Un film che lo vede in veste di attore "serio" da poco su Netflix (scopritelo nella nostra recensione di Rapiniamo il Duce), un nuovo show comico appena sbarcato su Prime Video (Prova Prova Sa Sa, condotto da Frank Matano), un nuovo libro sugli scaffali, Libro 2, per distinguerlo dal precedente, Libro. Tante soddisfazioni per l'impegnatissimo Maccio Capatonda, la cui presenza al FIPILI Horror Festival 2022, oltre che dall'amore per l'horror, è giustificata dalla sua nuova web series, Maccioverse, che molti hanno paragonato a Black Mirror (basta guardare il primo episodio free su YouTube per capirne la ragione).
"Penso che ridere sia una cosa seria", esordisce Maccio di fronte a una platea fitta di giovani, "ma l'horror è il primo amore fin da quando mia madre mi ha fatto vedere 'Profondo rosso' a 8 anni. Da 4 anni me ne parlava dicendomi che non potevo vederlo. A 8 anni mi ha traumatizzato, ma da quel momento ho cominciato a noleggiare horror. Ho visto tuta la saga di 'Venerdì 13', 'Nightmare', 'Shining' a 10 anni, a 12 'Arancia meccanica'". Dalla teoria alla pratica, il passo è stato breve: "Dai 14 ai 16 anni ho girato una saga horror inaugurata da 'Venerdì 13: Jason a Chieti'. Purtroppo i nastri si sono smagnetizzati".
Mariottide: Maccio Capatonda e il ritorno del suo "eroe post-modesto dalla sfiga estrema"
"Nasco YouTuber per spaventare la gente"
Nell'adolescenza di Maccio Capatonda l'amore per l'horror andava di pari passo con quello per la lettura. Ancora oggi è un grande estimatore dei classici: "Mi piacciono Dostoevskij, Gogol, Puskin, Guy de Maupassant, e Bukowskyi. Ora sto leggendo 'La Recherche' di Proust, per leggere il primo ci ho messo quattro anni, per il secondo un mese. Ho letto tanto e ho iniziato a scrivere da 3 anni. Non pensavo che quelle cose fossero degne di essere letti, poi Mondadori mi ha detto 'Fai un libro' e ne ho scritti due. vorrei fare anche il terzo". Nonostante i titoli decisamente simili, Maccio specifica che "sono molto diversi. 'Libro 1' è autobiografico, 'Libro 2' sono racconti". Poi confessa: "Volevo fare un libro divertente, ma in realtà conteneva tantissimo morti. Da quando ho superato i 40 penso di essere un vecchio morente. Questa cosa la volevo raccontare nel libro".
Maccio Capatonda è destinato a far ridere, ma il suo intento iniziale era proprio quello di far paura. La sua passione per l'horror l'ha spinto a diventare videomaker proprio per realizzare film horror: "Da ragazzino prendevo il treno da Chieti per andare a Roma. Avevo tre tappe fisse: Luneur, vedere le ragazze di Non è la Rai al Centro Palatino e il negozio di Dario Argento, dove compravo coltelli, sangue finto e lattice per creare le ferite per la mai saga horror. Volevo far paura, ma tutti ridevano. Allora ho capito che la mia strada non era quella, ma oggi mi piacerebbe molto fare un horror. In fondo far paura o far ridere sono due facce della stessa medaglia".
La paura secondo Maccio
E mentre indica in The Visit di M. Night Shyamalan uno dei suoi film preferiti, Maccio Capatonda ammette di essersi tolto qualche soddisfazione con Omicidio all'italiana, secondo lungometraggio diretto dopo Italiano medio. "'Omicidio all'italiana', che non è un horror, bensì un noir, è stato accolto bene dalla critica, meno dal pubblico visto che ha fatto un terzo degli incassi di italiano medio" spiega Maccio, che ora ci riprova con Maccioverse, "una serie distopica con elementi veri. 'Black Mirror' è una delle mie serie preferite, da anni volevo realizzare una serie sulla tecnologia ispirata a film che mi hanno colpito come Her di Spike Jonze o 'Se mi lasci ti cancello'. Amo esplorare il mondo della tecnologia perché ne sono dipendente, anche se ora vorrei staccarmene".
Glass: Shyamalan è felice dell'omaggio di Maccio Capatonda!
Ma di cosa ha paura Maccio Capatonda? "Temo il dolore forte fisco, gli interventi chirurgici e le punture" confessa lui. "Da bambino scappavo per tutta la casa. La morte mi fa meno paura perché non è un mio problema al momento in cui muoio". Poi ci sono le paure lavorative, naturalmente. Come spiega Maccio, "essendo abituato a decidere quasi tutto da solo, temo la perdita di controllo, ma ora sto capendo che la volontà di controllare tutto è un problema. Così ho accettato progetti come 'LOL: Chi ride è fuori' e 'Rapiniamo il Duce', in cui mi sono fatto dirigere da un altro regista. Poter fare solo l'attore è bello perché ti deresponsabilizza. In più LOL mi ha fatto sdoganare il concetto del live. Un videomaker si difende dietro lo schermo, ma ora sto pensando di fare spettacoli dal vivo in teatro". A proposito di paura, in LOL Maccio non può non ammettere di aver faticato un bel po', pur essendone uscito vincitore: "Non poter ridere è stata una fatica tremenda, ero molto in difficoltà. Ma il vero terrore è stata l'apparizione di Lillo".