Mani nude, la recensione: non chiamatelo Fight Club italiano. La storia di Paola Barbato è molto di più

Mauro Mancini adatta il romanzo della regina del thriller italiano prendendo una propria strada personale, che funziona solo a tratti. Bravissimo Francesco Gheghi accanto a un intenso Alessandro Gassmann.

Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann in Mani Nude

Abbiamo letto da più parti la definizione di Fight Club italiano per descrivere Mani nude, ma è un richiamo che sta molto stretto alla storia immaginata da Paola Barbato e portata sullo schermo da Mauro Mancini nel film presentato alla Festa del Cinema di Roma. Quindi, nel raccontarvi come è stato portato avanti questo adattamento dobbiamo fare un'operazione mentale necessaria, quanto difficile: allontanarci dal romanzo datato 2008, riletto e ri-apprezzato per l'occasione, dimenticarlo in qualche modo, per astrarci da esso e capire fino in fondo se l'operazione di traduzione per lo schermo sia ugualmente efficace, pur con le sue libertà e le strade originali intraprese. Iniziamo però da una certezza, che si conferma dopo Familia visto a Venezia: Franchesco Gheghi è bravissimo.

Tutto inizia da un rapimento

Mani Nude Set Film Gheghi Mancini Gassmann
Francesco Gheghi, Mauro Mancini e Alessandro Gassmann sul set

Protagonista di Mani Nude è Davide, un adolescente dal viso ancora da ragazzino che viene rapito durante una serata in un locale con gli amici e rinchiuso nel cassone di un camion. Lì, nell'oscurità di quella prigionia, ha il primo segnale di quella che sarà la sua vita da quel momento in avanti: rinchiuso con lui c'è un altro individuo che lo attacca senza pietà e che si trova costretto a uccidere per salvarsi.

È il primo combattimento che si trova a vivere sotto il controllo di una misteriosa organizzazione che gestisce combattimenti clandestini spietati, dai quali si viene fuori o vincitori o morti. Davide si trova prigioniero di un mondo che lo costringe a lasciarsi alle spalle la propria umanità, con l'unico punto di riferimento costante di Minuto, carceriere ma anche allenatore del ragazzo e degli altri nella sua stessa situazione, unica speranza di trovare un modo per venir fuori da quella situazione spietata e violenta.

Davide, da ragazzo a macchina di morte

Mani Nude Francesco Gheghi Alessandro Gassmann
Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann

L'elemento cardine di Mani nude, presente nel film così come nell'originale cartaceo, è il processo di disumanizzazione di Davide: cane da combattimento, il ragazzo diventa progressivamente tale al servizio di coloro che lo imprigionano e controllano. Un percorso doloroso per il personaggio così come per lo spettatore, che vive il suo disagio. Un processo che il viso di Francesco Gheghi veicola alla perfezione, incoraggiando l'empatia del pubblico, sia nei momenti di solitudine della prigionia, che nei conflitti interpersonali, nell'adattarsi ai rapporti con gli altri uomini presenti.

Mani Nudi Scena Mani
Le mani sporche di sangue

Soprattutto in quello delicato, ambiguo, complesso con il Minuto di Alessandro Gassmann. Quest'ultimo è un personaggio differente per costruzione e funzione narrativa rispetto a quanto letto su carta, ma si tratta di una modifica che permette a Mauro Mancini di costruire i presupposti per una propria via originale al racconto, di sintetizzare la ricchezza di sfumature del libro in qualcosa di più fruibile nel diverso mezzo filmico.

Una via originale per il film di Mani nude

Mani Nude Francesco Gheghi
Un primo piano di Francesco Gheghi

Funziona? A tratti. La scelta è sensata, perché il romanzo non avrebbe potuto trovare una incarnazione cinematografica altrettanto valida così com'era, ma in questo lavoro di mutazione qualcosa è andato perso, soprattutto nella potenza espressiva ed emotiva della storia della Barbato. Eppure i meriti non sono pochi, soprattutto nel non tirarsi indietro nel mostrare gli aspetti più crudi del racconto, a cominciare dal sangue e la violenza degli scontri, nel far male con quel che si racconta, che è proprio dell'approccio al racconto della scrittrice a cui ci si ispira. Ma lo script curato dallo stesso Mancini insieme a Davide Lisino presenta anche dei limiti. Soprattutto dal secondo atto in avanti, nelle fasi che ci preparano e conducono verso un finale che si discosta da quanto già noto ai lettori (e questo può essere anche un bene, nel proporre qualcosa di nuovo anche a chi già conosce) e che ha senso per il diverso percorso messo in piedi e portato avanti cercando una propria visione.

Conclusioni

È un adattamento libero quello di Mani nude dalla carta allo schermo, un'opera che cerca una propria dimensione più diretta e cinematografica ma che riesce a trovare solo a tratti. Non tutti i cambiamenti hanno la stessa efficacia, ma non tolgono valore alla prova del protagonista Francesco Gheghi che si conferma un giovane interprete da tenere d'occhio. Peccato perché i presupposti per qualcosa di fortissimo impatto c'erano, ma si concretizzano solo in parte.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • La prova di Francesco Gheghi, ottimo giovane interprete che conferma il suo valore.
  • Alcune sequenze di grande impatto, sia visivo che emotivo.
  • Lo spunto, potentissimo, del romanzo di Paola Barbato...

Cosa non va

  • ... in qualche modo mitigato da alcune scelte narrative.
  • Se alcuni cambiamenti sono efficaci e funzionali alla resa su schermo, altri tolgono profondità alla storia originale.