Gianfelice Spagnagatti (Maccio Capatonda) è un quarantenne asociale e apatico, che vive rintanato nel suo appartamentino milanese, convinto che uscire di casa sia ormai una cosa superata. Qualunque attività è "delegata" alla tecnologia: dalla spesa online ad ogni altro tipo di esigenza quotidiana. Anche il suo lavoro di giornalista può essere svolto senza mettere il naso fuori, perché Gianfelice - che di felice ha solo il nome - scrive recensioni di film e serie tv per siti web, come Tutto Cane e Famiglia Bella, comodamente seduto sul divano di casa. L'unico suo appiglio con la realtà è la vicina di casa Luciana (Antonia Truppo), cui l'uomo non ha mai saputo dichiarare i propri sentimenti e che fa di tutto per resuscitarlo dal suo letargo emotivo.
Proprio l'intervento di Luciana, che lo metterà finalmente di fronte alla verità, innescherà la trama vera e propria di The Generi, la nuova serie scritta, diretta e interpretata da Marcello Macchia - meglio noto come Maccio Capatonda - disponibile dal 7 giugno su NOW TV e Sky On Demand. Da indolente e pigro spettatore della propria vita, Gianfelice si ritroverà, infatti, catapultato in una dimensione parallela, in cui dovrà misurarsi con un ruolo da protagonista. Passando da un genere cinematografico all'altro (western, horror, fantasy, commedia sexy, supereroi, noir) lo spaesato giornalista sarà così costretto a cimentarsi con le proprie paure e i propri limiti, superandoli uno ad uno, per poter finalmente diventare l'unico e vero eroe-protagonista della propria esistenza.
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L'odissea di Gianfelice Spagnagatti
A spiegare bene genesi e identikit del personaggio è stato lo stesso Maccio Capatonda durante la presentazione alla stampa a Milano: "Gianfelice Spagnagatti è un uomo che somiglia a molti di noi, che, grazie alla tecnologia, viviamo molto comodi e passiamo più tempo possibile sul divano a vedere serie tv. È uno che vive da comparsa e che, come molte persone, ha come massima aspirazione proprio lo stare comodo, piuttosto che il mettersi in gioco. Partendo da qui, ci siamo chiesti quale fosse la cosa peggiore che potesse succedere a uno che sta lì a guardare film e serie in continuazione. La risposta è stata: 'Diventare protagonista di quegli stessi film'. Quindi abbiamo inventato una sorta di odissea nei generi, in cui lui si trova risucchiato".
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La deriva della mediocrità
Raccontare la mediocrità umana, ridendo - anche amaramente - di tutta la sua miseria è uno dei fil rouge di tutti i lavori di Maccio Capatonda. Fin dai tempi dei finti trailer, con cui nel 2004 raggiunse la notorietà in tv e sul web, l'attore, regista e scenaggiatore abruzzese, si è sempre divertito a mettere alla berlina le debolezze, i difetti e le idiosincrasie del nostro tempo, attraverso uno stile tutto personale. Dopo i lungometraggi per il cinema, Italiano medio e Omicidio all'italiana, con cui aveva preso di mira in modo particolare l'inettitudine del nostro Paese e le derive trash del mondo televisivo (altro tema molto presente nella sua produzione), questa volta Macchia allunga il tiro, con un'operazione nuova e complessa.
Una serie di otto episodi, che attraversano diversi generi cinematografici portando avanti un'unica trama. Un'operazione tanto accattivante nella teoria, quanto ambiziosa nella pratica. A pensarla lo stesso Marcello Macchia insieme a Luigi Di Capua (dei The Pills): "È stato un abbaglio", ha ironicamente raccontato il protagonista, "inizialmente avevamo pensato a una serie che cambiasse genere ad ogni stagione, però poi con Sky abbiamo optato per questa soluzione. Io ho pensato subito: 'Che figata pazzesca, così mi posso sbizzarrire!'. Poi quando l'ho fatta ci ho ripensato, perché è stata una fatica immensa. Sicuramente la cosa più difficile che abbia mai fatto, sia a livello di scrittura che di produzione".
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Una produzione "faticosissima"
Le difficoltà di scrittura e produzione si possono facilmente intuire guardando gli otto episodi di The Generi, che ogni volta stravolge i canoni e le ambientazioni per rivisitare in modo totalmente dissacrante ed esilarante i generi più famosi.
"Produrla è stato difficilissimo", prosegue Maccio Capatonda, "perché abbiamo girato una puntata a settimana e ogni volta cambiavano le location, i costumi, il cast, le mutande... e non avevamo neanche la lavatrice. Siamo andati in Spagna per girare il western, in valle d'Aosta per il fantasy e poi in Piemonte e a Milano".
Non esiste risposta senza una battuta o senza un pizzico di ironia quando si parla con l'attore abruzzese che, come nei suoi film, mescola realtà e finzione in modo totalmente straniante e spiazzando puntualmente lo spettatore-interlocutore. "Sono state nove settimane intense e io mi sono anche rotto una mano, mentre scrivevo una scena molto pericolosa. Infatti nel noir abbiamo ovviato a questa cosa, mettendo una fasciatura al mio personaggio".
