Da qualche giorno si è concluso LOL 2, seconda stagione del format di Prime Video che è stato un grande successo ed è diventato oggetto di meme e citazioni varie in rete. Un autentico fenomeno, con i fan che aspettavano al varco la seconda annata per sapere se fosse possibile replicare la formula ora che il fattore sorpresa/novità non era più presente. E se da un lato molti hanno sottolineato un aspetto meno omogeneo nelle puntate, legato alla composizione del cast, il consenso generale è che il gran finale ha mantenuto le promesse, con un effetto catartico che non ha nulla da invidiare alla conclusione della prima stagione. Anzi, a nostro avviso la seconda finisce in modo ancora più potente rispetto al prototipo, e in questa sede proviamo a spiegare perché. Ovviamente l'articolo contiene spoiler!
Armi impari
Se nella prima stagione di LOL: Chi ride è fuori tutti i partecipanti ci si mettevano con lo stesso impegno (con la parziale nota dolente di Caterina Guzzanti, eliminata prima del duello finale per aver causato il minor numero di ammonizioni ed eliminazioni), per la seconda è risultato evidente il divario tra un quartetto di fuoriclasse - Maccio Capatonda, Mago Forest, Corrado Guzzanti e Virginia Raffaele - e il resto della squadra, cosa che molto probabilmente la stessa produzione ha constatato a monte. È infatti la spiegazione più logica, al di là della popolarità dei tormentoni vari, dell'aver scelto di usare Lillo come arma segreta per smuovere un po' le acque nei momenti di quiete durante le sei ore di registrazione. Una scelta vincente, che si può replicare per le prossime edizioni (un trio Lillo-Guzzanti-Raffaele sarebbe micidiale, in tutti i sensi), ma allo stesso tempo indice di una qualità un po' altalenante per quanto riguarda la formazione selezionata per questo secondo volume. Del resto, come competere con chi sceglie di giocarsi uno dei suoi cavalli di battaglie prima ancora che sia iniziata la gara, come ha fatto Guzzanti entrando vestito da Quelo, lasciando intendere che non avessimo ancora visto nulla?
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Non sorprende, quindi, che alla fine fossero rimasti Capatonda e Raffaele, con Guzzanti che ha tenuto duro fino all'ultimo uso di Lillo come arma letale (da antologia la reazione di "Corradone", come lo chiama il collega e amico: "So dove abiti!"). E non sorprende neanche che, arrivati alla fine delle sei ore, i due finalisti fossero ormai quasi fisiologicamente immuni a qualsiasi stimolo umoristico, costringendo il conduttore Fedez a chiedere proprio a Guzzanti di rimettersi in gioco con uno dei suoi personaggi di punta, il "poetino" Brunello Robertetti. Strategia che ha portato all'eliminazione di Virginia Raffaele, che davanti a una delle battute del collega è esplosa in una fragorosa risata. Risultato che, per certi versi, si poteva intuire già qualche giorno prima di vedere gli episodi, quando i due sono apparsi insieme a Che tempo che fa e lei ha espresso tutta la sua ammirazione per Guzzanti, di cui conosce a memoria sketch interi.
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Chi ride è fuori, letteralmente
La diretta interessata si è detta felice di aver perso in quel modo, cedendo all'impulso più naturale in presenza di uno dei suoi idoli, e nel primo episodio diceva anche che, se avesse saputo in anticipo della presenza di Guzzanti, avrebbe partecipato gratis al programma. La sua uscita di scena è un magnifico esempio di performance e di tempi comici, che alimentano la componente emotiva e catartica dell'episodio e della stagione nel suo complesso, con una potenza che nella prima annata non era altrettanto presente. E la ragione di tutto questo è riconducibile al sottotitolo della trasmissione: chi ride è fuori. Una dichiarazione d'intenti che però non ha avuto un vero corrispettivo nella realtà, almeno nella prima stagione dove era più corretto dire "chi sorride è fuori". Le ammonizioni e le eliminazioni erano dovute principalmente a delle smorfie, anche nel duello finale tra Ciro Priello e Katia Follesa, e le grasse risate erano presenti soprattutto nella control room, dove i concorrenti eliminati erano finalmente liberi di poter reagire senza freni inibitori.
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La seconda stagione non è stata molto diversa da quel punto di vista, almeno nei primi cinque episodi, dove a ridere era soprattutto Frank Matano al fianco di Fedez, mentre i concorrenti si impegnavano al massimo, anche in momenti ad alto rischio: emblematico il primo ingresso di Lillo nei panni di Posaman, con Virginia Raffaele - amica del comico da anni - che si prendeva a schiaffi da sola senza osare guardarlo in faccia, mentre l'altrimenti imperturbabile Guzzanti commentava il preambolo dello sketch - Posaman ha sviluppato delle nuove pose dopo essere stato reclutato dagli Avengers - con un bel "Non ce la faccio" (non a caso, entrambi i cartellini di colui che Fedez ha definito "il papa della comicità italiana" erano dovuti all'amico Lillo). E anche nel faccia a faccia tra Raffaele e Capatonda si intravedeva una possibile riproposizione dello scorso anno, con una smorfia a determinare le sorti del gioco. Ma poi lei, al cospetto di una divinità del ridere, ha scelto di fregarsene, abbracciando felice Guzzanti dopo aver dato sfogo a sei ore di sofferenza interiore. Ha perso, ma la vincitrice morale è lei. Perché in un programma dove si deve reprimere la risata, lei è l'unica ad aver infranto la regola nel modo più completo, più puro, più gioioso. Questa è peffomance, come direbbe la sua Marina Abramovic.