9 luglio 1936: questa è la data di nascita di Pasquale Zagaria alias Lino Banfi, uno dei volti fondamentali della comicità italiana al cinema e in televisione. Tra teatro, grande e piccolo schermo, l'attore pugliese, noto soprattutto al cinema per accento esasperato, a metà strada tra l'andriese e il canosino, che è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica, ha lavorato con registi del calibro di Dino Risi (Il commissario Lo Gatto), Steno (Dio li fa e poi li accoppia) e Ciccio Ingrassia (L'esorciccio), ed è legato soprattutto al filone della commedia sexy, dove ha spesso recitato al fianco di Alvaro Vitali ed Edwige Fenech. Ancora oggi la sua fama al cinema è legata quasi esclusivamente a pellicole più leggere (la sua ultima apparizione ad oggi è come mentore di Checco Zalone in Quo Vado?), mentre in televisione è più diversificata. Per rendere omaggio ad una carriera così ricca e piena di momenti divertenti, abbiamo voluto ricordare cinque ruoli imprescindibili tra cinema e TV, in ordine cronologico.
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1. Pasquale Zagaria (Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia, 1973)
Primo ruolo da protagonista per Banfi, il quale per l'occasione interpreta un personaggio il cui nome corrisponde a quello vero dello stesso attore. E soprattutto il primo poliziotto, personaggio che apparirà spesso nella sua filmografia: impossibile dimenticare il già menzionato Lo Gatto, oppure il commissario Auricchio in Fracchia la belva umana. Zagaria, successivamente rivisitato sul piccolo schermo, è forse meno riuscito a livello puramente concettuale, poiché all'epoca l'identità comica di Banfi come protagonista era ancora in fieri, ma vale la pena riscoprirlo in quanto prototipo, e lo stesso vale per il film in sé, contenente la celebre scena del "cervello elettronico", rivisitata nove anni dopo in un altro film. E a tal proposito...
2. Pasquale Baudaffi (Vieni avanti cretino, 1982)
Un altro Pasquale, ma questa volta dall'altra parte della barricata, poiché Baudaffi è un ex-detenuto che cerca di reinserirsi nel mondo del lavoro con esiti disastrosi, fino al finale metacinematografico dove la performance di Banfi viene giudicata dal regista Luciano Salce, il quale condanna l'attore alla fucilazione. Anche qui viene sfruttato a scopi comici il vero nome di Banfi, in una sequenza esilarante e a tratti surreale: la celebre scena degli schiaffi con il prete davanti al Colosseo, con improbabili sottotitoli in arabo per alcune battute in dialetto pugliese (italianissima, invece, la frase con cui Baudaffi commenta tutta la vicenda: "Chi cazzo lo conosce?"). Imperdibile anche la parentesi canora multilingue (inglese, spagnolo, pugliese) con il brano Filomeña.
3. Altomare Secca (Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, 1983)
"E con il peperoncino e un po' d'insalèta mi protegge la Madonna dell'Incoronèta." Una delle frasi più celebri associate a Banfi, in un film a episodi dove l'attore, nei panni dello stereotipo dell'italiano superstizioso, ha ormai perfezionato il modello del pugliese trapiantato a Roma, con quella pronuncia particolare che non può non far ridere. Anche in questo caso c'è una deliziosa componente autoironica e metacinematografica, con ben due rimandi all'aspetto fisico di Banfi: quando Altomare è improvvisamente conteso da più donne si rivolge alla macchina da presa e commenta "Ma non è che queste hanno sbagliato episodio e vogliono scopare con Dorelli?", alludendo a Johnny Dorelli che invece nel secondo segmento del film dice: "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace... come disse la moglie di Lino Banfi."
4. Oronzo Canà (L'allenatore nel pallone, 1984, e L'allenatore nel pallone 2, 2008)
Forse il personaggio più famoso della carriera cinematografica di Banfi, almeno per la nutrita schiera di fan che sono anche tifosi, grazie alla partecipazione, in entrambi i film, di vari protagonisti del calcio italiano di quegli anni (indimenticabile, nel sequel, il cameo onirico di Francesco Totti). L'azione si sposta dal Lazio alla Lombardia (Oronzo allena una squadra immaginaria di nome Longobarda), ma la formula rimane per lo più invariata, e Banfi è al massimo della forma in un ruolo divenuto autentico fenomeno di culto, tanto da spingere lo stesso attore a tornare al cinema nel 2008, dopo vent'anni di assenza, proprio con le nuove avventure di Canà, che nell'arco di ventiquattro anni non è cambiato tantissimo: "Sono invecchièto, sono ingrassèto, ma sono ancora arrapèto!"
C'è 4-5-1 o 4-4-2, io invece uso una cosa diversa: il 5-5-5.
5. Libero Martini (Un medico in famiglia, 1998 - presente)
Da quasi trent'anni la carriera di Banfi è legata soprattutto al piccolo schermo, dove ha potuto recitare anche in ruoli più drammatici. È perfettamente in equilibrio tra lacrima e risata il suo personaggio catodico più famoso, Libero Martini, volto della popolarissima fiction Un medico in famiglia, la cui decima stagione inizierà l'8 settembre. Patriarca pugliese di una famiglia romana, Libero inizialmente condivide la scena soprattutto con il figlio Lele, ma nel corso degli anni il suo ruolo ha acquisito sempre maggiore importanza, portando lo stesso Banfi ad affermare che il programma potrebbe essere ribattezzato Nonno Libero (questo soprattutto nella terza stagione, dove Giulio Scarpati, interprete di Lele, appare solo in un cameo nel primo episodio). Difatti il ciclo più deludente della serie, vale a dire la settima stagione, andata in onda nel 2011, ha risentito proprio dell'assenza di Banfi, il quale è tornato in azione per tutte le annate successive. Per i fan dell'estro comico dell'attore, consigliamo soprattutto di (ri)vedere il terzo ciclo, dove forma un duo strepitoso insieme a Francesco Salvi.
Una parola è troppa e due sono poche.