Alle spalle la grande scuola della comicità da cabaret, all'attivo una straordinaria carriera tra cinema, tv e teatro. Impossibile non amare le maschere con cui ci hanno insegnato a ridere di noi stessi. Nel film di Riccardo Milani, Ma cosa ci dice il cervello, che bacchetta il malcostume italico diviso tra tuttologi e maleducati, interpretano due vessatrici doc. Loro sono Paola Minaccioni e Carla Signoris, rispettivamente nei panni di Anita Ruggero, coatta arrogante dall'autodiagnosi facile ("Tanto ci sta internet") e in quelli di Agata, una donna sopra le righe, esuberante avventrice di locali notturni con un debole per i travestimenti. Ecco come le due vulcaniche comiche ci hanno raccontato i loro bizzarri personaggi.
Carla Signoris è Agata, la madre che nessuno vorrebbe avere
Come abbiamo spiegato anche nella nostra recensione di Ma Cosa Ci Dice il Cervello, Agata è diventata mamma (di Giovanna, la protagonista del film) da giovanissima e con lei Carla Signoris si è sbizzarrita: "È una donna eccessiva, vive la vita divertendosi, se ne va in giro per le feste vestita da Jessica Rabbit o da uno degli Abba, prende lezioni di reggaeton e tratta malissimo la figlia. Continua a vederla grigia e spenta, perché di lei non ha nessuna stima: aveva un marito meraviglioso, un aviatore, e l'ha lasciato inspiegabilmente. Insomma, è la mamma che nessuno vorrebbe avere!",
In questa intervista l'attrice ci racconta di come, in Ma cosa ci dice il cervello, abbia accettato di indossare parrucche e tutine senza battere ciglio, per travestirsi da icona pop.
Quale l'ha divertita di più tra Jessica Rabbit o Agnetha degli Abba? "Nessuna attrice accetterebbe come ho fatto io di indossare una tutina aderente bianca e vestirsi da Abba. Solo Riccardo Milani poteva convincermi!", scherza.
Paola Minaccioni: una tuttologa da incubo
Paola Minaccioni, invece, presta il suo estro comico alla vulcanica signora Ruggero, "una tuttologa che segue tutte le mode come quella del sushi e delle unghie con il gel, ama i tatuaggi ed è convinta che fare le cose che fanno tutti sia necessario. Non legge più libri né giornali, segue solo Internet, principalmente i social". Ma guai a giudicarla, poverina: "A volte io stessa mi sento un po' Anita. Ha deciso di curare la figlia come vuole lei, perché ha imparato che tutti possono sapere tutto. La mancanza di mezzi per distinguere il bene dal male crea mostri. È una persona totalmente in balia del mondo che la circonda, mi fa pena!".
E interpretarla l'ha divertita: "Abbiamo la fortuna di essere degli interpreti e l'animo umano è vasto. Se scritti bene i personaggi sono sempre divertenti da interpretare, a prescindere dal fatto che siano positivi o negativi. E poi i cattivi sono catartici e ci danno la possibilità di sfogarci: dobbiamo essere sempre così perbene, almeno quando recitiamo possiamo far vedere il mostro che abbiamo dentro".