Isabella è una mamma che per suo figlio farebbe di tutto. Il figlio Paolo, come Paolo Rossi, ha dodici anni ed è un campioncino in erba, un Mancino naturale, come dice il titolo del bel film di Salvatore Allocca, con Claudia Gerini al cinema dal 31 marzo. Isabella ha un sogno, quello che Paolo sfondi nel calcio, e sembra disposta ad andare oltre alle sue possibilità per dare a lui la chance di entrare nel mondo del calcio professionistico. Però c'è un provino da fare, e per quel provino c'è chi chiede qualcosa... In tanti, guardando Mancino naturale, e la determinazione di quella mamma, abbiamo pensato a Bellissima, il film di Luchino Visconti con Anna Magnani, con il calcio al posto del cinema. "Mi è venuto in mente il capolavoro Bellissima, certo" ci ha risposto Claudia Gerini alla conferenza stampa di lancio del film a Roma. "La mamma qui è innamorata del figlio, dice sempre "hai visto che sinistro che ha". Pensa di realizzare il suo sogno. Ha una fragilità e una tenerezza infinita. Lei e Paolo sono come due foglioline al vento che possono essere spazzate via. Mi è venuto in mente questo paragone, e ovviamente fa paura. il rapporto madre-figlio, soli contro tutti, contro questo mondo così cinico, regole cosi ferree, che non guardano ai sentimenti". "Quel film lo avevamo visto, è un modello di riferimento che accomunava tutti noi" racconta Salvatore Allocca, che ha scritto il film con Emiliano Corapi, Massimo De Angelis e Simone Lenzi. "Ma questa storia si può accomunare a tanti contesti, il mondo dello spettacolo, il mondo del lavoro. Abbiamo scelto il calcio perché è un mondo in cui tanti si possono riconoscere. Bellissima è già universale di per sé, era attuale allora e lo è anche oggi".
Claudia Gerini: "Alle mie figlie cerco di dare libertà nell'espressione"
Viene naturale allora chiedere a Claudia Gerini se, agli inizi della sua carriera, ad esempio ai provini di Non è la Rai, abbia visto delle madri di questo tipo, e che madre sia stata la sua. "Un conto è che la mamma aiuti, veda l'attitudine del figlio, che è una cosa sana" risponde l'attrice. "Un conto sono le mamme così aggressive nel dover spingere la figlia al successo, a partecipare alle feste giuste, a uscire con la persona giusta. Ma è la stessa pressione di chi dice: "devi diventare avvocato, notaio, medico". Vediamo invece per cosa è portato lui, cosa gli piace, cosa non gli piace. Quando non è un accompagnarli e dare loro gli strumenti per decidere li schiacci e li soffochi. Paolo a un certo punto del film dice un "sei contenta solo quando gioco" che spezza il cuore. In questo caso lui vorrebbe anche fare il bambino. L'egoismo e la cecità di Isabella è in questo. Ho visto le mamme di Non è la Rai chi più chi meno, non tutte per fortuna, fare cose di questo tipo, e quasi sempre si arriva a risultati poco edificanti. A meno che la figlia non abbia il destino già determinato. Mia mamma ha semplicemente fatto in odo che potessi fare quello che desideravo, non mi ha ostacolato". Ma che madre è Claudia Gerini con le proprie figlie? "Alle mie figlie cerco di dare libertà nell'espressione, cerco di vedere quali sono le qualità, le attitudini. Io sono una donna realizzata: la cosa che puoi dare a un figlio è l'esempio, come ti comporti tu, è la loro guida, il loro modello. Vedono che la madre ha trovato la propria strada, che cerca di sperimentare, di non sottostare a nessuna regola. Le mie figlie sono molto decise, sanno già tutto, insegnano le cose a me. non imporrò mai niente, anche perché non se lo farebbero imporre".
Claudia Gerini: "Isabella è un po' una tigre per suo figlio"
L'interpretazione di Claudia Gerini, nel ruolo di Isabella, è una delle migliori della sua carriera, una performance "da premio", ricordiamocelo tutti quando sarà il momento. L'attrice, che ad aprile esordirà alla regia con Tapirulàn, qui dà vita a una "coatta", ma molto diversa dai personaggi che aveva interpretato in film comici, come Viaggi di nozze e Grande grosso e Verdone. "Ho declinato varie romane" ci racconta. "Jessica, una ragazza che si sposa, Enza Sessa, una donna che vediamo dopo anni di matrimonio. Isabella è un personaggio drammatico: ogni tanto i sorride, ma ha un sapore più drammatico. Mi piace dare autenticità, verità, cerco di stare attenta a questo". "Qui sono carica di orecchini, di scarpe e di tigrati" continua. "Isabella è un po' una tigre per suo figlio. Io cerco sempre di non fare la macchietta: mi piace questa madre, è un altro tipo ancora di mamma, che vive nelle case popolari e cerca il riscatto sociale, È disperata, sola, è prepotente e allo stesso tempo fragile, sola con il figlio contro tutti, contro il mondo, contro "il gatto e la volpe" del mondo del calcio. Non ho pensato a quei personaggio, anche se questo è assonante. Ma questo testo è poetico, c'è questo gusto drammatico che è diverso dalle commedie. Questo senso di malinconia ha dato molta verità e molta forza. Ho preso tanto dai miei compagni di lavoro. Massimo Ranieri ha reso quell'ambiguità di certe cose all'italiana, è una figura terribile da cui serve per raggiungere quel famoso provino".
