"Well, you're slim and you're weak/You've got the teeth of the hydra upon you/You're dirty, sweet and you're my girl". Una scritta rossa apre i titoli di testa di Longlegs, l'horror diretto da Oz Perkins che, dopo il successo ottenuto negli Stati Uniti - complice un'azzeccata campagna marketing - è arrivato nelle nostre sale per Halloween. Si tratta di un verso di una canzone, Get It On, contenuta nell'album Electric Warrior del 1971 dei T.Rex, la band glam rock capitanata da Marc Bolan.
Quando il regista ha visto il documentario 1971: The Year That Music Changed Everything è rimasto affascinato dalla sezione dedicata al genere divenuto popolare negli anni Settanta e si è appassionato al gruppo britannico finendo per ascoltare la loro musica durante la stesura della sceneggiatura. E quel verso - che in italiano suona così: "Beh, sei magra e sei debole/Hai i denti dell'idra su di te/Sei sporca, dolce e sei la mia ragazza" - è diventato, in un certo modo, parte della storia.
Le connessioni tra Marc Bolan e i T.Rex con Longlegs
Longlegs racconta di una neo-agente dell'Fbi, Lee Harker (Maika Monroe), che negli anni Novanta viene assegnata ad un caso irrisolto da vent'anni grazie alla sua capacità apparentemente inspiegabile di "sentire". Un serial killer nell'Oregon degli anni Settanta ha iniziato a lasciare dietro di sé una scia di sangue senza però mai tradirsi. Nessuna traccia, nessun indizio. Se non per una lettera lasciata su ogni scena del crimine - sempre famiglie massacrate dal padre nel giorno del compleanno della figlia - in cui si firma con un codice criptico: Longlegs. Nell'investigare, Lee sente che qualcosa lo lega all'omicida.
Mentre Perkins scriveva la sceneggiatura ai suoi occhi è diventato lampante come il testo di Get It On dei T.Rex parlasse con la sua storia. Il riferimento all'Idra, serpente mitologico dalle molte teste, risuona con il passaggio del Libro dell'Apocalisse su cui s'imbatte Harker. "E mi fermai sulla sabbia del mare, e vidi una bestia salire dal mare, con sette teste e dieci corna, e sulle sue corna dieci diademi, e sulle sue teste il nome di bestemmia". Inoltre quel verso racconta anche dell'ossessione del serial killer per l'agente dell'Fbi. "You are my girl" ("Sei la mia ragazza")
Ma Get It On non è l'unico brano scritto da Marc Bolan presente in Longlegs. Jewel, inserito subito dopo il titolo del film parla di una donna dai contorni mitici. Un riferimento agli elementi soprannaturali presenti nella pellicola. Mentre in Planet Queen, pezzo ascoltato dal serial killer in auto che parla di una ragazza rapita dagli alieni, si può ascoltare il leader della band ripetete "Give me your daughter" ("Dammi tua figlia"). Un rimando all'accordo tra Longlegs e Ruth (Alicia Witt), la madre di Lee.
Un serial killer glam rock
La musica della band glam rock britannica ha influito cosi profondamente sul film da diventare fondamentale anche nella costruzione estetica del serial killer protagonista. Il truccatore Harlow MacFarlan ha ammesso di essersi ispirato proprio ad un'atmosfera glam rock per dare vita a Longlegs. Non solo Marc Bolan però. Un occhio attento noterà un poster della rock star appeso sul letto del nascondiglio del serial killer interpretato da Nicolas Cage (che, per un caso del destino, si è ritrovato ad ascoltare i T.Rex nel corso della preparazione al ruolo grazie al figlio, che per imparare a suonare la chitarra, si esercitava sulle note di Cosmic Dancer).
Ma non è l'unico riferimento diretto. Sopra lo specchio dove realizza le sue bambole c'è appesa la copertina di Transformer, album del 1972 con il volto di Lou Reed in primo piano. MacFarlan ha preso riferimenti da entrambi e dal look glam rock che andava per la maggiore in quegli anni - capelli voluminosi e trucco appariscente - e li ha intrecciati con l'omaggio ad un altro musicista: Bob Dylan. Il volto dipinto di bianco di Longlegs è un richiamo a quello di Zimmerman nel tour di Rolling Thunder Revue. Lo spesso Perkins ha addirittura ipotizzato una backstory per il suo protagonista: Longlegs sarebbe stato un'aspirante cantante glam rock che non ha avuto successo e ha messo tutta la sua delusione e frustrazione al servizio di Satana.
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Non solo glam rock
Se la musica e un genere specifico hanno un ruolo centrale nell'intreccio e nella costruzione del personaggio, il suono e la colonna sonora del film non sono da meno. Il sound designer Eugenio Battaglia ha costruito una vera e propria narrazione sonora fondata sul silenzio - per quanto paradossale possa sembrare - e sull'enfatizzazione di suoni e rumori. Dalla "croccantezza" della neve, al respiro affannato della protagonista, dal vento tra gli alberi ai sussurri, passando per scricchiolii, telefonate registrate, audio degli omicidi e il sangue caldo che si propaga a terra.
Ma non solo: Battaglia, in linea con alcuni dischi degli anni Settanta, ha registrato degli elementi - dal Padre Nostro ai suoi passi, da frasi sussurrate a battiti cardiaci - facendoli puoi suonare al contrario all'interno del film così da intensificare la sensazione angosciante che pervade il racconto. A questo va aggiunta la partitura originale firmata da Zilgi, ovvero Elvis Perkins, il fratello del regista. Ventidue brani (più due firmati da Eugenio Battaglia) in cui il musicista crea un mix di inquietudine e terrore utilizzando sintetizzatori e strumenti distorti. Ne sono esempi brani come Second Sight, tra suoni acuti e spettrali, Bunch of Basement Noise, che come suggerisce il titolo è un susseguirsi di rumori creati con synth, o il violoncello alterato, le percussioni e il coro di Hail Satan in un crescendo sempre più disturbante.
La paura in Longlegs non vive solo nelle immagini ma tanto deve anche al suono che tiene lo spettatore stretto in una morsa di tensione dal primo all'ultimo minuto. Un film con un suo ritmo interiore in cui il silenzio che pervade la vita della protagonista è interrotto da lampi sonori terrificanti e sinistri. Come trovarsi faccia a faccia con Longlegs.