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Le trame degli otto episodi
Come detto, gli episodi sono otto e durano circa 23-25 minuti ciascuno. Dopo aver magicamente lasciato il suo confortevole appartamento milanese, Gianfelice si trova dapprima nel bel mezzo di un villaggio western, El Pazzo, nei panni di Dick Macello, il pistolero più veloce del West nelle cui mani è riposta l'ultima speranza di libertà dell'intera città. Da lì viene catapultato nell'inquietante ed evocativa località di Killer Place, dove, insieme a un gruppo di amici obesi e fissati col fritto, risveglierà un terribile demone. Dalle atmosfere horror si passa a quelle fantasy con l'arrivo di Gianfelice nelle sconfinate terre della Contenterra, dove, con una chiara rievocazione della trilogia de Il signore degli anelli, si vede trasformato nella grottesca figura di Bibbo Babbo, un improbabile giullare Bobbit, affiancato dal fido servitore Geromalo (il sodale Herbert Ballerina). Insieme dovranno interrompere il maleficio, che ha intristito la principessa Gioia e tutto il reame.
La vicenda prende risvolti pruriginosi e trash con l'approdo dello sventurato viaggiatore in una commedia sexy degli anni '70. Ad aspettarlo qui ci sarà un volto simbolo di questo genere: Alvaro Vitali, che si presta a un cameo amarcord, nei panni di Pierello, studente sempre in vena di marachelle hot, in una scuola dove tutto è lecito fuorché studiare. Non poteva mancare il genere più gettonato del momento: quello dei cinecomic. Gianfelice Spagnagatti avrà finalmente la grande occasione di vivere un'esperienza da supereroe, ma tutto prenderà la consueta vena grottesca quando scoprirà di quale potere è dotato e quale sia la sua missione...
Dal cinema si passa al piccolo schermo con il sesto episodio, ambientato in un fantomatico e surreale quiz televisivo condotto da Nino Frassica. Tra autocitazioni (La vita è tutta un quiz) e domande trabocchetto lo showman darà a Gianfelice l'opportunità di capire di cosa ha veramente bisogno per tornare alla sua vita. Il settimo episodio ha i toni retrò del più classico dei noir. Rigorosamente in bianco e nero vede Gianfelice nel ruolo del detective privato Eddie Giacchetta, che dovrà affrontare una missione risolutiva per avviarsi verso la conclusione dell'intera storia con l'ultima puntata "multigenere".
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Un pellegrinaggio dantesco
Chiedergli quale degli episodi sia il suo preferito è come chiedere a un padre di scegliere tra i propri figli: "Voglio bene a tutti. Però devo dire che io sono un grande affezionato dell'horror e che durante le riprese ho proprio sguazzato tra i cliché. Mi hanno anche detto che fa davvero paura e questa per me è una soddisfazione immensa, perché quando ero piccolo giravo degli horror da venti, quaranta minuti, che facevano schifo. Cioè facevano ridere e schifo, mentre questo fa ridere e paura insieme". E in effetti è proprio così. L'episodio horror è sicuramente tra i più riusciti e centrati della serie, complice anche la massiccia dose di luoghi comuni propri di questo genere. Baite sperdute, boschi minacciosi e botole da non aprire diventano gli spunti perfetti di una trama spassosa, in cui tutta la comicità deriva proprio dalla presenza di Gianfelice Spagnagatti. La sua lucida consapevolezza dei pericoli incombenti e i suoi vani tentativi di evitarli sono una delle trovate più vincenti della serie.
Oltre a questo, c'è da scommettere che i fan di Maccio apprezzeranno in particolar modo l'episodio dedicato ai supereroi, in cui l'umorismo grottesco-demenziale è spinto all'ennesima potenza. Sfruttando gli elementi che da sempre caratterizzano la forza e l'originalità delle messe in scena di Maccio Capatonda (su tutti la scelta dei nomi dei personaggi), la serie The Generi riesce ad andare ben oltre lo sketch, creando una linea orizzontale nella trama, che lascia fino all'ultimo la curiosità di trovare soluzioni e risposte. Tutta la vicenda avrà le sembianze di un pellegrinaggio "dantesco" e rivelatore per il protagonista, che si avventurerà in una ricerca della parte migliore di sé, trovandosi di fronte a ostacoli e situazioni illuminanti che, nella loro assurdità, (forse) lo faranno crescere. Almeno fino al prossimo viaggio.
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Camei e personaggi cult
The Generi è stato prodotto da Sky e Lotus Production e alla sua scrittura hanno partecipato, oltre Maccio Capatonda, anche Luigi Di Capua dei The Pills, Luigi Luciano, Giovanni Maggi e Clemente Meucci. Tra gli interpreti ci saranno alcuni dei personaggi più amati e conosciuti delle produzioni di Marcello Macchia, come Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Ektor Baboden (Luca Confortini) e Rupert Sciamenna (Franco Mari). Oltre ai camei di Nino Frassica e Alvaro Vitali compaiono anche Fabrizio Biggio, Antonello Fassari e Fabio Rovazzi. La serie è disponibile dal 7 giugno su NOW TV e Sky On Demand, e inaugura la nuova collezione "Generation", dedicata alle generazioni più giovani.