Il trailer del nuovo film di M. Night Shyamalan, Old, è stato lanciato nel corso del Super Bowl. Della pellicola, in uscita in estate, per adesso si sa pochissimo se non che la storia è tratta dalla grafic novel francese Sandcastle. In un incontro podcast tenutosi dell'ambito del Sundance Film Festival 2021, Shyamalan ha raccontato la genesi del film realizzata in piena pandemia. A differenza di molti registi costretti allo stop dall'emergenza sanitaria, l'autore de Il sesto senso ammette candidamente che per lui il 2020 è stato l'anno più impegnativo. Due sono i progetti su cui si è concentrato, Old per l'appunto e la seconda stagione della serie Apple Servant.
"Io sono uno scrittore e questa situazione mi ha permesso di concentrarmi sulla scrittura stando a casa senza tour promozionali o ospitate in tv" spiega M. Night Shyamalan. "Ho scritto Old, ho collaborato con i colleghi su Zoom e ho scritto tutti gli episodi della nuova stagione di Servant. Siamo stati i primi a fare migliaia e migliaia di audizioni su Zoom durante la pandemia con attori da ogni parte del mondo. Ma la parte più difficile è stata capire come girare senza rischi. Mi sono basato sulle informazioni dei medici e sulla mia conoscenza della natura umana. Ho creato una bolla riunendo una crew e un cast disposti a stare otto settimane con me senza mai fare ritorno a casa. Ogni persona è stata testa tre volte alla settimana. Le persone erano spaventate all'idea di non poter tornare a casa, ma hanno capito. Il mio film si svolge in solo due location che sono state controllate nei mini dettagli, dall'hotel al personale delle pulizie".
Come girare un film in pandemia limitando i danni
Old, interpretato da Thomasin McKenzie, Gael García Bernal e Rufus Sewell, è stato girato in esterni in Repubblica Domenicana con l'aiuto del governo locale. Quanto a Servant, viene girato in Pennsylvania, a poca distanza dal quartiere generale di M. Night Shyamalan. Il regista, abitualmente protettivo del suo lavoro visto che una delle sue regole d'oro è "mai collaborare con geni maledetti", ha affrontato l'emergenza sanitaria concentrandosi sul lavoro e cercando di preservare la propria creatività. "Non avrei mai pensato che l'intero mondo sarebbe stato chiuso, era un'idea improponibile e pericolosa fino a poco tempo fa. Non so come reagirà il pubblico vedendo raccontato questo brutto periodo sullo schermo. Adesso si è creata una polarizzazione tra chi vuole guardare i film a casa e che non vede l'ora di tornare al cinema".
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Tra i difensori della sala c'è lo stesso Shyamalan che qualche tempo fa ha sostenuto colleghi come Denis Villenueve e Christopher Nolan nella loro protesta contro la decisione di Warner Media di distribuire i film al cinema e in streaming su HBO Max nello stesso momento: "Warner ha tradito la fiducia degli autori perché il cinema è un'arte collettiva, ma in questo caso il profitto ha avuto la meglio. In una situazione come questa sono gli autori a dover decidere se aspettare e rinviare l'uscita del loro film o optare per lo streaming. Serviva una conversazione, invece è stato indebolito il valore dell'arte cinematografica". Il regista rifiuta con veemenza l'idea che, dopo la fine della pandemia, il cinema diventerà una rarità perché "siamo creature sociali, amiamo fare le cose insieme, vedere i film con gli amici. Quando esci di casa, vai al cinema, spegni il telefono e ti immergi nel film stai sperimentando arte per due ore. Più sei coinvolto più emozioni sperimenterai". Poi specifica: "Fare film per me è un'esperienza collettiva e sono così felice quando scopro di aver emozionato o divertito il pubblico".
I cult movie degli anni '80, una religione
M. Night Shyamalan ha respirato cinema fin dall'infanzia eppure per molto tempo lo ha considerato un hobby. I suoi genitori, immigrati indiani, sognavano per lui un futuro da dottore e ancora oggi, nonostante il successo ottenuto, temono ancora il suo crack. "Credo che sia la mentalità da immigrati. Sono cresciuto negli negli anni '70 -'80 e ho visto uscire in sala E.T. L'extraterrestre, Star War, I predatori dell'arca perduta. Questi capolavori sono diventati la mia religione e volevo ricreare quelle sensazioni. Così li ricreavo con i mezzi che avevo, erano copie fatte nel peggior modo possibile. Ma mi stavo perdendo la parte davvero divertente, la creatività".
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Giunto a vent'anni, Shyamalan ha capito cosa voleva davvero fare nella vita e ha realizzato il suo primo lavoro, l'autobiografico Praying with Anger, prodotto e autofinanziato raccogliendo soldi da amici e parenti: "Abbiamo venduto il film a una tv via cavo per la stessa cifra che avevamo speso. Non ho guadagnato niente. Ogni volta che ho cercato di stare fuori dal sistema e provare qualcosa di nuovo mi è successa la stessa cosa". Sarà questo il motivo che ha spinto M. Night Shyamalan a sviluppare la sua carriera all'insegna della prudenza. Come confessa, "Sono sempre ansioso riguardo a ciò che accadrà. L'unica cosa che mi calma è creare. Se potessi concentrarmi solo su questo sarei la persona più felice del mondo. Ma quando penso ai problemi pratici mi convinco che questo è l'ultimo film che mi faranno fare. Ricordo il periodo in cui montavo Unbreakable - Il predestinato e pensavo 'Fammi andare il più veloce possibile perché ho paura che questo sarà il mio ultimo lavoro. Chi altro, oltre a me, vorrà vedere un film sui fumetti?"