Marconi, la recensione: una fiction che guarda all’estero, proprio come il rivoluzionario inventore

La recensione di Marconi: due serate per ricordare il genio avanguardista di Guglielmo Marconi, interpretato da Stefano Accorsi per una fiction che profuma di spy story. In onda su Rai 1 il 20 e 21 maggio.

Marconi, la recensione: una fiction che guarda all’estero, proprio come il rivoluzionario inventore

Di fiction Rai che alla fine si dimostrano semplici biopic, spesso divisi in due parti, ne abbiamo piene le tasche. Bisogna quindi apprezzare quando si prova a fare qualcosa di diverso, anche se la riuscita non è totale. E da qui partiamo per raccontare Marconi, la miniserie in due puntate in onda il 20 e 21 maggio su Rai1 con protagonista Stefano Accorsi nei panni del celebre inventore ed imprenditore italiano, Guglielmo Marconi. Una produzione Stand by me in collaborazione con Rai Fiction prodotta da Simona Ercolani, per la regia di Lucio Pellegrini, realizzata in occasione del 150° anniversario dalla nascita del "padre del wireless" (Bologna, 25 aprile 1874) e del 100° anniversario della nascita di Radio Rai (6 ottobre 1924).

Una fiction diversa a partire dalla trama

Stefano Accorsi In Guglielmo Marconi
Stefano Accorsi è un convincente Guglielmo Marconi

Partiamo col dire che Marconi, pur nella sua classicità legata al genere biografico, soprattutto quello targato Rai, prova a fare qualcosa di diverso, guardando al modello americano, e già questo ci sembra degno di nota. Innanzitutto la storia si concentra solamente su un periodo specifico della vita di Marconi, l'ultimo anno (il 1937), prima dell'avvento della Seconda Guerra Mondiale e prima della deportazione italiana degli ebrei, con il Fascismo che si stava facendo sempre più strada grazie a Benito Mussolini (un inedito Fortunato Cerlino). Un periodo di paura e di ansia, di grandi cambiamenti in atto e in cui ogni cosa sembrava - e di fatto, lo era - dettata dalla politica del regime totalitario vigente. Attraverso due escamotage narrativi proviamo a capire di più sull'esistenza così rivoluzionaria dell'uomo, nostro vanto all'estero da cui venne pian piano allontanato soprattutto per motivi politici (da Inghilterra e Stati Uniti).

Questione di prospettive

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Il sempre più lanciato Nicolas Maupas è Guglielmo Marconi da adolescente

Gli escamotage narrativi sono riconducibili a due personaggi. Troviamo il Marconi adolescente, interpretato efficacemente da Nicolas Maupas (oramai sempre più lanciato), mostrando la sua vita da giovane comprese le prime sfide e le prime scoperte in cui il padre non voleva credere ma su cui trovava il sostegno della madre, irlandese di nascita, e del fratello. Gli autori scelgono di mostrare questa timeline attraverso alcuni flashback, poco didascalici rispetto ai soliti proposti dai prodotti Rai, e solo per alcuni momenti, senza dover raccontare con il solito ordine cronologico ogni tappa che ha caratterizzato e determinato la sua "ascesa" nella scienza non solo italiana, ma mondiale.

Ludovica Martino 8
L'intervista tra la Gordon e Marconi è l'escamotage narrativo per il biopic ma anche per la spy story

Troviamo anche il personaggio di Isabella Gordon (una convincente Ludovica Martino), ispirato a quello di Lisa Sergio, italo-americana a cui l'uomo rilasciò la sua ultima intervista. Anche lei divisa tra due nazioni, proprio come il personaggio titolare, che forse proprio in virtù di questa sua doppia anima aveva una visione molto più grande della media degli italiani e riuscì dove altri non erano stati così lungimiranti. Questa sua intervista colora il biopic di tinte da spy story, poiché è il Regime che, commissionandole l'intervista, vuole ottenere informazioni sugli esperimenti più recenti dell'inventore, additato dalla stampa di stare costruendo il cosiddetto "raggio della morte".

