Il 23 maggio 2010 andò in onda negli Stati Uniti il doppio episodio finale di Lost, serie che nel corso di dieci stagioni aveva incantato e più di una volta anche fatto arrabbiare il suo pubblico, con la sua rete di misteri, flashback, realtà parallele e quant'altro. Il suo successo rimane notevole, nell'ambito delle produzioni per la televisione generalista, in quanto una di quelle rare serie che, almeno durante la prima messa in onda (le repliche sono un altro discorso), ottenne ascolti da capogiro pur essendo ciò che i network tradizionali tendono a odiare: una produzione puramente serializzata, senza episodi veramente autoconclusivi, l'esatto opposto di ciò che solitamente va per la maggiore (basti pensare al palinsesto della CBS, dominato da polizieschi procedurali). A dieci anni da quella conclusione tanto attesa, che continua a dividere, abbiamo voluto rivisitare il mondo dello show con alcune curiosità sulla sua realizzazione.
1. Nascita ingannevole
La premessa della serie nacque da un'idea di Lloyd Braun, all'epoca responsabile della ABC, che propose a Jeffrey Lieber di scrivere un pilot. Insoddisfatto del risultato (Lieber aveva persino cambiato il titolo dello show), Braun reclutò J.J. Abrams, il quale accettò a due condizioni: doveva esserci un elemento paranormale, e non avrebbe ideato la serie da solo. Per tale scopo fu chiamato in causa Damon Lindelof, già di suo desideroso di collaborare con Abrams. Anche se Lieber rimane menzionato come co-creatore, a causa di un cavillo contrattuale legato al Writers Guild of America, lo show vero e proprio è farina del sacco di Abrams e soprattutto di Lindelof, dato che il primo dovette lasciare la supervisione generale della serie dopo pochi episodi a causa di altri impegni. Per ottenere l'approvazione definitiva del network, il duo dovette mentire su un aspetto importante: la ABC non voleva trame orizzontali troppo complicate. Ironia della sorte, Braun fu licenziato dalla Disney prima del debutto dello show, considerato troppo rischioso e costoso (il pilot da solo costò 14 milioni di dollari).
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2. L'importanza della segretezza
Per impedire fughe di notizie e spoiler dal set, era la prassi, soprattutto per i finali di stagione di Lost, far recapitare agli attori solo le pagine del copione che riguardavano i loro personaggi. Questo significa che molti membri del cast dovettero aspettare la messa in onda per scoprire dettagli importanti come i flashforward (finale della stagione 3) e il significato della timeline alternativa (finale della serie). Dopo la messa in onda della quinta stagione, al termine della quale si scopre che John Locke è veramente morto e al suo posto c'è un impostore (L'Uomo in nero), la rivista inglese SFX chiese a Terry O'Quinn quando seppe di aver interpretato il villain principale dello show per una stagione intera. La risposta: "Nello stesso momento in cui l'avete scoperto voi." Solo Matthew Fox era al corrente di come sarebbe finita la serie con largo anticipo (o almeno, come sarebbe finita per il suo personaggio, che muore nella sequenza finale).
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3. L'episodio fuori formato
Non è insolito, per una serie, avere episodi in cui non appare una parte del cast, per vari motivi (esigenze di copione, cause di forza maggiore per la disponibilità degli attori, eccetera). Decisamente inusuale, però, è avere un episodio dove non appare nessuno dei membri del cast fisso (inclusi gli ospiti che in occasione del finale furono promossi nei titoli di testa), per lo meno non in materiale girato appositamente. Parliamo di Al di là del mare, che devia dal formato classico dello show per raccontare, in modo del tutto lineare, l'origine di Jacob e dell'Uomo in nero. Loro due, e la loro "madre", sono le uniche presenze importanti dell'episodio, fatta eccezione per la sequenza finale che in realtà è materiale d'archivio tratto dalla prima stagione.
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4. Angelo e diavolo
Mentre interpretava Jacob, visto da molti come una sorta di figura angelica (gli autori hanno citato come ispirazione il leone Aslan, noto personaggio della letteratura fantasy), a partire dal finale della quinta stagione, Mark Pellegrino era anche impegnato sul set di Supernatural nei panni di Lucifero (e uno dei suoi scagnozzi era Titus Welliver, alias l'Uomo in nero). Pertanto l'attore dovette continuamente viaggiare tra le Hawaii e Vancouver, e ha raccontato che sui rispettivi set i fan erano soliti riconoscerlo per l'altro ruolo. Da notare anche che Pellegrino, pur essendo a conoscenza dello show, non lo aveva propriamente seguito quando fu scritturato, e si rese conto dell'importanza di Jacob per la mitologia della serie solo quando glielo fecero presente durante le riprese.
