L'ombra della violenza, la recensione: una storia criminale senza sconti

La recensione de L'ombra della violenza, film irlandese che ci trascina in un dramma teso e violento, con una regia solida e un cast in gran forma. Stasera su Rai4 in prima visione tv.

L'ombra della violenza, la recensione: una storia criminale senza sconti

Un passato sul ring difficile da dimenticare, per aver involontariamente ucciso un avversario durante un incontro; una tragedia che non ha mai dato pace a Douglas Armstrong, da tutti soprannominato Arm, e che ha influenzato tutta la sua vita futura. Da allora ha abbandonato l'agonismo e ha messo i suoi bicipiti al servizio di una potente famiglia del crimine organizzato, i Devers, per i quali si occupa di strozzinaggio o di punire in malo modo chi ha commesso uno sgarro.

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L'ombra della violenza: Cosmo Jarvis seminudo in una scena

Come vi raccontiamo nella recensione de L'ombra della violenza, Arm cerca di essere un padre amorevole nei confronti del figlioletto, affetto da disabilità mentale, ma la sua deriva personale lo ha portato a separarsi dalla madre di questi, Ursula, alla ricerca di quella stabilità che lui non può garantirgli. Un giorno il protagonista viene incaricato di commettere un omicidio nei confronti di qualcuno colpevole di un enorme torto nei confronti della famiglia e si troverà a mettere in dubbio la propria lealtà, finendo per ritrovarsi in una situazione estremamente pericolosa.

Un contorno suggestivo

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L'ombra della violenza: Cosmo Jarvis, Barry Keoghan durante una scena

Fin dal lungo voice-over iniziale, accompagnato da una dolente colonna sonora, emerge il tono amarissimo che caratterizza la narrazione de L'ombra della violenza, film irlandese che adatta un racconto breve di Colin Barrett. Non si intravedono luci e la speranza deve obbligatoriamente passare per un doloroso percorso catartico che non risparmia niente e nessuno, dove i rapporti umani vengono stritolati alla mercé di un gioco criminale cinico e spietato. L'Irlanda rurale, con le stradine di campagna a far da sfondo alle estemporanee sortite action - tra inseguimenti su quattro ruote e una violenza che esplode cieca e brutale in casolari isolati - e quelle piccole comunità dove tutti sanno tutto di tutti sono il palcoscenico ideale per questa storia di rimpianti e rimorsi, che si trascina progressivamente su un epilogo già scritto ma non per questo meno riuscito.

In cerca di pace

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L'ombra della violenza: Cosmo Jarvis in una scena

Il (melo)dramma coabita magnificamente con l'anima di genere e tensiva, permettendo di dar vita a personaggi ricchi di umanità e insicurezze, figli dei loro sbagli e pronti a rimediare prima che sia troppo tardi. Nessuno è perfetto, a cominciare proprio da quel protagonista che non si accorge dei suoi errori fin quando non raggiunge il punto di non ritorno e si adopera al meglio per far sì che le persone che ama non ne paghino le più profonde conseguenze. Nick Rowland esordisce alla regia di un lungometraggio - dopo aver firmato alcuni episodi di serie televisive come Hard Sun e Ripper Street - e mette in mostra una certa personalità, pur affidandosi a uno stile consolidato e volutamente sporco nel tratteggiare questo clan criminale sui generis, con il capofamiglia di Ned Dennehy quale caricaturale villain mefistofelico. Uno stile maturo a dispetto di quanto ci si potrebbe attendere da un esordio, consapevole nelle scelte stilistiche e nella gestione delle atmosfere in un crescendo progressivo verso il sopraccitato epilogo.

Un gioco crudele

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L'ombra della violenza: una scena

Ottime le interpretazioni del duo di personaggi principali, con il solido e massiccio pugile che ha la prestanza di Cosmo Jarvis, musicista prestato allo schermo già visto tra gli altri in Lady Macbeth (2016), e il suo sodale che ha il volto ormai iconico di Barry Keoghan, Joker del Bat-verse di Matt Reeves: una coppia eterogenea che funziona a dovere e che riesce a infondere le necessarie sfumature ai relativi alter-ego. L'ombra della violenza colpisce duro, non ha paura di addentrarsi nell'oscurità più opprimente, con qualche spiraglio di luce a far capolino qua e là e a mostrare come la speranza sia sempre agguantabile anche nei luoghi più impensati, con le nuove generazioni a rappresentare quel futuro capace di (di)staccarsi dagli errori di chi è venuto prima.

Conclusioni

Un tempo pugile promettente, ora scagnozzo al servizio di una famiglia criminale, Arm ha un figlio affetto da disabilità e la madre del piccolo che non vuole saperne più nulla di lui. Quando il clan gli chiede di macchiarsi di omicidio, il protagonista dovrà scegliere se rimanere leale o infrangere quel giuramento non scritto, con tutte le conseguenze del caso. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de L'ombra della violenza, ci troviamo davanti a un crime-drama teso e consapevole, capace di dar vita a personaggi umani e credibili nei loro sbagli e nelle sofferenze da questi derivati, in un'Irlanda rurale dove il clima uggioso e le aperte campagne si prestano quale ideale teatro di una discesa all'inferno sempre più inesorabile.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Registicamente solido e avvincente nell'adattare l'omonimo racconto.
  • Un cast in gran forma, con le facce giuste al posto giusto, capitanato da Cosmo Jarvis e Barry Keoghan.

Cosa non va

  • Qualche forzatura melodrammatica che comunque non rovina l'atmosfera.