Ciò che colpisce scrivendo la recensione di Love Life, la prima serie originale di HBO Max che arriva da noi dal 15 settembre con appuntamento settimanale su TIMVision, è come sia destinata a un pubblico ben preciso, ovvero quello che racconta. È possibile infatti che altri trovino la protagonista Darby - una giovane millennial in cerca dell'amore in quel di New York, interpretata da Anna Kendrick - respingente. Questo perché la storia raccontata è sì di tutti ma in realtà più indirizzata al tipo di target di cui (e a cui) parla: millennial-hipster-indie-wannabe.
Il problema principale di Love Life è il modo in cui racconta la storia: tutto viene narrato in voice over da Lesley Manville, apprezzata attrice inglese che qui purtroppo risulta troppo distaccata, troppo poco interessata alla vita di Darby, quasi stesse snocciolando dei dati o un sondaggio agli spettatori. I dilemmi amorosi, di amicizia e lavorativi, la crescita sentimentale di Darby, tutto è così impeccabile da risultare finto, falsato, costruito, anche quando la nostra eroina dovrebbe essere "una di noi", che si sveglia struccata e che colleziona figure imbarazzanti e improbabili per trovare la persona giusta.
LA PERSONA GIUSTA
Ogni episodio si intitola come una persona importante nella vita di Darby per un certo periodo di tempo, e che la porterà verso "il vero amore". Spesso oggi ci si affida a app e simili per trovare "la persona giusta" in amore tanto millantata. Quello che fa Love Life è quasi mettere in scena quell'algoritmo, più che un sentimento sincero, pur raccontando di incontri casuali dal vivo. Le disavventure amorose della protagonista non riescono sempre ad arrivare al cuore dello spettatore, a farlo tifare per lei e per la sua felicità. La scelta di Anna Kendrick, nome noto e generalmente accolto positivamente, è vincente per la prima stagione del serial, ma allo stesso tempo il personaggio che le è stato costruito addosso dagli autori potrebbe ottenere l'effetto contrario a quello desiderato. Nella prossima stagione già ordinata, del resto, Love Life racconterà una nuova ricerca dell'amore da parte di un nuovo protagonista. Parallelamente la serie ci mostra la vita di chi orbita intorno a Darby, come quella delle due migliori amiche e coinquiline, e il fidanzato di una di loro (che qualcuno riconoscerà come il ballerino di Mozart in the Jungle), ma anche qui non sembra esserci un vero e proprio interesse per ciò che accade loro tanto da approfondirlo fino in fondo.
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NEW YORK, I LOVE YOU, MAYBE
Parte del merito (o della colpa) dell'effetto che può fare nello spettatore Love Life è da imputare alla location. La New York qui mostrata non è la Grande Mela variegata e variopinta di Modern Love, non è la città che non dorme mai e piena di possibilità di Sex and the City, non è la New York musicale di Little Voice, o ancora quella magica di Un giorno di pioggia a New York. Piuttosto il creatore esordiente Sam Boyd con questo show sceglie di raccontarne una parte, un punto di vista, quello dei millennial-hipster-indie-wannabe. Che anche quando cadono, non cadono per davvero, e la vita in qualche modo gli sorride. Che non sono un vero disastro in amore, ma quasi recitano una parte. Che tutto ciò in cui si imbattono, anche la naturale ingenuità della crescita e la "sindrome di Peter Pan", sembra il risultato di una serie di "calcoli" piuttosto che uno spontaneo evolversi degli eventi. Alla fine siamo contenti per Darby, ma lo siamo per davvero?
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Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di Love Life felici per la scelta di una protagonista generalmente adorabile come Anna Kendrick ma perplessi perché in questo ruolo potrebbe risultare respingente per gli spettatori. Così come la voce narrante, il tono, l’atmosfera e gli altri personaggi: tutto è poco romantico e più calcolato, poco spontaneo e più premeditato, e rischia di essere indirizzato a un target troppo legato al mondo che racconta, quello dei millennial-hipster-indie-wannabe, e non, come auspicabilmente dovrebbe essere, anche ai più cinici fra noi.
Perché ci piace
- La location offre un punto di vista ancora “diverso” su New York, incentrata sulla parte millennial-hipster che racconta e a cui si rivolge.
- La protagonista Anna Kendrick è un’ottima scelta per la prima stagione…
Cosa non va
- … ma allo stesso tempo la sua Darby potrebbe risultare respingente per gli spettatori, così come gli altri personaggi, la narratrice e il tono della storia raccontata.