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5. Casting alternativi
Nelle intenzioni di J.J. Abrams e Damon Lindelof, Jack Shepard all'inizio doveva morire nel primo episodio, e per quel motivo avevano pensato a qualcuno come Michael Keaton, la cui uscita di scena improvvisa avrebbe sconvolto il pubblico. In corso d'opera, però, si decise di rendere il personaggio uno dei protagonisti, e a quel punto Keaton non fu proprio contattato perché non gli interessavano ruoli seriali a lungo termine. Prima di diventare Jack, Matthew Fox dovette comunque sostenere il provino per Sawyer, dato che all'epoca non c'erano battute per altri personaggi, e lo stesso capitò a Jorge Garcia e Dominic Monaghan. Quando finalmente toccò a Josh Holloway, gli autori si resero conto che non era adatto per la versione di Sawyer che avevano scritto loro (un truffatore carismatico e raffinato), e decisero di cambiarlo per renderlo più simile a Holloway, chiedendo all'attore di non celare il proprio accento del Sud degli Stati Uniti.
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6. Complicazioni linguistiche
Durante il provino per il ruolo di Kate, l'attrice Junjin Kim spiegò agli autori che sapeva perfettamente il coreano, essendo nata e cresciuta a Seoul prima di trasferirsi negli Stati Uniti all'età di sette anni. La parte di Sun fu creata appositamente per lei, e il suo bilinguismo entra in gioco per quanto riguarda il rapporto non proprio roseo con il marito Jin, che parla solo coreano. Ironia della sorte, per l'attore Daniel Dae Kim era l'opposto, dato che lui è nato e cresciuto in Pennsylvania, e dovette reimparare la lingua, che non parlava più dai tempi del liceo. La questione della lingua generò anche una teoria dei fan, mai veramente risolta, sulla vera nazionalità di Danielle Rousseau: il nome è francese, e la donna è ripetutamente descritta come tale, ma l'attrice Mira Furlan, che ha imparato la lingua all'università, in originale si esprime con un evidente accento croato.
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7. Crossover ufficiosi
Anche se tecnicamente non fanno parte dello stesso universo, ci sono diversi rimandi alla serie in C'era una volta, con cui è accomunata da alcuni elementi: parte di cast e troupe, il network, la natura corale e l'uso di flashback. I due creatori, Edward Kitsis e Adam Horowitz, iniziarono proprio come sceneggiatori dell'altro show, e per omaggiarlo hanno occasionalmente inserito elementi riconoscibili come la linea aerea Oceanic, proprietaria del velivolo che precipitò sull'isola. Nel 2005, invece, lo stesso J.J. Abrams inserì un rimando musicale nella premiere della quarta stagione di Alias, ossia la canzone You All Everybody, brano di successo dell'ex-rocker Charlie Pace. Inoltre, nella serie spionistica recita l'attore-feticcio e migliore amico di Abrams, Greg Grunberg, che nel contesto dell'isola misteriosa fu reclutato per interpretare il malcapitato pilota, ucciso nel primo episodio.
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8. Piani a lungo termine
Mentre diversi aspetti della serie erano stati pianificati in anticipo (il che portò alla negoziazione con ABC al termine della terza stagione per avere un numero determinato di episodi per chiudere lo show, in modo da evitare di allungare il brodo), alcuni furono dovuti a circostanze esterne, come l'uscita di scena di alcuni personaggi (Walt fu rispedito a casa perché l'attore stava crescendo a un ritmo incompatibile con la cronologia della serie), mentre altri nacquero sul momento. In quest'ultima categoria rientra la paralisi di John Locke, che fu decisa durante la scrittura dell'episodio che introduce il suo passato. Pertanto, quando nel secondo episodio Locke dice a Walt "Vuoi sapere un segreto?", gli autori non avevano ancora deciso cosa sarebbe stato.
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9. Un'altra Kate?
Dopo essere stata scelta per il ruolo di Kate, Evangeline Lilly ebbe un piccolo problema per potersi recare sul set: in quanto cittadina canadese, le serviva un visto speciale per lavorare negli Stati Uniti, e nell'attesa Abrams fece in modo che tutte le scene con Kate fossero spostate al termine delle riprese del pilot. Lui e Lindelof perorarono la causa dell'attrice, ma il curriculum di lei, piuttosto scarno all'epoca, rischiò di compromettere il tutto poiché era difficile dimostrare che avesse il talento indispensabile per interpretare Kate. Alla fine la situazione si risolse, ma talmente all'ultimo che appena ottenuto il visto la Lilly dovette immediatamente prendere un volo per le Hawaii e iniziare a girare.
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10. Come si chiama?
Nel corso della serie non viene mai svelato il nome dell'Uomo in nero, antagonista principale dello show. I fan, data la connotazione biblica del suo rapporto con Jacob, lo chiamano Esau, mentre una prima versione di una delle sceneggiature della sesta stagione lo chiamava Samuel, nome che però non viene usato in alcun modo sullo schermo. La questione si evolvette a tal punto da spingere gli autori a scherzarci su con un cortometraggio mostrato al Comic-Con di San Diego nel 2011: teoricamente un'estensione di una vera scena dello show, è una conversazione tra Jacob e il fratello, per l'occasione chiamato... Barry.
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