A sei anni di distanza dalla messa in onda della quarta stagione, L'Ispettore Coliandro fa ritorno in TV ed è in forma smagliante. Il poliziotto più politically uncorrect del piccolo schermo scorrazza ancora nella sua Bologna tra sogni di gloria e incarichi d'ufficio assegnatigli dai superiori in virtù delle sue malefatte. Coliandro, interpretato dall'eclettico Giampaolo Morelli, è ormai un'icona e il suo autore Carlo Lucarelli non ha bisogno di sforzarsi più di tanto per trovare nuovi plot originali. Basta affidare all'ispettore un caso, dargli mano libera e siamo certi che prima o poi combinerà qualche guaio.
A dimostrazione di questo assunto basti vedere Black Mamba, primo dei sei episodi che andranno a comporre la quinta stagione, al debutto venerdì 15 gennaio su Rai 2. La Black Mamba in questione è una killer dell'Est Europa bella e spietata il cui nome di battaglia è Natasha. I nomi, l'identità e le abilità del personaggio farebbero pensare in mente una certa Black Widow, eroina dei fumetti Marvel. I dinamici fratelli Manetti, alla regia della serie tv poliziesca, si affrettano però a smentire ogni riferimento confermando che si tratta di semplici coincidenze. "Non abbiamo pensato al personaggio di Black Widow e credo che non lo abbia fatto neppure Carlo" spiega Marco Manetti. "Figurati se non mi piacerebbe citare Black Widow. La scelta del nome Natasha è casuale, prima il personaggio si chiamava in un altro modo".
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Il ritorno del guerriero
L'assaggio di questa nuova stagione offertoci a dicembre dal Courmayeur Noir in Festival ha confermato che lo stile fulmineo e la vocazione action dei fratelli Manetti la fa sempre da padrona insieme alla dilagante ironia che pervade lo show e a un primo episodio di stagione che riserva perfino qualche momento piccante. Insomma... il tempo passa, ma Coliandro non invecchia e, soprattutto, non cresce. Giampaolo Morelli e i Manetti ci tengono a ribadirlo: "Coliandro è perfetto, è un'icona. Cambiarlo sarebbe come voler cambiare Paperino o ritoccare la Cappella Sistina". Morelli, tornato a indossare i panni dell'ispettore sfigato in forza alla questura di Bologna, aggiunge: "Visto il silenzio della produzione, a un certo punto abbiamo pensato che Coliandro non potesse più esistere. Invece poi mi sono infilato la giacca di pelle e gli occhiali scuri ed ero di nuovo Coliandro. E' stata una magia vera". Ma quale è la ragione del lungo iato intercorso tra la quarta e la quinta stagione? "Rai 2 è un rete strana" spiegano i Manetti. "A un certo punto ha smesso di produrre fiction, scatenando le proteste dei fan che rivolevano Coliandro. Loro fanno bene a protestare, ma a noi non piace lamentarci. Una serie di può fare o non fare, non ci sentiamo dei perseguitati. L'ispettore Coliandro è uno show a basso budget, non costa quanto Braccialetti Rossi, ma a un certo punto hanno deciso di interrompere. Ci è stato proposto di provare a spostare la serie su Rai 1 pur di continuare, ma questo avrebbe significato ripulire lo script dalle parolacce e siccome Coliandro è Coliandro ci siamo opposti".
Gli agenti di polizia amano Coliandro perché smorza la loro ansia da prestazione
Come ammette il suo interprete Giampaolo Morelli, "Coliandro come si muove fa casino". Un poliziotto così fuori dai canoni, pigro, pauroso e un tantino razzista non depone a favore del corpo a cui appartiene, eppure sotto sotto la stessa polizia lo ama tanto da decidere di premiarlo. La serie dei fratelli Manetti ha ricevuto un riconoscimento da parte del Siulp, il sindacato dei poliziotti. Antonio Manetti racconta: "Noi tre e Carlo Lucarelli siamo andati a ritirare questo premio. Un poliziotto ha letto una motivazione lunghissima che ci ha anche un po' commossi. In sostanza ci ringraziavano perché Coliandro li ha liberati dall'ansia di prestazione di dover somigliare agli eroi della fiction. Tutti coloro che svolgono un lavoro in divisa si sentono rappresentati da Coliandro perché non li fa sentire soli. Ovviamente i capi della polizia ci hanno detto che non possono sponsorizzare un poliziotto così, ma non vogliono che noi lo cambiamo".Giampaolo Morelli rincara la dose aggiungendo: "La ficion poliziesca italiana fa l'operazione opposta a Coliandro. Racconta casi simili alla realtà descrivendo poliziotti irreali. Noi invece raccontiamo crimini irreali con personaggi veri".
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Giancarlo Magalli icona gay?
Tra questi personaggi veri, che sfoderano tutti i loro difetti e le loro stranezze, in Black Mamba fa capolino un volto noto del piccolo schermo. I Manetti hanno regalato un piccolo cameo a Giancarlo Magalli. La ragione? "Cercavamo un'icona. Delle ragazze che lavorano con noi hanno pubblicato delle foto con Magalli. In realtà era una app che permette di creare delle foto insieme a personaggi famosi. Da lì ci è nata l'idea di contattare Magalli". Mentre L'ispettore Coliandro si appresta al ritorno, i Manetti si soffermano sull'altra serie tv che li ha visti all'opera dietro la macchina da presa, Il commissario Rex. "Per il momento non abbiamo in programma di tornare a dirigere Rex perché stiamo facendo altre cose" spiega Marco. "La prima serie di Rex è stata un'esperienza positiva e abbiamo fatto ciò che volevamo fare. Da spettatori la apprezziamo, ma non ci piace lavorare a lungo alla stessa serie pensando contemporaneamente a 12 storie. Questo tipo di lavoro non ci diverte. Noi siamo più tipi da film, non ci piace tanto la catena di montaggio, quindi abbiamo inventato un metodo di lavoro tutto nostro".