Marconi come Oppenheimer

Alessio Vassallo Flavio Furno
Un evento istituzionale dell'epoca nella fiction

C'è un altro aspetto che sorprende e convince di Marconi e anche in questo caso bisogna premiare la sceneggiatura di Salvatore De Mola e Bernardo Pellegrini, che si sono avvalsi non solo della consulenza storica di Barbara Valotti, direttrice del Museo Marconi di Pontecchio, ma anche della stessa famiglia Marconi, che ha avvallato il progetto. La fiction propone un preciso punto di vista e una tesi nelle due puntate. A proposito: sulla durata potremmo dibattere, ma sappiamo che corrisponde a quella canonica della Rai, a cui bisogna sottostare a livello produttivo. Un paragone non così azzardato con quanto fatto da Christopher Nolan in Oppenheimer sulla figura del "padre" della bomba atomica e sulla pressione della propaganda politica che voleva dargli il merito (o la colpa) della costruzione di un'arma nata da un'invenzione (altra figura fondamentale nella fiction è quella di Enrico Fermi). Proprio come Marconi e il "raggio della morte", proprio come la sua posizione politica rispetto al Regime, che la Gordon prova a scucirgli nel corso della sua intervista.

Cecilia Bertozzi E Carolina Michelangeli
Cristina ed Elettra, le due donne della vita di Marconi interpretate da Cecilia Bertozzi e Carolina Michelangeli

La giovane giornalista non è l'unica figura femminile nella vita del protagonista, vittima di una relazione tossica con Achille (Alessio Vassallo), membro dell'OVRA, così come il ministro delle corporazioni e ministro dell'educazione nazionale Giuseppe Bottai (Flavio Furno) che si offre di sponsorizzare l'intervista in cambio di informazioni. L'altra donna di Guglielmo, oltre alla figlia Elettra chiamata come il suo piroscafo nonché casa galleggiante, è Maria Cristina (Cecilia Bertozzi). Quest'ultima ben dipinge l'unica persona su cui Guglielmo poteva fare affidamento sempre e che non aveva paura di dirgli le cose in faccia; così come il suo fidato amico Umberto (Massimo de Santis), costruito sulla figura di tutti i collaboratori storici dell'imprenditore.

Verso la modernità

Alessio Vassallo Ludovica Martino
Quella tra i personaggi di Ludovica Martino e Alessio Vassallo è una relazione tossica, vittima del Regime

Guglielmo Marconi è stato il padre del wireless che oggi utilizziamo quotidianamente (pensiamo agli smartphone), il genitore della telegrafia senza fili, l'inventore della radio e il pioniere delle moderne telecomunicazioni, Premio Nobel per la Fisica nel 1909. Proprio in virtù di tutti questi meriti la fiction parla di ieri per parlare dell'oggi, della società iper-connessa in cui viviamo attualmente negli ani 2020, ricordandoci quanto sia fondamentale avere una visione che sappia guardare al futuro nella Storia e quanto un solo uomo possa cambiare la prospettiva di un Paese. Merito anche dell'interpretazione convincente di Stefano Accorsi. Peccato per la messa in scena che è dove la fiction fa cilecca e dove mostra tutti i limiti della nostra serialità generalista. Non solo nella regia non particolarmente brillante di Lucio Pellegrini ma soprattutto nelle scenografie e nei costumi, che sembrano riciclati, e su alcune sequenze in mare aperto, dai dubbi effetti visivi. Per fortuna, sul contenuto, sulla struttura narrativa e sui personaggi la miniserie trova la propria forza (e il proprio senso) di esistere.

Conclusioni

Alla fine della recensione di Marconi è bene ribadire come la Rai abbia provato a fare una fiction diversa che guarda al modello americano, non riuscendoci a livello di messa in scena ma maggiormente di scrittura, grazie ad una caratterizzazione dei personaggi inserita in un contesto storico ben preciso, mettendo sul piatto i dilemmi etici e morali e la propaganda politica a cui Guglielmo Marconi andò incontro durante la sua carriera. Buoni i flashback, l’elemento spionistico e il cast, che provano a far luce su un periodo particolarmente difficile eppure fondamentale (per il progresso tecnologico) della Storia d’Italia.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Stefano Accorsi è convincente nei panni di Marconi, così come il resto del cast.
  • Il paragone tra Marconi e Oppenheimer e la propaganda politica di cui sono stati “vittime”.
  • Raccontare solo l’ultimo anno di vita e alcuni flashback precisi della sua carriera.
  • L’intervista come pretesto narrativo per il biopic e per l’elemento spy story.

Cosa non va

  • La messa in scena a livello di scenografie, costumi ed effetti speciali.
  • Una regia non particolarmente brillante.