Al momento delle premiazioni di Sanremo Giovani del 2018, quella che poi lo avrebbe portato a gareggiare a Sanremo trai i big e a vincere con Soldi nel febbraio successivo, Mahmood, se ne uscì con un "porca tr..a" davanti Pippo Baudo. È uno dei tanti, curiosi aneddoti che troviamo in Mahmood, il film di Giorgio Testi che è stato presentato a Roma nell'ambito di Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, ed è in uscita al cinema solo il 17, 18, 19 ottobre (e prossimamente in streaming su Prime Video). Ma cosa accadde quella sera? Mahmood, con la sua Gioventù bruciata, era piaciuto a tutti e aveva vinto il premio della critica, ritirato con una faccia molto perplessa. Sì, perché di solito chi vince quel premio poi non è il vincitore. E quell'anno il vincitore sarebbe andato tra i big. Ma in quell'espressione c'è tutta l'incredulità, lo sguardo con gli occhi sgranati di un ragazzo che non ha mai dato per scontate le cose, ma si è sempre stupito, pur credendo in se stesso, degli allori raggiunti. È stato così da bambino, come ci racconta la mamma, ed è così adesso. Mahmood è un ritratto interessante di un personaggio che è molto diverso da quello sul palco, un ragazzo semplice. È un racconto per tutti e non solo per i fan, proprio perché racconta da dove è venuto uno dei protagonisti della nostra musica, con due Festival di Sanremo all'attivo.
Ho potuto spiegare lati di me che con la musica non si possono esprimere
In Mahmood, vediamo Mahmood sui palchi di tutta Europa, locali storici come il Bataclan di Parigi, lo Sheperd's Bush Empire di Londra, e l'Alcatraz di Milano, situazioni in cui domina il palco con sicurezza. Ma lo vediamo anche nella sua Sardegna, al mare con tutta la sua famiglia numerosa, un ragazzo come tanti che ama le sue radici. Ed è proprio questo contrasto che fa di Mahmood un film curioso. "Con questo documentario ho potuto spiegare dei lati del mio carattere che con la musica non si possono esprimere pienamente" ha raccontato Mahmood nella conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma. "Questo documentario mi è servito per raccontare da dove sono partito. Faccio fatica a rivedermi sullo schermo, non mi piace mai la mia faccia, ma bisogna imparare a rivedersi".
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Questo documentario è terapeutico
E non rivede solo il Mahmood di adesso, ma anche l'Alessandro (questo il suo nome di battesimo) bambino, pacioso e sempre sorridente, in una serie di film privati fatti di recite scolastiche e viaggi con i genitori. "Mia mamma tiene tutto, non butta niente" racconta il cantante. "Anche per lei è stata una sorpresa vedere certi atteggiamenti che ho ora, e vedermi farli quando ero bambino. È quasi una psicoterapia". E lo è ancora di più quando il film tocca il rapporto con il padre, che a un certo punto ha lasciato la famiglia, un vero nervo scoperto nella vita di Alessandro, tanto da essere al centro di molte sue canzoni, tra cui la famosa Soldi. "Quando decidi di fare un film sulla tua vita, sul tuo percorso devi essere sincero. Raccontare anche quello che non vorresti raccontare" ci spiega. "L'apice della mia carriera inizia un po' da Soldi. E il protagonista principale era lui. Ho deciso di raccontare quello che avevo vissuto anche per me, per rivederlo. A volte per concentrarmi sul lavoro cerco di offuscare dei ricordi del passato. Questo documentario è stato terapeutico, perché ti aiuta a mettere dei puntini".
Abbiamo tutti una trasformazione
Spesso il film arriva per gli artisti a un certo punto della carriera, dopo anni, quasi come un premio. Questo documentario invece arriva presto, con la carriere di Mahmood che sembra solo agli inizi. "Non è un premio alla carriera, è l'antitesi" racconta Mahmood. "Sono passato dalla pineta dove si cucinava la salsiccia, a dove sono arrivato, è quello che volevo far vedere. Abbiamo tutti una trasformazione, ed è quello che sono io: sono un po' guappo, un po' preso male, un po' ansioso, un po' felice, un po' invincibile. Non volevo fare una cosa pomposa, sono ancora agli inizi della mia carriera, serve a spiegare come sono fatto".
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Voglio ringraziare chi mi segue da tanto
E spiega anche il rapporto con i fan, molto intenso, in Italia come in altri paesi d'Europa, con un pubblico che ha iniziato a seguirlo dopo averlo visto all'Eurofestival, e che spesso non sa neanche l'italiano. Ma c'è chi ha iniziato a studiare italiano proprio per capire i suoi testi. "Tutto per me è un pretesto per raccontare" spiega Mahmood. "Anche e soprattutto a chi mi segue da tanto. Io voglio sempre ringraziare chi mi sostiene e mi sosterrà in periodi come questo in cui è successo di tutto. Vinci Sanremo, poi arriva il lockdown, e ti fermi. Poi riparti. Sono stati anni movimentati".
Non esistono sempre scorciatoie per arrivare a un obiettivo
E pensare che Mahmood, a X Factor, era stato eliminato subito. Nel film vediamo anche questo, e capiamo che, qualche volta, prendere la strada più lunga per il successo sia salutare, e che non sempre quella più veloce sia la migliore. Senza il successo a X Factor, Mahmood ha potuto affinare il suo talento, e trovare un suo stile. Qual è allora il messaggio che vuole dare Mahmood a chi vede il film? "Pensare che non esistono sempre scorciatoie per arrivare a qualche obiettivo, che ce la si fa perché c'è qualcosa sotto" risponde. "Sono cose che ho pensato anch'io: alla prima, alla seconda, alla terza, alla quarta porta in faccia ti metti a pensare che c'è qualcosa che non va. Però alla fine quello che mi piacerebbe comunicare è proprio questo: che bisogna farsi il c...o, per ottenere un obiettivo importante". Ma oggi Mahmood si è pentito di aver detto "porca tr..a davanti a Pippo Baudo? "No" risponde candidamente l'artista. Ed è anche per questo che ci piace