Se negli ultimi anni, nella commedia italiana, abbiamo avuto un paio di casi "eccellenti" di opere ispirate a soggetti concepiti altrove (parliamo di Benvenuti al Sud e Il nome del figlio, rifacimenti rispettivamente dei francesi Giù al nord e Cena tra amici) il cinema sudamericano non era stato ancora preso a modello dai nostri sceneggiatori. Desta quindi curiosità, per l'apparente distanza del film originale dalle nostre coordinate culturali, questo Ma che bella sorpresa, remake del brasiliano La donna invisibile, datato 2009. Una distanza, per l'appunto, solo apparente, vista la scelta dell'ambientazione (una Napoli programmaticamente distante dall'immagine cupa che cinema e fiction ne hanno restituito negli ultimi anni), a sottolineare una solarità di atmosfere che crea un ideale fil rouge col modello originale.
Un'opera che, per il regista Alessandro Genovesi, arriva a solo pochi mesi di distanza dal precedente Soap opera; e che di nuovo affronta i temi dell'amore, delle sue problematiche, e di certi rapporti di vicinato sui generis, affidandoli alla coppia comica formata da Claudio Bisio e Frank Matano. Ad affiancarli, la "donna invisibile" del film brasiliano, in versione tricolore, col volto dell'esordiente Chiara Baschetti, quella più concreta incarnata da Valentina Lodovini, oltre a una coppia più stagionata quanto d'eccezione: quella formata da Ornella Vanoni e Renato Pozzetto, genitori milanesi di un Bisio di nuovo che, qui, è di nuovo alle prese col personaggio di un settentrionale trapiantato al sud.
Il regista e gli interpreti sopra menzionati, insieme ai produttori Maurizio Totti e Giampaolo Letta, hanno presentato alla stampa il film, co-prodotto dalla Medusa e in uscita in sala il prossimo 11 marzo.
La genesi
"L'idea è venuta al produttore Maurizio Totti", ha rivelato il regista. "Mi ha parlato del copione, e man mano che l'idea prendeva forma, mi sono reso conto che diventava sempre più interessante. Nonostante all'interno della storia ci siano dei cliché, secondo me c'era anche un'originalità: sia dal punto di vista comico, sia dal lato della confezione e della narrazione. Lui ha deciso di ambientarlo a Napoli, e questo per me è stato molto accattivante: negli ultimi anni c'è stata una rappresentazione univoca di quella città, mentre qui potevamo cercare di mostrarla in maniera un po' diversa, come non si faceva da anni. Abbiamo formato un cast pazzesco, che, al di là della levatura dei personaggi, si può definire davvero 'folle'."
"In realtà, l'idea mi è stata suggerita da un mio amico produttore, Gianni Nunnari, che mi segnalò il film brasiliano", ha precisato Maurizio Totti. "Mi disse che era stato nei cinema 24 settimane, e aggiunse: 'vogliamo essere da meno dei brasiliani?' Allora l'ho mostrato a Genovesi, e a quel punto abbiamo pensato al cast, prendendoci tutte le libertà del caso. Il film brasiliano infatti è diverso nella forma, nella linea narrativa e nei personaggi: lì, per esempio, il protagonista e la compagna immaginaria erano coetanei, e non c'erano i personaggi dei genitori. Solo l'idea di base è la stessa, insomma. Napoli era l'unica città in cui si poteva ambientare una storia del genere, secondo me: per una volta, volevo mostrarla senza camorra e immondizia, per ricordare che c'è anche questa, di Napoli."
"L'idea ci è piaciuta da subito", ha confermato Letta. "Abbiamo seguito tutta la lavorazione del film e ne siamo stati sempre più convinti. Un po' la storia ci stava spaventando, per le sue caratteristiche: ma riponevamo la massima fiducia in Alessandro."
I personaggi
"Lui si presenta come un romantico, ma poi si scopre che in realtà la sua figura è una presa in giro degli uomini", ha detto Bisio a proposito del suo personaggio. "E' uno che cerca la donna 'ideale', che gli faccia il _bloody mary, gli prepari un bagno caldo, ecc. Mia moglie, che è una femminista, vide il film brasiliano e si divertì molto, perché ci lesse subito la presa in giro degli uomini che hanno un certo ideale femminile".
Valentina Lodovini ha posto l'accento sul fatto che anche il suo personaggio, in fondo, vive un sogno: "Mi piaceva l'idealizzazione, la distanza tra realtà e sogno. Anche Giada la vive: lei infatti all'inizio è in una situazione di infelicità, a cui però reagisce con tranquillità, creandosi un mondo parallelo, una specie di soap opera personale. Mi commuoveva il suo atteggiamento: è trasognata, coraggiosa. Mi piaceva anche il fatto che si trovasse a scegliere tra realtà e sogno, e scegliesse la realtà; e inoltre mi è piaciuto interpretare una napoletana diversa dagli stereotipi."_
E' stata poi la "donna dei sogni", Chiara Baschetti, a raccontare la sua prima esperienza su un set. "Il motivo per cui sono stata scelta non lo so", ha detto l'attrice. "La parte mi ha colpito, lei mi piaceva perché rappresentava la donna perfetta: dolce, provocante, amica e amante insieme. Insomma, ciò che si suppone essere la donna ideale nella testa di un uomo, e che ho anche fatto un po' fatica ad interpretare. E' stato un ruolo divertente, inizialmente ero tesa per la sua particolarità, ma poi grazie all'aiuto degli altri sono riuscita a rilassarmi un po'."
