, ho smesso a quindici anni, forse non ne ho avuto il tempo e le mie compagne di ballo erano le stesse di quando ne avevo cinque, non dubito che qualcuno l'abbia incontrata. In ogni ambiente c'è un'Anita.
Hai ricevuto delle indicazioni su come creare un personaggio che nella vita di Carla Fracci non è mai esistito?
Mi sono fidata completamente del regista Emanuele Imbucci, con cui abbiamo fatto una ricerca tale da consentire ad Anita di avere un realismo e una verità. Anita racconta una realtà che esiste e con Emanuele abbiamo voluto darle questa caratteristica, il motore delle sue azioni è il grande bisogno di sentirsi la migliore. È questa la caratteristica che mi ha sempre guidata mentre giravo.
Cosa hai scoperto di nuovo sulla sua vita?
Ho imparato che non importa da dove vieni, ma dove vuoi arrivare. Sappiamo tutti che Carla Fracci non veniva da una famiglia particolarmente benestante, ma nonostante tutto ce l'ha fatta. E questo è un insegnamento importante; la vita ti mette davanti a delle possibilità e bisogna essere capaci di riconoscerle e affrontarle per realizzare i propri sogni. Soprattutto in un mondo così frenetico e veloce come il nostro, rischiamo spesso di perdere di vista i nostri obiettivi, ma dobbiamo sempre ricordare il motivo per cui abbiamo iniziato a fare qualcosa. Carla lo insegna in modo meraviglioso, la ricorderemo come "la ballerina" per eccellenza, un'icona mondiale di femminilità, grazie ed eleganza, la madre del balletto classico.
Anita ci racconta che la danza non è solo leggerezza, ma è spesso competizione e non sempre sana. Vale anche per il mestiere dell'attrice?
Mi ritengo molto fortunata, sono un po' streghetta perché quando avverto la possibilità di ritrovarmi davanti questo genere di persone, divento ermetica e non permetto loro di intralciare il mio percorso. Le ho incontrate, sì, ma ho fatto in modo che non mi creassero intralci. Il carattere di Anita e la fame di arrivare ci sono dappertutto, in qualsiasi ambiente lavorativo non solo al cinema, bisogna essere solo brave a evitare di cadere nel loro tranello.
Mare Fuori 2, Naditza e il coraggio di farsi guidare dalle emozioni
Anita è una ragazza di umili origini, come lo è anche Naditza, il personaggio che interpreti in Mare fuori. Cosa accomuna queste due figure femminili?
Entrambe hanno fame, una di arrivare e l'altra di vivere i legami, Naditza ha fame di sentimenti e di amore. Inoltre hanno una grande determinazione, sono molto decise, anche se rispetto a Anita, Naditza forse non sa bene cosa sia giusto per lei, ma sa cosa vuole e ha bisogno di sentirsi libera di inseguire l'amore, innamorarsi e realizzare i propri sogni. La libertà è il sale della sua vita.
Qual è la sua evoluzione Mare fuori
Continuerà a essere fumantina e a tratti un po' comica. La guardo con ammirazione e tenerezza, è coraggiosa, ma nella seconda stagione si ritroverà a fare i conti con la sofferenza e il dolore, che saranno sentimenti ricorrenti. La cosa più bella di Naditza è che non teme le proprie emozioni, e non è scontato, io ad esempio a volte ho paura dei miei sentimenti, lei invece non ha paura di avere paura, di provare la vergogna, l'amore o il disagio. È molto determinata e si lascia guidare dai suoi moti interiori.
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Come va con il napoletano?
Se non avessi avuto i miei colleghi napoletani sul set non sarei riuscita a cucirmi addosso questa lingua!
Cosa ti affascina dei ruoli che scegli?
L'opportunità di raccontare delle storie, delle vite e di insegnare qualcosa. Nel personaggio cerco sempre di capire cosa vuole insegnare, perché penso che nella vita non tutti hanno da insegnarti qualcosa, ma la vera conquista è metterti nella condizione di voler umilmente imparare. Mi chiedo sempre cosa il personaggio vuole che racconti al suo posto.
E cosa hai imparato da Anita e Naditza?
La prima mi ha insegnato che non sempre il fine giustifica i mezzi e che a volte bisogna guardare in faccia la realtà, va bene la competizione sana ma la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri. Da Naditza ho imparato a buttarmi di più, ho imparato il coraggio e la sua voglia di scoprire e andare a fondo.
I tuoi miti?
Meryl Streep, mi piace il suo stare dalla parte delle donne, l'impegno sociale, la sua femminilità straripante e il profondo senso di responsabilità.
Che tipo di femminilità promuovono il cinema e la tv oggi? I ruoli femminili hanno il giusto spazio?
Stiamo andando incontro a un cambiamento positivo che inizia a dare il giusto spazio a tutto questo. Essere donna non è la cosa più facile del mondo, ma stiamo migliorando. Gli ultimi miei personaggi ad esempio sono tutte donne molto coraggiose e tutte le donne lo sono, basta dire che non è così.