Avere oggi i diritti di un solo eroe dei fumetti non ha più il valore che poteva avere una ventina di anni fa, perché il lavoro che si può fare su un personaggio singolo è molto più limitante di quello che hanno messo in cantiere la Marvel prima e la Warner/DC più di recente. Lo sa bene la Sony, che per rilanciare, di nuovo, il proprio Spider-Man è dovuta venire a patti con i Marvel Studios, concederne l'uso ed avere in cambio quel valore aggiunto che rappresenta il supporto di tutto il Marvel Cinematic Universe.
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Un discorso che interessa solo parzialmente la 20th Century Fox, che nell'avere i diritti del mutanti di casa Marvel non si è assicurata un unico personaggio, ma un gruppo eterogeneo e complesso che può permettere alla major di mettere in piedi un microcosmo a sé, chiuso ma allo stesso tempo ricco di possibilità. Se è vero, infatti, che fin qui la varietà è stata assicurata essenzialmente dal doppio piano narrativo degli X-Men, con i due spin-off su Wolverine che non si allontanavano di molto dai toni della saga principale, il terzo (e ultimo?) film in solitaria dell'eroe artigliato ci mostra come sia possibile sfruttare questo materiale per realizzare qualcosa di diverso.
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No mutanti, no party
Ne abbiamo parlato analizzando il primo, affascinante trailer di Logan, lo abbiamo ribadito dopo aver visto venti minuti di footage in anteprima, ma è bene ricordarlo: il film diretto da James Mangold è ambientato nel 2029, in un futuro posto qualche anno dopo l'epilogo di Giorni di un futuro passato e che ha visto i mutanti uscire di scena. Il nostro Wolverine è ormai anziano, malato e stanco, logorato nel fisico ma anche nell'animo per un mondo che non è più quello che conoscevamo. C'è ancora Charles Xavier, novantenne ed ugualmente provato, c'è l'albino Caliban capace di sentire gli altri mutanti, ma c'è soprattutto un gruppo come i Reavers che i mutanti li cerca.
Per questo c'è anche chi è disposto a pagare bene per i servizi da autista di Logan: si tratta di Gabriela, un'infermiera che viaggia accompagnata da una ragazzina, e che si mette in contatto con lui per farsi portare in North Dakota, alla ricerca di un fantomatico luogo dove i mutanti possono trovare riparo. La ragazzina, che si chiama Laura, è quella che abbiamo visto tutti nelle prime immagini promozionali del film, e sappiamo che, come sottolineano anche le parole di Xavier allo stesso Logan, "lei è come te. Molto simile a te." Una giovane mutante che Charles sa di dover proteggere per la sua importanza.
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La famiglia allargata di Wolverine
Mangold, autore anche dello script di Logan, tratteggia un mondo futuro sporco e malato quasi quanto i suoi protagonisti. Non è solo l'assenza dei mutanti l'unica differenza rispetto ai film precedenti, ma un futuro che è in qualche modo degenerato, al punto da giustificare le prime sensazioni date dal teaser di un mondo alla The Last of Us. Non è proprio così, ovviamente, ma quella sensazione in parte rimane anche per il rapporto tra Wolverine e la piccola mutante, che ricorda vagamente quello che si instaurava tra i personaggi del videogioco Naughty Dog. Un rapporto che Hugh Jackman e la piccola Dafne Keen costruiscono su piccoli gesti, sguardi, espressioni imbronciate, per sopperire all'atteggiamento laconico e poco comunicativo di una ragazzina traumatizzata da un passato non facile. È interessante soprattutto il lavoro fatto da Jackman sul personaggio, che grazie al tempo passato e il logorio fisico può proporre una versione diversa e più sofferta del suo mutante.
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Furia muta
A differenza di quanto fatto nei precedenti film su Wolverine, qui Mangold lavora molto sull'atmosfera generale, sulle location sporche e sull'elemento musicale, costruendo una storia intima e sofferta, fatta di pause rese ancora più evidenti dal netto contrasto con le esplosioni di violenza che caratterizza i diversi combattimenti che coinvolgono sia Logan che Laura: artigli che trafiggono teste, arti mozzati, coreografie elaborate e qualche acrobazia, le scene di lotta di Logan non si tirano indietro nel mostrare la rabbiosa violenza del protagonista e la furia selvaggia e incontrollabile della sua controparte giovane, discostandosi dai combattimenti elaborati e vari che ci si può aspettare da un gruppo eterogeneo di X-Men in azione.
Se c'è un limite in Logan, è in un andamento molto lineare, in una storia on the road che non offre sviluppi particolarmente sorprendenti, ma si limita a raccontarci un percorso, fisico e interiore, dei protagonisti, concentrandosi sul passato e le origini della piccola Laura e sul ruolo della Transigen in questo mondo senza mutanti. Per questo motivo non trovano molto spazio i personaggi secondari che circondano la famigliola allargata di Wolverine, sia Boyd Holbrook, avversario solido ma poco approfondito, che tra le figure che incrociano, tra i quali emerge l'Eriq La Salle di E.R. Limite che non rovina la visione di un film che sa alternare intimità e azione e che si rivela molto più interessante di X-Men: Apocalisse, visto la scorsa primavera, lasciandoci molte domande e curiosità su quale potrà essere lo sviluppo futuro della saga.
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Movieplayer.it
3.5/5