Il cinema documentario italiano sembra interessarsi sempre con maggior frequenza alla scuola, come testimonia la nostra recensione di Marco Polo - Un anno tra i banchi di scuola. Il romano Davide Maldi ha fotografato la disciplina e l'attenzione al mondo del lavoro inculcata nei giovani protagonisti de L'apprendistato esplorando un anno di una prima superiore dell'Istituto Alberghiero di Domodossola. Con un approccio simile, il fiorentino Duccio Chiarini torna alle radici documentarie per raccontare un anno scolastico dell'Istituto per il Turismo Marco Polo di Firenze. Tanto è rigoroso e plumbeo il documentario di David Maldi quanto è vivace e colorato quello di Duccio Chiarini che riflette la personalità del regista nonostante la sua scelta di lasciar parlare le immagini. Chiarini segue passo passo le attività di questo istituto molto speciale, immerso nella verde periferia del quartiere Isolotto, scandite dai riti scolastici. Il regista cerca di rendersi il più possibile invisibile mentre riprende le lezioni, le discussioni tra insegnanti e allievi, ma anche i consigli di classe, le riflessioni dei docenti, i compiti in classe e la preparazione alla maturità senza dimenticare i compiti svolti dai custodi scolastici, silenziosi guardiani di questa folla multicolore composta da 1600 allievi e 150 professori.
La scuola che insegna la vita
A colpirci, in Marco Polo - Un anno tra i banchi di scuola, è soprattutto l'attenzione del regista all'aspetto umano. Ogni volta che i professori sono impegnati a valutare i loro allievi, più che preoccuparsi del loro rendimento, spesso non proprio soddisfacente, li troviamo intenti a riflettere sulla loro indole remissiva, sulla mancanza di fiducia nel mondo degli adulti e sul loro approccio alla politica e alla società. Non sappiamo quanto sia merito del personale docente illuminato del Marco Polo e quanto della selezione del materiale operata da Duccio Chiarini, ma il ritratto del Marco Polo che emerge dal documentario è quello di una scuola che educa gli allievi alla vita e insegna loro a ragionare con la propria testa.
Lo studio della storia, della letteratura, ma anche dell'economia diviene un modo per sviluppare capacità critiche che permettano ai giovani di leggere il presente con lucidità. Duccio Chiarini sembra aver ben presente che gli adolescenti di oggi sono la generazione che dovrà affrontare tutti i problemi che si stanno acuendo oggigiorno così, col suo film, prova a fornire una possibile via da seguire. In questo senso la sua telecamera non è poi così trasparente visto che, pur lasciando libertà di espressione a studenti e docenti, il punto di vista del regista trapela con decisione. Così, in una lunga sequenza dedicata al confronto tra totalitarismi di destra e sinistra, il regista lascia che a parlare siano i ragazzi, liberi di esprimere le proprie idee in classe. Solo quando gli animi si infervorano, i professori intervengono prontamente annunciando la ricreazione.
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Un regista (in)visibile con un progetto
Un altro aspetto su cui Marco Polo - Un anno tra i banchi di scuola è il tema dell'integrazione. Non tanto tra studenti quanto nei confronti dei migranti. In una scuola in cui si studiano non solo le lingue canoniche (inglese, francese, spagnolo), ma anche il cinese, con un occhio al lavoro e uno alla globalizzazione, viene attuato un progetto di integrazione portato avanti per l'intero anno scolastico. Si tratta della sperimentazione Penny Wirton, in cui studenti e docenti insegnano l'italiano a un gruppo di migranti con lezioni personali su base volontaria. L'importanza del progetto, che compare a più riprese nel corso del film, viene sottolineata da Chiarini nel lungo segmento finale che raccoglie le testimonianze degli allievi stranieri e la soddisfazione del Preside.
Marco Polo - Un anno tra i banchi di scuola si chiude con una liberatoria fuga all'aria aperta in attesa della maturità. Finale che ribadisce la cifra stilistica di Duccio Chiarini, libera e vitale come la sua telecamera che si sofferma sui volti speranzosi e variegati degli allievi. Allievi come tanti, che studiano poco, si distraggono, giocano con cellulare durante le lezioni e fanno brucia quando capita, in una scuola come tante, ma con una marcia in più. E se tanti istituti superiori italiani, saliti alla ribalta di recente per episodi poco edificanti, traessero esempio? In effetti basterebbe poco.
Conclusioni
La recensione di Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola mette in luce l'importanza di un documentario che, dietro l'apparente semplicità e immediatezza, si propone di fornire un modello possibile per la scuola italiana del presente. Con la sua telecamera, Duccio Chiarini riprende un anno di lezioni, riflessioni, confronti e scontri tra allievi e professori mettendo a confronto la generazione militante sessantottina e quella disincantata e poco intraprendente del presente. Il suo film è il tentativo di trovare un punto di incontro attraverso un modello di integrazione e apprendimento possibile. E forse necessario.
Perché ci piace
- Documentario che, dietro l'aspetto libero e vivace, denota un punto di vista preciso.
- L'approccio didattico ed educativo della scuola oggetto del film viene valorizzato con un'attenta selezione del materiale.
- Il regista Duccio Chiarini lascia libertà di espressione ai soggetti dando l'impressione che il film si faccia da solo...
Cosa non va
- ...ma alla fine dei conti lo spettatore deve capire che il vero intento del film è quello di illustrare un modello possibile. In questo senso alcune scelte sembrano "telefonate".