Dopo il successo di Cesare deve morire, i fratelli Taviani tornano al cinema con un altro progetto particolare. Si tratta di Maraviglioso Boccaccio, film cui cui provano a riportare in vita il genio è la modernità di un'opera trecentesca come il Decamerone. Lo sfondo naturalmente è quello della Firenze colpita dalla peste, che spinge dieci giovani a rifugiarsi in campagna e a impiegare il tempo raccontandomi delle brevi storie. Drammatico o arguto, erotico o grottesco, ogni racconto hanno un solo grande protagonista, ossia l'amore visto nelle sue molte sfumature. E sarà proprio questo l'antidoto contro le sofferenze e le incertezze dell'epoca e del momento.
A portare sullo schermo un'opera divisa tra la tradizione del classico e la modernità dei tempi cui si rivolge è un cast ampio composto da nomi importanti del nostro cinema come Lello Arena, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Vittoria Puccini, Riccardo Scamarcio, Michele Riondino, Kim Rossi Stuart, Kasia Smutniak e Jasmine Trinca.
Moderno Boccaccio
A suo tempo Pier Paolo Pasolini si era già confrontato con la materia per il suo Decameron, costruendo un'opera capace allo stesso tempo di forte realismo e forza onirica. Oggi, invece, che cosa ha portato i passi dei Tavianii verso Boccaccioq? "Siamo toscani, quindi Boccaccio è un compaesano, un compagno con cui abbiamo vissuto parte della nostra infanzia - risponde Paolo Taviani - In qualche modo ha camminato accanto a noi per molto tempo fino a che, osservando gli orrori del mondo oggi come il clima sociale del nostro paese, abbiamo pensato ad un ritorno del,a peste, sempre viva e presente in forme diverse. Siamo partiti da questo pensiero per costruire tutta la vicenda intorno a sette ragazze che decidono di sopravvivere e, per farlo, vanno via da Firenze. La loro forza è la fantasia, qualità tipica delle donne, tanto che anche l'idea di novellare verrà proprio da loro, Perché per sopravvivere si può chiedere aiuto all'arte." Della stessa opinione, naturalmente Vittorio Taviani che aggiunge: "All'inizio ne avevamo in mente molte. Però per noi era fondamentale era fondamentale rispettare tre pulsioni; l'orrore della vicenda, la forza di reagire dei ragazzi e la fantasia che ci aiuta, attraverso la parola, ciò che muove il sole e l'altre stelle".
Sceneggiare il Decamerone
Distribuito da Teodora dal 26 febbraio, il film ha rappresentato una vera e propria sfida dal punto di vista della sceneggiatura. La prima difficoltà è stata rappresentata proprio dal numero originario di novelle, ossia cento, che sono state ridotte drasticamente a cinque, per ovvi motivi cinematografici. L'altro scoglio con il quale confrontarsi, invece, è stato lo stile fin troppo diretto e sintetico del Boccaccio, almeno per quanto riguarda il cinema. "Le pagine del Decamerone mette a disposizione del lettore delle immagini incredibili come ad esempio un fiero Falcone oppure una morta che rivive - continua Vittorio Taviani - però per costruire e raccontare tutto questo l'autore va diritto al punto, arrivando velocemente al nocciolo della questione. Questo per il cinema è un vero e proprio disastro. Perché prima di portare lo spettatore al centro della vicenda lo devi appassionare e devi in amore te stesso per primo. In questo senso, dunque, possiamo dire che Boccaccio ci ha dato un bel calcio ma noi gliene abbiamo dati due."
Novellatori e personaggi
Come già accennato, il film vive attraverso un cast numeroso formato dai novellatori, ossia giovani attori, e dai protagonisti di queste storie, interpretati da attori ormai noti al grande pubblico. Tra questi spicca l'interpretazione di Kim Rossi Stuart nei panni dello sciocco Calandrino. Qui l'attore rinuncia alla sua avvenenza e al ruolo di eroe romantico per vestire i panni di un volgare stolto dalla forte caratterizzazione fisica. "Io ho avuto la fortuna di leggere la sceneggiature e implorare i Taviani di farmi fare Calandrino. Fin dall'inizio ho pensato che avesse un potenziale espressivo molto forte e attraverso di lui potevo immergermi in un universo ludico del tutto diverso. Per costruirlo sono partito dalla testa e dai capelli che, a dispetto di quanto hanno creduto in molti, erano proprio i miei. E poi credo che in lui ci sia qualche cosa di significativo per quanto riguarda i vizi e le problematiche umane. Parlo in particolare della scarsa fiducia in se stessi dietro cui cova sempre qualche cosa di infernale." Dal punto di vista femminile, invece, spicca l'interpretazione di Paola Cortellesi che, attraverso la sua Badessa ha l'opportunità di offrire l'immagine di una femminilità onesta e carnale, nonostante l'abito indossato. "Ho incontrato casualmente Paolo e Vittorio in una libreria ed immediatamente mi hanno offerto il ruolo. Non potete capire come mi sono sentita. Non solo i Taviani mi conoscevano, ma pensavano anche fossi brava, visto che non intendevano affidare la Badessa esclusivamente a me. Poi, quando ho letto la sceneggiatura, ho capito il motivo, visto che si tratta di un personaggio che porta delle mutande in testa. Detto questo mi sono sentita onorata di far parte del film, visto che mi ha dato la possibilità di dire qualche cosa di iper contemporaneo sulla femminilità _carnale e rea. In questo modo ho messo in gioco la donna che sono, mentre il film ha dimostrato come i classici possano tranquillamente raccontare l'oggi."_