Locked In, la recensione: un frustrante thriller britannico

La recensione di Locked In: il film con Rose Williams è l'ennesimo thriller dai risvolti psicologici, interessante nell'incipit ma scoraggiante nella struttura. In streaming su Netflix.

Locked In, la recensione: un frustrante thriller britannico

Vedendo Locked In viene fuori la più lampante delle verità: oggi, in streaming, la stragrande maggioranza dei film distribuiti sono scritti e ideati seguendo delle regole standard. Tutti, sono accomunati dalla stessa luce, dalla stessa storia, addirittura dagli stessi attori, diversi eppure uguali nei volti e nelle espressioni. Una sorta di appiattimento generale, teoricamente funzionale alla più distratta delle visioni (lecita e in totale relax). Ultimamente, nemmeno si prova più di seguire la strada dell'originalità: le medie e piccole produzioni internazionali vanno sul sicuro, puntando ad una formula prestabilita, precisa e propedeutica per finire nelle top 10. Stessa cosa avviene con il britannico Locked In di Nour Wazzi, approdato nel catalogo Netflix.

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Locked In: Rose Williams in una foto

Dietro l'etichetta da thriller psicologico (che ormai vuol dire tutto e vuol dire niente), c'è un film che promette tanto mantenendo, invece, quasi nulla. E non è un caso: prodotti del genere spesso hanno una premessa notevole, ingannandoci nei primi fatidici minuti, che poi sono quelli fondamentali per restare collegati alla piattaforma in questione. Tuttavia, il mistero da risolvere viene strutturato in un miscuglio melò, facendo sì che Locked In diventi presto stanco e prevedibile.

Locked In, la trama: se Beautiful diventa un thriller

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Una scena di Locked In

Già, l'idea di Locked In, strutturata nella sceneggiatura di Rowan Joffé, non sarebbe nemmeno male, se fosse mantenuta costante, o avesse il giusto peso specifico: il film ci porta praticamente ad azione compiuta, quando Katherine (Famke Janssen) giace in un letto, immobile, colpita dalla sindrome, molto rara, della "locked-in" (un specie di coma a metà), dove aver subito un incidente. Cosa le è successo?

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Locked In: Rose Williams in una scena del film

Tramite lunghissimi flashback, la trama di Locked In inizia a prendere corpo, cambiando la prospettiva generale: scopriamo che Katherine è una donna fredda e manipolatrice, nonché madre adottiva della protagonista Lina (Rose Williams), diventata la rivale dopo aver sposato Jamie (Finn Cole), ossia il figlio di Katherine che soffre di crisi epilettiche. Se il plot sembra un'assurda puntata di Beautiful, l'incidente scatenante scoperchia quello che si rivelerà un film di totale apparenza, nascondendo goffamente l'intrigo generale.

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Incipit affascinante, struttura frustrante

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Locked In: Famke Janssen in una scena del film

In parte, comprendiamo e rispettiamo la scelta distributiva di offrire agli utenti il più alto numero di titoli, aggiornati e intercambiabili. Il punto però è che film come Locked In non aggiungono nulla dal punto di vista sostanziale, essendo - lo ripetiamo - la copia carbone di una lunga sfilza di pellicole similari, tanto per tono quanto per estetica. Con una domanda: alla lunga, produrre-e-distribuire lo stesso prodotto, confezionato in modo diverso, quanto può pagare? Chiaramente, l'opinione generale su Locked In non può essere avulsa dal mercato di riferimento, e dal teorico successo che può avere: l'incipit affascinante, un cast riconoscibile, un soggetto che mischia tradimenti, colpi di scena, visioni orrorifiche, drammi famigliari e, anche, una smussatissima venatura in chiave erotica.

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Locked In: Rose Williams in una scena

Curioso poi l'utilizzo e l'espediente della sindrome che da il titolo al film: la concezione di avere un personaggio bloccato ma cosciente è interessante, peccato però che Locked In si arrovelli nei flashback che spiegano, a più riprese (come fosse una soap!), la storia in questione, giocando con la verità e con la menzogna, per inquadrarle da prospettive diverse. Considerando anche la poca aderenza dei personaggi al contesto generale, come se fossero completamente fuori sincrono. Ecco, riassumendo la recensione: Locked In è un altro di quei film accessibili, perfetti per essere divorati e dimenticati subito dopo. Lasciandoci con una frustrante sensazione. L'ennesima.

Conclusioni

Come detto nella recensione di Locked In, il thriller Netflix è l'ennesimo prodotto copia-e-incolla, interessante nel suo pretesto, gracile nella struttura. Un miscuglio che prova ad inserire nella sceneggiatura quanti più input standardizzati, suscitando la più classica delle reazioni: visto, e già dimenticato.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Il pretesto iniziale.

Cosa non va

  • Una struttura decisamente già vista.
  • Un plot esagerato nella sua voluta assurdità.
  • Gli interpreti, non sempre all'altezza.