E' stata poi la volta dei simpatici genitori del protagonista, coi volti della Vanoni e di Pozzetto. "Totti mi ha telefonato", ha detto la prima, "e mi ha detto che c'era una particina carina, con Pozzetto come marito; e poi mi ha fatto una certa cifra specificando che non ci sarebbe stato un euro in più. Io gli ho detto che andava benissimo: io faccio la cantante, e ogni tanto bisogna uscire dagli schemi. Adoro Napoli, è una città piena di fascino, ma all'inizio è stato terribile, cera un caldo terrificante. Matano, in compenso, mi fa ridere appena lo vedo. Mi sono divertita molto: in mestieri come il mio, d'altronde, o ci si diverte o è meglio che si lascia perdere".
"Quando mi hanno fatto leggere il copione, sono rimasto affascinato dal suo tono surreale", ha rivelato Pozzetto. "Ho cercato di tradurre il mio personaggio nella recitazione in un modo che fosse vero, accessibile. Ho recitato un padre che non fa una tragedia dei problemi mostrati dal figlio: credo di aver interpretato una parte vera. Mi sono divertito."
Matano ha scherzato invece sulla distanza "generazionale" tra lui, Bisio, Pozzetto e la Vanoni. "Quando mi hanno proposto il film, e mi hanno detto che c'era Claudio, io ho detto 'ma siete sicuri? Io lo guardo in tv fin da piccolo!' Poi mi hanno detto che c'erano pure Renato e Ornella: è stato strano, mi trovavo a recitare scene con loro e a volte non rispondevo perché mi pareva di vederli in televisione. Alessandro ti aiuta tanto, è anche un improvvisatore incredibile: bisognerebbe aggiungerlo come amico su Facebook e chattarci, perché è simpaticissimo. Il mio personaggio è vestito in modo ambiguo e cerca di aiutare Claudio, che è pazzo. Il film comunque è stata una delle esperienze più belle della mia vita."
Il confronto col modello e l'ambientazione
Qualcuno chiede al regista un commento su questa tendenza, recente, a rifarsi a modelli cinematografici altrui. "Io scrivo anche sceneggiature originali", ha detto Genovesi, "ma in questo caso ho fatto il regista. In questi casi, mi viene presentata una storia, e quello che faccio è cercare di capire come metterla in scena. Io vengo dal teatro, e lì si fanno praticamente solo remake: quando si fa Shakespeare, per esempio, si concentra solo sulla messa in scena. Qui abbiamo fatto più o meno altrettanto: mi è stato presentato un copione e mi è parso valido, l'ho trovato una commedia che si poteva avvicinare ai miei gusti. L'aspetto commerciale, poi, lo rimando ad altri."
"Il cinema è un mare in cui ci sono specie di pesci di tutti i generi", ha aggiunto Totti. "Ci sono storie originali, film d'autore e remake: l'importante è non confondere le cose che si fanno. Questo è un film commerciale di qualità, secondo me anche molto riuscito, di gusto." Un'altra domanda chiede poi di approfondire le differenze, a livello narrativo e di ambientazione, col film brasiliano. "L'originale era ambientato in una metropoli", ha risposto il produttore, "non c'era il mare, e il protagonista, anziché l'insegnante, faceva il controllore del traffico. Girare la nostra versione a Milano sarebbe stato triste: resto convinto che l'unica città che avesse la magia giusta era Napoli. Lo abbiamo fatto senza nessun timore potesse che l'ambientazione potesse rimandare ad altri film: dobbiamo toglierci questa jattura di pensare sempre al giudizio degli altri".
"La scelta secondo me è geniale", ha confermato Ornella Vanoni. "Io conosco benissimo i brasiliani, e c'è una grande somiglianza con i napoletani: sono entrambi un po' 'figli di puttana', nel senso buono, hanno un umorismo e una sfacciataggine molto simili."
"A me hanno consegnato un 'pacchetto', che era comprensivo dell'ambientazione", ha concluso Genovesi. "Maurizio mi ha detto che era da girare lì e con quegli attori, e io ho detto di sì. Non avevo mai girato a Napoli, ma è una città che in generale amo, in cui vivono alcune delle persone più care che ho. Ho fatto i sopralluoghi, ho visto quello che c'era di interessante e di utile, e alla fine devo dire di aver scelto i posti più veraci. Certo, era una battaglia quotidiana: arrivavamo quasi con dei blitz, e, visto il calore della gente, se non ci sbrigavamo diventava subito un bordello. Avevamo un po' la sensazione di essere in guerra. La città, in questo film, aveva la possibilità di diventare un personaggio, uno dei protagonisti: ho provato a renderla un po' fantastica, quasi come in teatro".