Non si poteva descrivere a parole il legame tra Diego Armando Maradona e la città di Napoli. Non si poteva farlo quando era in vita e men che meno si può descrivere ora, dopo la sua morte. Rimangono i ricordi di chi ha vissuto quell'emozione iniziata il 30 giungo 1984, rimangono i video dei suoi gol, rimangono le immagini, i tatuaggi sulla pelle dei napoletani, rimane il nome Diego che sembra continuare a fluttuare tra diverse voci che ne diventano una sola, quella della città di Napoli. Rimane uno stadio che cambia nome, da quello di un santo a quello di un dio e il tutto non sembra blasfemo. Perché lo dicono gli stessi napoletani: Maradona non si può descrivere a parole. Maradonapoli è l'imperdibile documentario presente nel catalogo di Infinity, un film di qualche anno fa (era il 2017) che voleva affrontare il personaggio di Diego non attraverso la sua storia e la sua carriera, ma attraverso la voce degli stessi napoletani. Persone comuni, i vicini di casa, che per qualche anno si sono sentiti al centro del mondo, hanno trovato il riscatto e sono stati testimoni di un momento epocale.
Una storia d'amore
È una storia d'amore quella tra Napoli e Maradona, un amore che si consuma in maniera passionale e, forse, fin troppo rapida. Ma è anche un amore di quelli indimenticabili, che segna un punto di non ritorno, che vive così tanto di emozioni che non si può racchiudere in una forma più materiale. Ci prova, il documentario di Alessio Maria Federici a lasciare che siano i napoletani stessi a costruire una storia di Maradona attraverso la memoria e i loro ricordi: il film diventa quindi un inno alla parola, un racconto collettivo dove, inconsciamente, persone che non si conoscono riescono a concludere le frasi dell'altro in maniera naturale. Si percepisce la dimensione mitologica, la storia di un alieno e, allo stesso tempo, di un idolo che diventa un napoletano come loro. Lasciando da parte ogni intento didattico sul personaggio, Maradonapoli è, invece, un film che procede per emozioni, che parla di emozioni, che le suscita, che si fa esso stesso emozione su celluloide.
Diego Armando Maradona, più grande del cinema e oltre il calcio
La rivincita dell'uomo comune
Veniva dal basso, Diego Armando Maradona, come la stessa Napoli. Non è diventato un mito per le sue qualità calcistiche, ma per rappresentare l'essenza napoletana e la rivincita degli ultimi. "Noi napoletani abbiamo bisogno del mito per rendere sopportabile la realtà" viene pronunciato all'interno del film e Maradona è diventato napoletano non solo per portare la squadra dove mai era arrivata prima (e citiamo per forza la celebre frase di Star Trek per riassumerne la straordinarietà fantascientifica), ma per essere identificato come un napoletano. Lo chiamano per nome, lo chiamano Diego, come uno di loro, come un amico, come un fratello. Un uomo vestito di celeste che ha mostrato loro una via di rivalsa non solo per l'Italia ma per il mondo intero. In questo senso è indicativo il titolo del documentario: Maradona e Napoli, due parole legate tra loro, Napoli che si fa città di Maradona e Maradona che diventa la stessa città di Napoli. Una sintesi che modifica la realtà e fa vivere un periodo irripetibile, quando il Vesuvio è diventato un Monte Olimpo, la città il luogo dove dimoravano gli dei.
Il potere del racconto
Come si riassume Maradona in una parola? Non si può. Il documentario ci prova, lo chiede agli intervistati che si commuovono e non sanno come definirlo. Eppure è proprio nella parola che Maradonapoli si fa forza, portando sul palmo di mano il potere del racconto. La concezione del racconto, o cunto, a Napoli è fondamentale. Lo stesso Vangelo è definito Lo cunto de li cunti, il racconto tra i racconti. Quello di Maradona è lo cunto napoletano per eccellenza, è la possibilità di rendere vivo, di mantenere nel presente il personaggio. Non è solo un semplice ricordare, è un fissare nell'eternità una vicenda, una storia. Più si parla di Maradona più lo si congela in un attimo presente che dura negli anni. Tramandare la memoria significa continuare a tenere quell'attimo, quella storia, quel racconto, fisso nell'eternità, contro il tempo. E il cinema fa lo stesso: fissando nella pellicola la memoria, l'arte cinematografica consegna il soggetto all'immortalità. Uscito originariamente nel 2017, Maradonapoli non poteva immaginare la morte del calciatore. Ciò non cambia le emozioni della visione, anzi arriva addirittura a potenziarle. Riguardando il finale del documentario è impossibile non reinterpretare le parole degli intervistati sotto una nuova luce, consegnando definitivamente il mito di Maradona all'infinità dell'amore.