Da "porcaputtèna" al ruolo di rappresentante dell'Italia all'Unesco. Lino Banfi, questa mattina, è stato investito del ruolo di ambasciatore dell'Italia presso l'Unesco. Più precisamente, Di Maio ha annunciato che l'attore "rappresenterà il governo nella commissione italiana per l'Unesco". Commenti, tweet, dichiarazioni a pioggia si sono scatenate sui social. E lui? Proviamo a raggiungerlo telefonicamente per parlare con lui di lauree e meriti, ma anche di un nuovo progetto con Albano Carrisi, di politica e... di Edwige Fenech!
Come sta vivendo questa giornata, Banfi? È diventato l'argomento del giorno...
Eh sì, stranamente. Da un lato mi fa piacere; dall'altro è stato tutto molto inatteso. Ieri mi sono trovato questa telefonata: qualcuno mi diceva "il ministro dei Beni culturali ti vuole parlare". Ho detto: mi fa piacere, di che cosa? Mi hanno passato il ministro, che mi ha detto: possiamo vederla domani, così le spiego la cosa?".
Tutto qui?
Tutto qui. Mi ha parlato di una nomina ufficiosa, che poi credo diventerà ufficiale, come rappresentante del governo nella commissione Unesco. Mi ha detto "Abbiamo pensato di annoverarla fra gli ambasciatori della nuova commissione Unesco". Ah, dico, che piacere! E sono andato stamattina.
Di che cosa avete discusso col ministro Bonisoli?
Ci siamo trovati simpatici, umanamente; ho visto che ha un'età per cui potrebbe essere mio figlio, mi ha spiegato di che carica si tratta. E io ho risposto: l'importante è che non ci sia obbligo di parlare in inglese, perché io l'inglese non lo so. E che non ci sia obbligo di laurea, perché non ce l'ho. Ho solo una laurea honoris causa.
Che cosa le ha risposto il ministro?
Mi ha detto: no no, non serve, abbiamo pensato a lei come personaggio amato, popolare, che può dire la sua e dare consigli su paesi, luoghi o persone che possano diventare patrimonio dell'umanità per l'Unesco.
Ma tutto così all'improvviso?
Sì. Mentre me ne stavo andando, con l'intesa che fra qualche giorno ci saremmo rivisti per definire meglio tutto, stavo uscendo dal Ministero, mi ero tolto la cravatta e stavo entrando nel taxi quando ho visto Bonisoli che scendeva di corsa e mi ha detto: ho parlato con Di Maio, perché non lo facciamo adesso l'annuncio? Ci sono il presidente del Consiglio, i ministri, i giornalisti... Quindi mi sono catapultèto in questo annuncio.
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Ma com'è nato il suo rapporto con Di Maio?
Semplice: è venuto a farmi gli auguri per i miei 82 anni. Vedere un ragazzo di trent'anni che sa a memoria i miei film mi ha colpito, mi ha commosso.
Lei però sembrava avere simpatie politiche diverse...
E infatti non c'entrano niente le simpatie politiche in questo caso. Quando un'istituzione ti chiama, ti dà un incarico bello e importante, io sono onorato e accetto. Sono rientrato nella riunione sul reddito di cittadinanza, e ho detto: io non so niente, so solo qualcosa della quota 100 perché mi manca poco per arrivare a cent'anni. E li ho salutati tutti.
Quando vi eravate incontrati con Di Maio avevate parlato di politica, di un suo coinvolgimento?
No, mai. Mi sono affezionato a questo ragazzo, ma non è detto che domani lo vada a votare.
Lei aveva manifestato, in passato, simpatia per Berlusconi.
Ma anche in quel caso, votavo l'uomo e non il partito. Io votai Craxi perché apprezzavo l'uomo, e addirittura ho fatto la campagna elettorale per Veltroni, che era di sinistra; l'ho fatto perché avevo simpatia per lui come persona, lo reputo un uomo di grande cultura, e andai a dargli una mano, pur non pensandola come lui.
Ma secondo lei perché la hanno scelta per questo ruolo?
Avranno pensato: meglio mettere una persona vera, non i soliti plurilaureati. Ma non volevo dire, con questo, che voglio che la gente non si laurei: anzi, li invito. Vorrei che tutti i ragazzi avessero una laurea, avrei voluto studiare anch'io, ma non l'ho potuto fare".
Questa sua dichiarazione è stata presa un po' male. Il presidente Pd Matteo Orfini ha parlato di "uno schiaffo al merito".
Ma no, non è che un ruolo così, di rappresentanza, lo danno a un ragazzo, a un ricercatore magari plurilaureato. Hanno voluto dare questo incarico a una persona nazionalpopolare.
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Quali proposte le vengono in mente, come patrimoni dell'Unesco? Quali luoghi d'Italia?
Possono essere tanti: anche la pizza è diventata patrimonio dell'Unesco. Penso a Canosa di Puglia, il paese dove sono nato, che è bellissima; penso ai cibi pugliesi. Oppure penso al nonno. La figura del nonno, in tutto il mondo, dovrebbe diventare patrimonio dell'Unesco. Perché se continuiamo a non fare figli in Italia, per paura di non poterli mantenere, i nonni spariranno. Io non so se ci sarò, in quel momento. Penso di no".
Qualcuno ha equivocato, e ha pensato che lei fosse diventato patrimonio Unesco.
"Ah, beh... no, troppa grazia Sant'Antonio! Mi accontento di questo incarico.
Ma ha capito esattamente che cosa dovrà fare?
No. Nessuno me lo ha detto; poi me lo spiegheranno. Non deve accadere tutto oggi.
Ci sono state molte reazioni su Twitter e sui social.
Sì: io non li seguo, in realtà, e ho pregato i miei figli di non dirmi niente!.
"Edwige Fenech come patrimonio dell'umanità" è una delle proposte arrivate via Twitter.
Mi sembra un'idea giusta. Lei, ma non solo: ho avuto la fortuna di lavorare con attrici molto belle e brave, e mi sembrano tutte patrimonio della nostra umanità.
Salvini ha detto, ironicamente, "e allora Jerry Calà, Smaila e Renato Pozzetto?"
Non so cosa volesse dire: forse si chiedeva come mai non fosse stato indicato un attore del nord... No, scherzo. Ci sono molti attori più bravi di me. Non so perché abbiano scelto me.
Lei adesso a che cosa sta lavorando?
Stiamo pensando a una fiction con me e Al Bano, in coppia. Lui è d'accordissimo, siamo amici da anni. La stanno scrivendo, e sarà prodotta dalla stessa produttrice di Un medico in famiglia, Verdiana Bixio.