Massimo Ranieri, la truffa e l'amarezza
Massimo Ranieri, nel ruolo di Marcello, rappresenta in un personaggio il marcio che c'è nel mondo del calcio, e lo fa caratterizzando molto bene il suo personaggio. "Sono rimasto sorpreso dalla bellezza del ruolo di Massimo Ranieri" commenta Francesco Colella, che nel film è Fabrizio, il vicino di casa di Isabella. "Massimo è un truffatore ma, nel momento in cui agisce, si sente amarezza dell'uomo che si trova costretto a truffare. È cime se dicesse: ti sto truffando, ma mi dispiace". "Il lavoro di Massimo si vede dal look" commenta il regista. "Che ha permesso di renderlo viscido, pensiamo alla ricrescita dei capelli che si vede".
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Claudia Gerini: "Mi hanno detto che le mamme sono peggio dei papà"
La truffa, purtroppo, è qualcosa che accade spesso in quel mondo. In Italia un bambino su cinque, in età tra i 5 e i 16 anni, gioca a calcio nel circuito della FIGC, sperando di sfondare nel calcio che conta. Ma uno solo su 5000 ce la fa, e gli altri 4999 rimangono nell'anonimato. A volte, più che i ragazzi, sono i genitori quelli più motivati nel perseguire il loro obiettivo, e spesso perdono la misura. E a volte cadono vittima di ciarlatani come quelli che vediamo nel film. Claudia Gerini, che nel film vediamo litigare con altri genitori, ha frequentato delle partite di calcio giovanile. "Questi litigi negli spazi del calcio li ho visti, ho visto ben di peggio" ci racconta. "Ho parlato con degli allenatori che mi hanno detto: "ho dovuto lasciare per le mamme, che sono peggio dei papà ho lasciato perché non ne potevo più". "Abbiamo fatto un ungo lavoro di ricerca sismo andati nelle scuole calcio" racconta il regista. "In una di queste ho visto un cartello con la scritta: "signori genitori ricordate che questi ragazzi sono lì per divertirsi, ricordate che è solo un gioco". I genitori sperano che i ragazzi diventino i nuovi Messi, c'è tanta letteratura giornalistica, e questo è stata tanta benzina. Uno dei produttori, Daniele Esposito, è un ex calciatore e ci ha raccontato tanti aneddoti".
Salvatore Allocca: "Paolo Rossi avrebbe dovuto fare un cameo"
Il calcio, si sa, è uno degli sport più difficili da rappresentare al cinema. Mancino naturale vive anche di sequenze di gioco ben ricostruite, che spesso vediamo al ralenti. "Avevamo un coach che ci seguiva" ci svela Salvatore Allocca. "Avevo in mente alcune azioni che sono state coreografate: il coach aveva un team di ragazzini affiatati, una squadra di Latina. Può sembrare che il ralenti abbia aiutato, ma l'azione avviene in tempo reale". Il giovane Alessio Perinelli, che interpreta Paolo, non ha mai usato una controfigura. "Le azioni le ha girate tutte lui" racconta il regista. "Alcune azioni sono state improvvisate e abbiamo lavorato per accumulazione, e al montaggio abbiamo scelto le più efficaci. Per riprendere i ragazzi che correvano usavamo una sorra di biga, simile a quella degli antichi romani sulla quale era montata la macchina presa, che il macchinista muoveva avanti e indietro velocemente. Mentre la mdp era controllata in remoto dagli operatori". A proposito di Alessio Perinelli, "ci sono tanti ragazzi che sono di una bravura sfacciata, invece quello che porta Alessio è un mistero dietro al suo sguardo" rivela di lui l'attore Francesco Colella. "Dietro al suo sguardo c'era un mondo, anche i silenzi e la sua maniera di guardare spingevano me a cercare un canale di comunicazione". Quanto al suo personaggio, quello di Fabrizio., è "un uomo non realizzato nel lavoro, ma la sua luminosità sta nel fatto che non ha mai maturato frustrazioni" commenta Colella. "Il fatto che sia uno sceneggiatore ha fatto sì che si disinteressasse alla sua storia per interessarsi alla storia degli altri". Quanto a Paolo Rossi, "Paolo di chiama Paolo per l'amore del padre per Paolo Rossi" svela Claudia Gerini. "Siamo andarti a Vicenza È stato un bell'omaggio a Paolo Rossi". "Sarebbe dovuto venire a girare per un cameo" rivela il regista. "Ma per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute abbiamo dovuto fare a meno. Ed è rimasto attraverso un poster".
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