Fin dal suo esordio, Luther si è rivelata una delle serie più intriganti e ben costruite del panorama televisivo, ritagliandosi uno spazio nel cuore del pubblico e proiettando Idris Elba nell'olimpo delle star. Dopo cinque stagioni, tanto dolore e qualche colpo di scena ben costruito, era naturale voler dare una fine gloriosa alla serie poliziesca inglese creata da Neil Cross. E così, nel film Netflix Luther - Verso l'Inferno, ritroviamo John Luther alle prese con la scomparsa di un giovane addetto alle pulizie e con la caccia a quello che si presenta uno dei serial killer più efferati mai apparsi a Londra.
Nel frattempo, il problematico detective viene incastrato per la sua tendenza ad aggirare la legge e messo in carcere, da dove uscirà con una rocambolesca evasione per unirsi al suo vecchio superiore Martin Shenk (Dermot Crowley) e alla nuova agente che ha preso il suo posto, Raine (Cynthia Erivo). La caccia al serial killer trascinerà Luther e Raine lontano dal cuore di Londra, fin nella gelida Norvegia.
Dalla serie al film
Tra le serie poliziesche inglesi targate BBC, Luther si distingue per una serie di tratti peculiari che l'hanno resa riconoscibile e sempre coerente. In primis la centralità assoluta del personaggio di John Luther, con Idris Elba che accentra su di sé tutta l'attenzione col suo carico di tormenti, solitudine, coraggio e spirito il ribellione. Sempre fedele a se stesso, l'eroe problematico veste perfino nel solito modo, col cappotto di tweed, la camicia grigia e la cravatta bordeaux. Nel corso delle cinque stagioni, Luther si imbatte in alcuni personaggi ricorrenti con cui nasce un fervido confronto, come la killer psicopatica Alice Morgan, interpretata da Ruth Wilson, che intreccia una passionale relazione con il detective, e il partner Justin Ripley, a cui dà vita il talentuoso Warren Brown, ucciso nel penultimo episodio della terza stagione.
In Luther - Verso l'Inferno la psicologia di John Luther diviene ingrediente secondario. A differenza della serie, il film concentra l'azione in un arco di tempo limitato cercando di compiacere sia i fan della serie tv che i nuovi spettatori. La soluzione, per Neil Cross, è concentrarsi sull'azione accantonando il sottotesto psicologico. Coadiuvato dalla regia sincopata di Jamie Payne, lo sceneggiatore costruisce spettacolari scene d'azione dominate da un serial killer crudele e ambiguo, reso ancor più raccapricciante dalla performance di Andy Serkis. Come nel caso di John Luther, però, due ore e passa di film non ci spiegano con chiarezza le motivazioni alla base della sua follia omicida se non sommariamente.
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L'azione ha la meglio sull'approfondimento psicologico
Più che restare fedele allo spirito della serie amata dalla critica, Neil Cross sembra preoccupato di voler dare al pubblico ciò che desidera. Fin dall'incipit al cardiopalma, in cui un giovane addetto alle pulizie viene spinto da una telefonata a lasciare il lavoro per avventurarsi nella notte londinese, Luther - Verso l'Inferno svela la sua ambizione di proporsi come raffinato thriller ad alto tasso di violenza. Sequenze pulp e momenti raccapriccianti non mancano. Il serial killer di Andy Serkis non difetta certo di ingegno nell'eliminare le sue vittime, progettando granguignoleschi ritrovamenti dei corpi che non sfigurerebbero in un horror. La stessa gestione della tensione sembra indirizzata a impedire che lo spettatore provi momenti di stanca (cosa che - va detto - non accade).
Ciò di cui si sente davvero la mancanza, nel film, è il contatto umano con i personaggi. Se si esclude l'empatia che emana il personaggio di Martin Shenk, richiamato dalla pensione per dare un mano nelle indagini in quanto amico di Luther, la psicologia dei caratteri è appena abbozzata. Cynthia Erivo appare smarrita nel ruolo di Raine, che passa da un eccesso di ostilità nei confronti di Luther alla preoccupazione per la scomparsa della figlia, mentre Andy Serkis dà vita a un cattivo luciferino a tutto tondo privo di empatia nei confronti di chiunque, perfino della moglie malata. Il suo villain è una sorta di hacker milionario che adesca le sue vittime dopo averle spiate grazie a webcam e internet, per poi ricattarle. L'ingrediente hi-tech introduce una critica all'abuso delle nuove tecnologie troppo vaga per avere un reale peso nella storia.
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In tutto ciò, rispetto agli altri personaggi John Luther ha un vantaggio: è già conosciuto dal pubblico. Il che permette a Neil Cross di vivere di rendita, omettendo molte informazioni senza danneggiarlo più di tanto. Certo, anche il poliziotto di Idris Elba soffre della stessa carenza nell'approfondimento della psiche degli altri. Che cosa prova a starsene rinchiuso in cella? Con quali remore morali si imbarca in un'evasione degna de La grande fuga al centro della scena più spettacolare di Luther - Verso l'Inferno? Vista la scarsezza di battute pronunciate dal suo personaggio, non ci resta che evincerne le emozioni leggendo le espressioni dipinte sul bel volto di Idris Elba.
Il divo inglese mette ancora una volta talento e fisicità al servizio di John Luther. Forse non lo vedremo mai nei panni di James Bond, ma Verso l'inferno gli offre la possibilità di togliersi diverse soddisfazioni. A scapito del realismo, lo vediamo immergersi nel ghiaccio, combattere a mani nude dopo essere stato accoltellato, respingere da solo i compagni di prigione che vogliono vendicarsi di lui. Elba ipoteca seriamente un ruolo da supereroe e poco importa che, per farlo, motivazioni e coerenza nel plot scricchiolino a più riprese. La sua Gotham City è Londra, l'unica co-protagonista con cui condivide volentieri la scena. Insieme a Luther ne percorriamo le aree più periferiche e isolate o ci inoltriamo nelle viuzze di Soho bagnate di pioggia per finire a Piccadilly Circus, nel cuore pulsante della città, dove è ambientata una delle scene madri del film. E quando la capitale inglese che conosce come le sue tasche finisce per stargli stretta, l'azione si sposta in Norvegia (?!) offrendo nuovi paesaggi e nuove possibilità d'azione al pubblico. Con questo nuovo Luther larger then life, "il limite è il cielo". O meglio, il grande schermo.
Conclusioni
Come rivela la recensione di Luther - Verso l'inferno, nel passaggio da serie tv a lungometraggio si sacrifica l'approfondimento psicologico a favore della spettacolarità. La dimensione thriller è valorizzata come così le scene pulp e raccapriccianti, a difettare sono motivazioni e realismo, con il John Luther di Idris Elba che svetta nei panni dell'eroe che salva tutti perdendo, però, un po' del fascino originario del suo personaggio.
Perché ci piace
- Idris Elba svetta su tutti con la sua interpretazione, John Luther ci era mancato.
- L'uso di location periferiche o meno note ci permettono dii scoprire una Londra inedita.
- Due ore abbondanti di film scorrono veloci grazie a un'ottima gestione della tensione e alla presenza di scene spettacolari e raccapriccianti...
Cosa non va
- ...ma a farne le spese sono realismo, coerenza e approfondimento psicologico dei caratteri.