La sensazione che abbiamo scrivendo questa recensione di Madres è che i film di questo secondo ciclo di Welcome to the Blumhouse (disponibili su Prime Video) prendano tutti il via da premesse in qualche modo simili e che proprio per questo siano stati scelti per far parte di questa serie. Anche per Madres, come per Black as Night e Bingo Hell, il punto di partenza sono le minoranze - la popolazione statunitense di colore e gli immigrati latinos - ed il problema del razzismo negli Usa fa da spunto per la narrazione. Nel caso del film diretto da Ryan Zaragoza si parte da una drammatica vicenda reale, ossia quella delle sterilizzazioni forzate delle donne immigrate, negli anni Settanta (tema che purtroppo ha una forte rilevanza anche nell'attualità) per raccontare la terribile discriminazione che questi gruppi da sempre devono subire.
Come per Bingo Hell e Black as Night, però, ci troviamo di fronte ad un film con alle spalle un'idea interessante ma che non trova nell'horror il genere giusto per diffondere un determinato messaggio. Questo tipo di cinema è capace di raccontare storie che abbiano una grande rilevanza sociale, non si deve però mai trascurare quel che rende un horror degno di tale nome: le atmosfere tese, la paura sottilmente instillata nello spettatore, i colpi al cuore ogni qualvolta si inserisce un jump scare ben assestato. Un horror, in parole povere, deve essere spaventoso. E Madres, purtroppo, fatica anche solo ad instillare qualche brivido in chi guarda. Peccato, perché la vicenda che fa da spunto al racconto da una parte può dare il via ad una discussione interessante - ed importante -, dall'altra, se trattata nel modo giusto, sarebbe stata perfetta per un racconto davvero terrificante.
Beto e Diana si trasferiscono in una nuova casa
Madres si apre come il più classico dei racconti del terrore, come una giovane coppia che si trasferisce in nuova casa, spostandosi dalla grande città alla campagna più sperduta. Beto (Tenoch Huerta) è diventato manager di una grande compagnia agricola, il primo nella sua famiglia di immigrati ad ottenere un ruolo così importante, Diana (Ariana Guerra), invece, dopo aver lasciato il lavoro di giornalista a Los Angeles è in attesa del loro primo figlio. Nella nuova città i due incontrano subito una grande e compatta comunità latina, cosa che fa sentire Diana per la prima volta in vita sua l'outsider della situazione non conoscendo la lingua (la donna confessa che i suoi genitori non le hanno mai insegnato lo spagnolo, quando erano piccoli venivano infatti puniti, a scuola, quando lo parlavano).
Le cose per le donne del luogo - sopratutto per quelle che desiderano diventare madri - non sembrano andare per il meglio: nella piccola cittadina, si vocifera infatti di una maledizione che colpisce chi è in dolce attesa. Diana, scettica nel ricercare una causa sovrannaturale nel drammatico calo delle nascite nella comunità latina locale, è più propensa a pensare che i pesticidi utilizzati dalla compagnia in cui lavora il marito siano i veri responsabili: il ritrovamento del diario di una donna che viveva nella loro stessa casa, scomparsa in circostanze misteriose, sembra avvalorare proprio questa tesi. Quando lo spirito della donna, però, comincerà a perseguitarla, Diana si renderà conto che forse nella cittadina in cui si sono trasferiti si nasconde un segreto ancor più terribile, che potrebbe mettere in pericolo lei ed il suo bambino.
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Uno spunto interessante ma...
Una storia del terrore con protagonista una donna incinta è capace di creare - più di molti altri racconti del medesimo genere - un profondo senso di empatia tra lo spettatore e ciò che vede accadere sullo schermo. Il costante senso di preoccupazione per il suo benessere ed il terrore che possa succedere qualcosa di terribile a lei e al suo bambino sono capaci di scatenare in noi emozioni davvero fortissime. Nel caso di Madres, però, il fatto che il lato horror della vicenda che ci viene raccontata non sia così ben costruito - i brividi sono davvero pochi e l'atmosfera non riesce mai ad essere veramente tesa - fa sì che il coinvolgimento dello spettatore per la storia della protagonista - interpretata da un'Ariana Guerra che è comunque intensa e in parte, questo va sottolineato - a tratti scarseggi.
Peccato perché, come dicevamo, il discorso relativo alle sterilizzazioni forzate, se approfondito e contestualizzato nel modo opportuno, avrebbe potuto trovare nell'horror terreno fertile per scatenare una discussione tanto interessante quanto fondamentale - come scopriamo alla fine del film purtroppo si tratta di un tema particolarmente attuale - e per catturare chi guarda con la giusta dose di brividi ma anche di forti emozioni.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Madres sottolineando come si tratti di un film che parte da un’idea interessante ma che non sfrutta al meglio il genere horror per raccontare una storia che parla di discriminazioni e di comunità vittime di razzismo.
Perché ci piace
- La protagonista, Ariana Guerra, sempre molto intensa.
- La vicenda che fa da spunto alla storia, purtroppo tristemente attuale…
Cosa non va
- …ma che non viene approfondita e contestualizzata al meglio.
- È un racconto horror che non spaventa mai.