Conquistatore di cuori femminili, Marco Bocci arriva a Giffoni accolto dalle urla delle ragazzine festanti. L'attore, che negli ultimi mesi sta tenendo banco sui siti di gossip per la sua chiacchierata relazione con la cantante Emma Marrone, è intervenuto nella manifestazione campana dedicata ai giovani dove oggi presenterà la prima clip di Italo, pellicola indipendente diretta dall'esordiente Alessia Scarso. Il film è ispirato alla storia vera del cane randagio Italo, salito alle cronache per i suoi comportamenti poco 'canini'. L'animale, morto nel 2011, partecipava alle sante messe, a funerali e matrimoni e in più accompagnava i turisti in visita alla cittadina di Scicli, che aveva eletto a propria dimora. Bocci, che nel film interpreta il sindaco della cittadina siciliana, padre di un bambino che stringerà un forte legame affettivo con Italo, ha alle spalle una lunga gavetta teatrale e televisiva, ma è d'obbligo citare il suo prestigioso esordio cinematografico con Pupi Avati che, nel 2001, lo scelse per I cavalieri che fecero l'impresa. Per essere bello Marco Bocci è bello, ma anche schivo, così tenta (inutilmente?) di sviare l'attenzione dal suo aspetto fisico e dalla vita sentimentale concentrandosi sulla promettente carriera attoriale.
Marco, il motivo principale per cui ti trovi qui a Giffoni è Italo. Di cosa parla il film?
Marco Bocci: Italo è la storia vera di un cane randagio giunto in una cittadina siciliana in cui i randagi erano malvisti che, con il suo comportamento, è riuscito a conquistare il cuore degli abitanti giorno per giorno diventandone un membro a tutti gli effetti. Alla fine Italo è diventato una specie di primo cittadino di Scicli. E' una storia molto toccante.
Abbiamo messo insieme tutti gli aneddoti principali realmente accaduti e la sceneggiatrice vi ha cucito intorno una storia inserendo alcuni personaggi fictional. A Roma erano in molti a non credere alla storia di Italo perciò la regista e la produttrice hanno portato la troupe a Scicli e Italo, quando li ha visti, non conoscendoli li ha portati in giro credendoli turisti.
Quale è il tuo rapporto con gli animali?
Li adoro, soprattutto i cani. Ora posseggo un barboncino, ma da bambino sono cresciuto con tanti animali e nutro un amore immenso per loro.
Dal 2001, quando Pupi Avati ha scommesso su di te, hai avuto una carriera in continua ascesa e non ti sei più fermato.
No per fortuna. Sono molto contento di come stiano andando le cose. Lavorare e riuscire a costruire una carriera in un momento di crisi è ancora più difficile del solito. Spesso è necessario essere disposti a scendere a compromessi per andare avanti. Io mi ritengo molto fortunato perché riesco a fare le cose che mi piacciono.
La tua carriera oscilla tra cinema, televisione e teatro. Come riesci a trovare il giusto equilibrio?
Io nasco dal teatro e non ho nessuna intenzione di abbandonarlo. E' fondamentale riuscire a fare delle scelte, anche faticoso, ma non ho preferenze. Non vorrei mai a rinunciare a qualcosa. Il criterio che mi pongo riguarda la qualità. L'importante è avere la prospettiva di lavorare bene, nel modo giusto.
Il tema di Giffoni di quest'anno è 'forever young'. Cosa ne pensi?
Per fare il mestiere dell'attore la componente bambinesca è un elemento essenziale e non è nemmeno troppo latente. Decidi di sottoporti per tutta la vita al giudizio degli altri. Credo che nessuno di noi ami essere giudicato, eppure gli attori decidono volontariamente di farlo. La recitazione è un mestiere che ti fa sognare, perciò la parte infantile deve coltivata per tutta la vita.
Mi viene da ridere perché non mi sento proprio un sex symbol. Mi sembrano parole dette e scritte senza un fondamento. Vivo una vita normalissima e non faccio nulla che possa far pensare che l'etichetta di sex symbol mi sta bene addosso. Non credo che la mia vita privata abbia mai influito sulla mia vita artistica, anche perché i giornali si occupano di me solo da pochi mesi, mentre io sono anni che lavoro.
Tra tutti i ruoli che hai interpretato, quale è quello che senti più vicino a te?
Non credo di aver già interpretato un ruolo che mi rappresenti realmente, che sia vicino a me. Forse il ruolo di cui ho percepito maggiormente la responsabilità è quello di Scialoia in Romanzo criminale - La serie perché ha marcato un passaggio per la mia carriera. Era il primo ruolo di un certo spessore in una produzione di qualità. E' stata la mia prima chance di fare qualcosa di davvero importante in tv.
Vista la popolarità ottenuta da Romanzo criminale, non hai avuto paura che il ruolo di Scaloia ti restasse troppo addosso?
Dopo Romanzo criminale ho avuto la possibilità di sfogarmi, artisticamente parlando, con molti altri progetti quindi non c'è pericolo che un ruolo mi resti addosso per troppo tempo. Almeno finora non è mai successo.