Può sembrare riduttivo definire Marcel the Shell with Shoes On il film più bello dell'anno. Almeno, per chi sta scrivendo. Sì, nonostante l'esplicito sbilanciamento, è semplicistico e anche abbastanza svalutante. Poiché ogni iperbole, di per sé, perde potenza se è inserita in un contesto ben definito. In questo caso, il contesto è ovviamente quello cinematografico. Ogni film è vita a sé. Ogni racconto ha una sua peculiarità, un unicum in grado di creare o distruggere quei mondi irreali frutto dell'immaginazione. Perciò, asciugandoci le lacrime, e provando a mantenere intatta la dolcezza dopo aver visto la pellicola diretta da Dean Fleischer-Camp, vogliamo aprire la nostra recensione di Marcel the Shell with Shoes On con un'enfatizzazione ancora più marcata: si tratta probabilmente di una delle migliori opere d'impatto poetico e immaginario dai tempi de Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Niente sovrastrutture, niente eccessi: novanta minuti precisi in cui scorre una delicatezza narrativa tanto potente da far male.
Certo, questo è il problema dell'empatia smisurata: provare le stesse emozioni di qualcun altro, essere una spugna in grado di assorbire una gioia o un dolore che non ci riguarda. Riassumendo, sentire tutto. Essere in connessione costante con l'universo, soffermandosi su ogni granello di polvere che spezza il getto perenne della luce. Una connessione talmente forte e incontrollabile che quasi si riesce a sentire il riverbero della propria presenza. Come quando il vento soffia attraverso i canali di una conchiglia. Pensateci un momento: se quella conchiglia non fosse lì, non ci sarebbe quel suono. Ogni cosa è legata. Una catena spirituale che lega forte Marcel al senso filmico della pellicola e, più in generale, prova a tradurre quanto sia sempre una questione di prospettive e non di significato. Il senso di tutto, suggerisce il film, è cercare la percezione nascosta delle cose ascoltando ogni elemento che abbiamo intorno: l'abbaiare di un cane, una mela appena colta, il sole che filtra da una finestra, addirittura un talk show serale. In questo folle frullatore di impulsi ci siamo noi, la nostra traccia e il lascito dietro ad ogni gesto o parola.
Un piccolo mollusco per spiegare la vita
Può, quindi, una minuscola conchiglia in stop motion farsi carico di ciò, diventando nientemeno un trattato di filosofia esistenziale? Assolutamente. E lo scriviamo chiaro: resistere all'occhio enorme di Marcel, alle sue scarpette color carota, e al suo sfavillante, caustico e folgorante approccio alla vita (intesa nella sua totalità) è qualcosa di decisamente impossibile. Dean Fleischer-Camp, all'esordio in un lungometraggio, è così conscio dell'unicità visiva e metaforica di Marcel che sceglie i guizzi inaspettati di un mockumentary per raccontarne la sua storia: un genere poco esplorato, eppure perfetto per carpire gli umori di una sceneggiatura, scritta insieme a Jenny Slate (anche original voice di Marcel) e Nick Paley, che non ha paura di eccedere con la ricerca costante della bellezza. Marcel the Shell with Shoes On è, finalmente, un film che non ha paura di voler essere spudoratamente irresistibile, non si nasconde dietro una decostruzione che viaggia parallelamente alla sottrazione emozionale, ma anzi porta l'intera messa in scena ad un livello davvero vicino alla perfezione. E, se pensiamo che sia un film semi-animato low budget (e subito acquisito da A24 dopo il tripudio ricevuto alla première del 2021 al Telluride Film Festival), allora non gonfiamo l'opinione scrivendo che Marcel the Shell with Shoes On è un piccolo prodigio dal cuore gigantesco.
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La strada di casa e la ricerca della bellezza
Perché poi è il caso di sottolineare quanto la piccolezza sia l'elemento cardine del film: Marcel, che è un tipo sveglio e ama scorrazzare in giro a bordo di una palla da tennis, lo ripete spesso: "A volte le persone dicono che la mia testa è troppo grande per il mio corpo e poi dico: 'Rispetto a cosa?'". Appunto. Certo, il suo perimetro è alquanto limitato: vive insieme a sua nonna Nana Connie (doppiata da Isabella Rossellini) in un bel appartamento adibito ad AirBnB. Il nuovo affittuario, ossia un documentarista interpretato dallo stesso Dean Fleischer-Camp, si accorge della loro presenza e, colpito (come potrebbe non esserlo?), decide di filmare la sua quotidianità, in una sorta di flusso di coscienza spontaneo, imprevedibile e puro. I filmati, tra l'altro, potrebbero aiutare Marcel a ritrovare la sua famiglia perduta anni prima. Se state già piangendo lo capiamo (effettivamente anche a noi sta risalendo il magone), pensare poi che il più grande rammarico del tenero Marcel è stato quello di non averli potuti salutare.
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Ok, la smettiamo di giocare con i vostri sentimenti e vi confortiamo dicendovi che le lunghe riprese finiscono su YouTube, raccogliendo in pochi giorni milioni di views. Pertanto, un'intuizione: e se esistesse un modo per ritrovare la famiglia smarrita di Marcel? Qui ci fermiamo nel raccontarvi il plot, ma vi garantiamo che Marcel the Shell with Shoes On, nella sua diretta e luccicante semplicità, può tranquillamente essere definito come un manuale di approccio all'esistenza, rigirando e stravolgendo il concetto della difficoltà legata al cambiamento. Che sia la vita o che sia la morte, Marcel prende atto del suo viaggio senza troppe preoccupazioni: non ha niente da dimostrare. Non deve essere l'eroe di turno. Se è spaventato, è spaventato. Se è felice, è felice. Non ci sono apparenze da mantenere, né obblighi da rispettare. Essere così piccoli può essere complicato, ma ciò non impedisce a Marcel di esplorare, di connettersi, di immaginare. Brillando anche quando si fa buio. Perché la vera bellezza è visibile agli occhi.
Conclusioni
Mentre ci asciughiamo le lacrime, concludiamo la recensione di Marcel the Shell with Shoes On sottolineando quanto sia un manifesto poetico in animazione stop-motion, capace di farci provare sensazioni davvero speciali. Tutto, accompagnato da una dolcezza folgorante e, a tratti, quasi dolorosa. Senza dubbio, una delle migliori opere narrative degli ultimi anni.
Perché ci piace
- Marcel, con il suo occhio enorme, la sua purezza, il suo umorismo. Un personaggio destinato ad entrare nell'immaginario cinematografico.
- La scrittura. Dolce, semplice, immediata, rivelatoria. Un manuale di filosofia esistenziale.
- Se Il Piccolo Principe è il vostro libro preferito, questo diventerà il vostro film del cuore.
- La dimostrazione che il cinema coltiva sempre nuove idee. Basta saperle trovare.
- Il finale, pura poesia.
Cosa non va
- Se trovate note negative probabilmente non avete un cuore.