Occhi grandi e stralunati, voce pacata e sorriso pronto a esplodere quando meno te lo aspetti: Luca Marinelli è stato uno dei grandi protagonisti di questa stagione cinematografica, grazie ai film Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, pellicole che, partendo da presupposti completamente diversi, raccontano una Roma universale, fatta di persone ai margini della società, personaggi destinati a rimanere a lungo nell'immaginario collettivo. Grazie a Cesare e Lo Zingaro, Marinelli ha portato al grande pubblico il suo talento, convincendo anche la critica, che, tra i tanti premi collezionati in questi mesi, gli ha conferito anche il David di Donatello al miglior attore non protagonista.
Nato a Roma ma residente a Berlino, Marinelli ha trovato il tempo di incontrare il pubblico di ragazzi del Giffoni Film Festival tra un ciak e l'altro, raccontando questo anno incredibile, vissuto per un lungo periodo in Italia: "Ogni volta che torno qui sento qualcosa" ha detto in conferenza stampa, continuando: "Vivere all'estero ti porta a essere lontano da tutto questo e allo stesso tempo a osservarlo meglio. Sono due mondi differenti ed è interessante viverli entrambi".
La scelta dei ruoli e il teatro
La solitudine dei numeri primi, Tutti i santi giorni, La grande bellezza. I film precedenti alla coppia d'assi di quest'anno fanno capire che Marinelli ha intuito per quanto riguarda la scelta di ruoli e copioni, scelti tutti seguendo una solo guida: "Scelgo i ruoli in base a quanto mi emozionano: se un copione mi piace vado al provino. Se invece leggendo la sceneggiatura quello che vedo non mi convince non vado: credo sia una questione di serietà. Se partecipo a un progetto in cui credo mi impegno al massimo. Fare qualcosa che già dall'inizio sai non convincerti non mi sembra professionale".
Dall'esordio nel 2010 grazie al film di Saverio Costanzo, Marinelli non ha sbagliato un colpo, ma ha potuto fare sempre meno teatro, suo primo grande amore: "Il teatro è fondamentale: vorrei tanto tornare a farlo, è una cosa a cui aspiro. Penso sia un allenamento necessario: è molto più rischioso del cinema. Cinema e teatro sono come due città nella stessa regione: adesso sto in una città, per fortuna, ma mi piacerebbe tornare a far visita a quell'altra ogni tanto".
L'eredità di Claudio Caligari
Terzo e ultimo film di Claudio Caligari, Non essere cattivo è stato presentato alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia, conquistando da subito la critica. Per Marinelli è stata una vera e propria esperienza di vita: "La sceneggiatura di Non essere cattivo, di Giordano Meacci e Francesca Serafini insieme a Caligari, andrebbe pubblicata: è scritta meravigliosamente. È pazzesca: mi ricordo che mentre la leggevo la mia compagna si è avvicinata e mi ha chiesto come stavo. Avevo il fiatone. La sceneggiatura mi ha riempito di un mondo: mi ha attivato una serie di ricordi e visioni. Incontrare Claudio è stata una fortuna: purtroppo non posso più augurarla a nessuno. Però lui è nei suoi film e quelli ci rimangono. Era una persona che portava messaggi e valori, spesso non detti: vedere qualcuno che se ne sta andando ma si preoccupa comunque di fare un film mi ha commosso. Una volta, per spiegare una scena, ha detto che non bisogna avere paura sul set: mi ha colpito molto. È vero: non bisogna avere paura".
Diventare Cesare è stato un vero e proprio cambiamento: "Per diventare Cesare ho compiuto una vera e propria mutazione: i vestiti anni '90, con i pantaloni a vita alta, il taglio di capelli, il dimagrimento. Nella preparazione Claudio ha inserito anche la visione di alcuni film: i suoi precedenti, Amore tossico e L'odore della notte, e poi Accattone, Rocco e i suoi fratelli e Mean Streets".
