Era il 1999 e Paul Thomas Anderson, a soli 29 anni, rilasciava la sua terza fatica cinematografica forte del successo del precedente Boogie Nights. Mantenendone alcune caratteristiche, Magnolia evolveva stile e poetica del suo autore consacrandone definitivamente il genio. Celebriamo i vent'anni dall'uscita del film soffermandoci una volta di più su quel finale così potente e strano entrato nell'immaginario collettivo.
Nove personaggi in cerca d'amore (Parzialmente nuvoloso)
Vent'anni fa Paul Thomas Anderson, al suo terzo film, dimostrava definitivamente di essere uno dei più interessanti giovani registi americani. Inserendosi nella tradizione dei film corali di cui Robert Altman era considerato la punta di diamante (e che Anderson userà spesso come modello, oltre a esserne riconosciuto come erede spirituale nel corso degli anni), Magnolia confermò il talento di Anderson dopo Boogie Nights, dando vita a un epico racconto della durata di tre ore dove nove personaggi vedono le loro vite intrecciarsi. Sono nove personaggi più o meno problematici arrivati a un'impasse vitale, chi fisicamente come l'anziano Earl Partridge (Jason Robards) desideroso in punto di morte di rivedere il figlio Frank, chi spiritualmente come il bambino Stanley (Jeremy Blackman) genio del quiz televisivo costretto a rispondere alle domande, chi sta per morire a causa di una malattia (il conduttore del quiz Jimmy Gator) e chi si sta autodistruggendo assumendo droga (Claudia, la figlia abusata di quest'ultimo).
Ci sono anche la moglie di Earl, Linda (Julianne Moore), ossessionata dai sensi di colpa per aver tradito il marito al contrario del figlio Frank che, con il suo programma "Seduci e distruggi" (quanto è divertente Tom Cruise fonte di saggezza per il suo pubblico di maschi scimmioni!) insegna come (ab)usare di una donna senza alcun senso di colpa o responsabilità. Infine, Donnie Smith, l'ex bambino prodigio di un quiz televisivo caduto in disgrazia, specchio di quello che diventerà Stanley, uomo solitario e incapace di farsi valere. Intorno a loro, due anime buone: un infermiere che si prende cura di Earl (il compianto Philip Seymour Hoffman) e riesce a esaudire l'ultimo desiderio del vecchio di rivedere suo figlio prima di morire, e un poliziotto non troppo considerato dai suoi colleghi (John C. Reilly) ma che nonostante questo è consapevole di operare nel giusto. Si innamorerà di Claudia e salverà la vita a Donnie. Nove personaggi, chi più centrale chi meno, che, in generale, hanno bisogno di amare ed essere amati.
Da Il filo nascosto a Magnolia: il cinema di Paul Thomas Anderson in 8 grandi sequenze
Il passato non chiude con te (Precipitazioni gracidanti)
Magnolia si apre con un prologo in cui vengono raccontate tre storie di omicidio, omicidio colposo e suicidio che si trasforma in omicidio. L'accento viene posto sul fatto che siamo tutti in balia del caso, imprevedibile, e che nonostante questo gli eventi narrati possono non essere coincidenze. Una dualità che viene ripresa nel corso del film in cui, raccontando la storia di questi nove personaggi, ci si domanda quanto le coincidenze determinino la nostra vita e quanto il tutto sia dovuto all'eredità dei nostri padri. È uno dei fattori per cui Magnolia, a distanza di vent'anni dalla sua uscita, mantiene tutt'ora il suo fascino e risulta un film che potrebbe tranquillamente essere ambientato ai giorni nostri (e per certi versi, per la natura atemporale della storia, lo è davvero).
Già nel suo film d'esordio Sydney, Paul Thomas Anderson, con uno stile più acerbo, si interessava a questa causalità dettata dalla famiglia a cui apparteniamo e a quanto la libertà di un individuo rimanga confinata col passato che gli appartiene. Con Magnolia il discorso si fa più ampio rivelando un'intensa rete di connessioni che lega tutti noi. Un discorso che è stato ripreso, in maniera più filosofica, dalle sorelle Wachowski sia in Cloud Atlas (dove la connessione delle azioni degli esseri umani viaggiava anche attraverso il tempo) sia nel più recente Sense8 (dove Magnolia viene palesemente citato nell'emozionante sequenza in cui gli otto protagonisti della serie si ritrovano a cantare What's up delle 4 Non Blondes).
Essere un'unica enorme famiglia interconnessa (ma - è bene ricordarlo - Magnolia non entra nel genere della fantascienza) significa anche accrescere il dolore reciproco. I nove personaggi di Magnolia hanno a che fare con un dolore represso, coi sensi di colpa, con un passato troppo soffocante che, nonostante le loro azioni in cui cercano di superarlo, non smette di tormentarli. Ecco che il cambiamento degli uomini è dato dal fato, dalla casualità insensata, la stessa che può trasformare un tentato suicidio in omicidio colposo e nel film avviene tramite un'improvvisa pioggia di rane. Durante il film, su un cartellone pubblicitario, si legge: "E se rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io colpirò tutta l'estensione del tuo paese con il flagello delle rane". Si tratta di un versetto tratto dal libro dell'Esodo dove la piaga colpiva l'Egitto come risposta al rifiuto del faraone di liberare il popolo ebraico. Nel film la pioggia ha la stessa funzione catartica: liberarsi dalla sofferenza.
Verso un futuro non più così sconosciuto (Sereno variabile)
Le rane piovute dal cielo cambieranno le vite dei nove personaggi. In quella serata dove il cielo sembra sereno Frank troverà il coraggio di affrontare suo padre morente e finalmente svuotarsi dell'odio covato per anni; Donnie, scivolando dopo essere colpito dalle rane, si romperà i denti, causa dei suoi malumori e della sua bassa autostima; madre e figlia si riabbracceranno e Jimmy Gator eviterà il suicidio rovesciando quanto raccontato dal prologo del film (una rana pioverà accidentalmente sulla canna della pistola facendo sbagliare il colpo). L'unico personaggio a non avere una grossa risoluzione è il bambino genio che, guardando fuori dalla finestra, non scomponendosi dirà che gli eventi straordinari come quello sono solo "cose che accadono".
Solo due personaggi, seppur increduli, nascondono meraviglia. Il primo è l'infermiere che rimane a osservare le rane cadenti con un volto spielberghiano di pieno stupore. L'altro è il poliziotto che, nonostante sia sorpreso, continuerà con i suoi difetti a cercare di fare la cosa giusta. Il discorso finale di Magnolia non si riduce semplicemente a una giustizia divina che ci punisce per farci rinsavire dai nostri problemi. È un insieme di possibilità: la coesistenza di causalità (chi siamo, come ci comportiamo, i traumi del passato, gli scheletri nell'armadio) e casualità (siamo intrecciati alle vite e ai dolori degli altri e siamo in balia di coincidenze imprevedibili). Il meglio che possiamo fare è non accettare con passività, parafrasando una famosa trilogia di Kobayashi, la nostra condizione umana, ma renderci parte attiva nel cambiamento. Per questo, alla fine, il film si intitola come un fiore di buon auspicio e non poteva avere finale migliore che con un sorriso: quello di Claudia, il personaggio più sofferente del film, desiderosa di provare a rinascere, a sbocciare.