Parlando di telefilm, sarebbe stato impossibile non discutere del serial che più di ogni altro ha calamitato l'attenzione degli spettatori negli ultimi anni, arrivando a modificare profondamente le dinamiche su cui si fonda l'esperienza televisiva. E ora che Lost si avvia verso la conclusione, sempre che non venga confermata la voce riguardante un risolutivo lungometraggio per il grande schermo, i sentimenti del pubblico sono contrastanti: c'è chi teme che sia impossibile giungere a un epilogo coerente e sensato, vista la mole di spunti offerti dalla sei stagioni della serie, e chi quasi preferirebbe non vedere il finale pensato da Abrams e soci, e mantenere l'alone di mistero e ambiguità che circonda i destini dei superstiti dell'Oceanic 815. Alessandra Comazzi ha moderato un costruttivo e acceso dibattito sulla questione, che ha visto come protagonista innanzi tutto Gianluca Neri, giornalista e blogger che per primo ha pubblicato sul proprio sito alcune anticipazioni sul finale. "Si tratta di informazioni assolutamente marginali", assicura, ma si sa che qualsiasi spunto è meritevole di essere colto dai fan più accaniti.
Nell'ideale divisione manicheista tra pro-capolavoro e pro-boiata, Neri si schiera ovviamente tra i primi: Lost è, a suo parere "la prima perculata intelligente dai tempi di Twin Peaks". Per il critico Mattia Nicoletti il punto di forza della serie è però un altro: Lost è il capolavoro assoluto del character drama, grazie alla cura meticolosa riposta dagli sceneggiatori nella costruzione della personalità dei tanti carismatici protagonisti. Non tanto la storia, quanto l'introspezione psicologica, costituisce il punto nodale della serie; tanto è vero che Lost ha creato dei veri e propri tormentoni, basati sugli stessi interrogativi che attanagliano Jack e soci: la sequenza numerica, la botola, il fumo nero.
A dire la sua su questo scottante argomento è intervenuto anche Maccio Capatonda, altro ospite illustre del festival dove ha presentato i suoi nuovi Drammi Medicali e ha avuto modo di parlare del futuro della web tv. Maccio si dichiara un fan di Lost, "bello proprio per quello che si immagina, non tanto per quello che si vede". In quest'ottica, il finale può essere deludente per chiunque, vista interpretazione personalissima che ogni spettatore può dare agli accadimenti della serie. Il comico appartiene alla schiera di coloro che non possono aspettare i tempi lunghissimi della tv generalista, e che va a caccia in rete di informazioni fresche, in barba al rischio spoiler.
Questo eccessivo attaccamento al particolare può anche dare luogo ad atteggiamenti fastidiosi, secondo Biasin: "c'è sempre l'amico che ti dice 'io ho capito tutto!', e la settimana dopo si trova a dare un'interpretazione completamente diversa".
L'atteggiamento più equilibrato in merito è forse quello di Maccio Capatonda, che filosoficamente afferma "l'importante è credere di aver capito. Vedere Lost è un po' come vedere un film di Lynch. Ma almeno in questo caso c'è la prospettiva di poter capire, un giorno".
Una delle trovate che più ha destato perplessità è stata quella, recente, dei cosiddetti flash-sideways, in cui i protagonisti vivono realtà parallele: per molti una furbata, per altri è invece un espediente divertente per presentare i personaggi secondo una luce diversa, e soprattutto per soddisfare la curiosità di chi si è domandato cosa sarebbe avvenuto se il volo Oceanic 815 fosse giunto felicemente a destinazione.
Per Biasin è in realtà la stessa motivazione di fondo dei sopravvissuti ad essere inconsistente: vite disastrate come le loro non giustificano una volontà così strenua di tornare alle loro ordinarie esistenze. E poco importa se alcuni di loro andranno incontro ad una morte "da pirla", d'altronde, afferma Neri "su centinaia di passeggeri, non tutti possono essere eroi e comportarsi da tale".
Un fan che si rispetti non si limita a subordinare la sua vita sociale alle fluttuazioni del palinsesto, ma elabora la propria personale modalità di fruizione della serie. Per Mattia Nicoletti l'ideale è guardare gli episodi in lingua originale e sottotitolati, rigorosamente su FOX, data la quasi contemporanea messa in onda rispetto alla versione americana. D'altronde è ormai tristemente noto come l'Italia sia considerata dalla tv generalista il terzo mondo delle serie tv, e in virtù di questo sembra quasi accettabile ricorrere al download. Un'alternativa ancor più immediata è quella proposta da Maccio Capatonda: "io me la guardo in originale senza sottotitoli, però non capisco niente. Ma tanto non ci capirei nulla comunque...".
Una cosa è certa: indipendentemente dalla riuscita o meno dell'epilogo, dopo Lost ci sentiremo tutti un po' più soli.