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Lo chiamavano Zingaro
La fama però è arrivato con l'incredibile Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot: un personaggio folle, un villain sui generis, accattivante e malvagio, diventato immediatamente cult anche per la sua ambiguità, cercata dal regista, Gabriele Mainetti: "Se devo essere sincero non ci ho pensato: sapevo quello che facevo ma non l'ho inquadrato in nessun modo" ha detto Marinelli a proposito dello Zingaro, continuando: "L'ho fatto e basta. Lo Zingaro fa certe cose, si veste in una determinata maniera, pensa cose assurde: non ho scavato, mi sono limitato a vivere il suo mondo. Non mi sono posto il pensiero della sua ambiguità. Se Gabriele ha detto che è ambiguo però è ambiguo: chi sono io per smentirlo. La preparazione è stata divertentissima: fin dai provini. Le prove costumi e le improvvisazioni con tutto il cast sono state fantastiche: abbiamo creato scene e situazioni che in sceneggiatura non c'erano per caricare i personaggi".
Con Mainetti si è creata un'intesa speciale: "A differenza di tante altre cose che ho fatto, questo è un film che è stato visto. Sono contento: conoscevo Gabriele tramite il suo lavoro, perché avevo visto i suoi corti. Di persona non ci eravamo mai visti: la cosa bella del cinema è che un film ti colpisce per prima cosa dalla sceneggiatura, ma poi molto lo fa anche la fascinazione per il regista, che ti incanta spiegandoti il lavoro. La sceneggiatura aveva già fatto tanto: mi ricordo che quando l'ho letta sono impazzito, ho pensato subito che fare un film del genere sarebbe stato meraviglioso. Penso che molti non ritenevano possibile realizzare un film così in Italia: per questo forse c'è stato questo entusiasmo da parte di tutti quelli che l'hanno visto".
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L'impatto del film sul pubblico è stato importante, come ha raccontato l'attore: "Ora c'è un circolo Jeeg Robot a Tor Bella Monaca. E mi ricordo i tanti grazie dopo le proiezioni di Non essere cattivo: è come se avessimo dato voce a dei Cesare e dei Vittorio. Sono film importanti perché sono sguardi su una realtà che esiste: uno forse è più fantastico, ma ha comunque un piede nella realtà e l'altro nella fantasia più totale. È stato interessante partire non da Gotham City ma da Tor Bella Monaca: ha dato anche a me la possibilità di conoscere quei posti, non ci ero mai stato. La stessa cosa per Ostia: ci sono stato due mesi e l'ho conosciuta: ho incontrato delle persone che mi hanno emozionato".
Nuovi progetti e sogni avventurosi
Nonostante gli impegni promozionali e la partecipazione a praticamente tutti i festival cinematografici più importanti d'Italia, Marinelli ha ben tre nuovi progetti in uscita: Lasciati andare di Francesco Amato, Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli e Il padre d'Italia di Fabio Mollo, di cui non può ancora dire molto: "Nei primi due ho piccole parti che ho amato molto: per quanto riguarda Lasciati Andare, non posso dire molto. Conoscevo Francesco Amato solo tramite la sua opera prima, quando l'ho incontrato l'ho trovato una persona molto interessante. Inoltre ho avuto il privilegio di tornare a lavorare con Toni Servillo. Nel film di Andrea Molaioli, Tutto per una ragazza, invece sono un giovane padre un po' particolare: la storia è molto bella. Devo ancora vedere entrambi i film: spero di farlo presto, sono curiosissimo. Le riprese di Il padre d'Italia invece sono finite ai primi di maggio: con Isabella Ragonese siamo partiti dal nord Italia per arrivare in Calabria, è un viaggio di due persone che si scoprono".
Dopo aver lavorato con Paolo Sorrentino e Paolo Virzì, essere diventato un attore di culto grazie allo Zingaro e aver dato una performance commovente in Non essere cattivo, il ruolo dei sogni rimane sempre uno: "Vorrei fare tanto Indiana Jones: è proprio il mio idolo da sempre. Un remake magari. Il mio sarebbe un Indiana Jones peggiore dell'originale ma sicuramente diverso".