Sono pura bidimensionalità i disegni di Linda e il pollo, eppure vive in loro una profondità emotiva che scava direttamente nel corpo del proprio spettatore, per comunicare con dolcezza alla sua anima. Sono distese di colori trattenuti da strascichi di contorni poco definiti quelle che danno vita a quest'opera, recuperando un'essenzialità di esecuzione e una purezza di visione che dialogano senza ostacoli con la natura più infantile e innocente di noi stessi.
Come sottolineeremo in questa recensione di Linda e il pollo, è la semplicità di una storia pura che vive dei richiami di quella comicità primordiale dove la risata incontra la commozione, tipica delle slapstick di Mack Sennett, Charlie Chaplin o Buster Keaton, a donare unicità all'opera diretta da Sébastien Laudenbach e Chiara Malta (e distribuita in Italia da I Wonder Pictures). E così, è nello spazio di uno strato di colore che si annida il nucleo di un'umanità così potente, così reale, tanto da sembrare vera, tangibile, credibile e condivisibile. È un trucco di magia, Linda e il pollo; un esperimento riuscito attraverso cui infondere un alito di vita all'interno di un corpo senza tridimensionalità, ma ricco di anima e (tanto) cuore.
Linda e il pollo: la trama
Linda era piccolissima quando perse il papà, stroncato da un malore davanti a lei mentre era intento a cucinare il suo famoso pollo ai peperoni. Stacco di montaggio e salto in avanti. Adesso Linda ha sette anni e un'ossessione per l'anello della madre. Dopo un brutto litigio e una punizione ingiusta (proprio a causa dell'anello materno), Paulette si sente profondamente in colpa e farebbe qualsiasi cosa per farsi perdonare da sua figlia. La donna decide allora di preparale il pollo ai peperoni dell'amato marito, anche se non ha la benché minima idea su come si prepari. Ma la sfortuna vuole che proprio quel giorno ci sia uno sciopero generale e che tutto sia chiuso in città. Come farà la mamma a esaudire il desiderio della figlia e farle rivivere un ricordo così speciale? È solo l'inizio di una rocambolesca avventura che coinvolgerà anche amici e parenti, tutti uniti per trovare un pollo da cucinare.
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La poesia del disegno, il potere del ricordo
Viviamo in un mondo in cui la fantasia viene sempre più schiacciata dall'affermazione artificiale del reale. Iperstimolati da schermi sempre accesi, scrutiamo l'universo circostante (reale o virtuale che sia) alla ricerca di pezzi di noi stessi, indizi su chi siamo, nascosti nel gesto di un doppio cinematografico, o di una battuta lasciata vagare nello spazio di un'inquadratura. In questa perpetua ricerca di un mondo alternativo, e allo stesso tempo identico e simbiotico al nostro, anche la tecnica di animazione si è adeguata a tali esigenze, spingendosi sempre più verso una riproducibilità perfetta del nostro quotidiano. Ma se la tecnica di animazione 3D è prosa, quella impiegata in Linda e il pollo è pura poesia. Un canto suadente, commosso e mai retorico, il suo, che stimola l'animo e stuzzica il riso producendo lacrime di commossa gioia, o esorcizzante dolore. Le figure così semplici, eppure così impattanti dei suoi personaggi, si stagliano sullo schermo come versi declamati con sincera emozione; le loro esistenze sono squarci che si aprono dentro di noi, lasciandovi entrare con estrema facilità ogni singolo personaggio così da conoscerlo, amarlo, interiorizzarlo e comprenderlo. Ogni azione, gesto, o singola avventura - anche la più improbabile e assurda - vive nel mondo di Linda e il pollo di possibile probabilità; un arco evolutivo e una parabola esistenziale, resa possibile non solo per la magia della cinematografica sospensione della realtà, quanto di una sceneggiatura elegante, scritta con una penna intinta nell'ordinarietà più riconoscibile e lasciata volteggiare sulle pagine di una straordinarietà poetica, che solo la mente sensibile di un animo puro e fanciullesco può cogliere e apprezzare.
Filastrocche per bambini adulti
Camminano in punta di piedi i personaggi di Linda e il pollo; lo fanno anche quando cadono, quando corrono, o quando calciano angurie come palloni da calcio. Sono esistenze silenziose che si insidiano con i propri colori negli inframezzi del nostro sistema cerebrale per lì lasciarvi un pezzo di sé, insieme a un barlume di speranza e di spensieratezza infantile. Se fosse un'opera letteraria, il film di Sébastien Laudenbach e Chiara Malta sarebbe una filastrocca di Gianni Rodari: colorata e umana, con semplicità di racconto e di resa visiva parla di quella quotidianità ordinaria che agli occhi di ogni bambino si trasforma in possibile avventura. E così, anche la caccia a un pollo, o una fuga da un poliziotto imbranato, si fanno tessere di un puzzle divertente alla superficie, ma unito da un'intensità di racconto e di profondità di argomenti che una volta toccati si ancorano a noi, risvegliando ricordi, esorcizzando paure e mancanze. Già, perché dietro ogni pennellata di colore, si nascondono delle anime tutte diverse, ma tutte intense; anime di chi si aggrappa alla presenza di un anello, o della ricetta del pollo con i peperoni, per elaborare il lutto e mantenere vivo il ricordo.
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La fiaba della quotidianità
È una ninna nanna che diverte e ci culla, Linda e il pollo. Una fiaba narrata con voce calma e suadente, intervallata da inserti musicali che donano ulteriore dinamicità all'opera, arricchendola di una maggiore stratificazione emotiva. C'è un potere tutto particolare che vive nascosto tra gli abbracci delle note musicali; là dove non arriva la parola, arriva il canto, e così per sottolineare un'emozione e renderla viva e tangibile, ecco che i personaggi smettono di pensare, urlare, o ridere, per affidare a una melodia i propri sentimenti più reconditi, le proprie insofferenze, le proprie esplosioni interiori. Nessuna elucubrazione mentale, o complicazione verbale: Linda e il pollo è un'opera che vive di freschezza e di spontaneità per parlare a grandi e piccini, rubando un sorriso mentre trascina i propri spettatori verso la profondità più leggera del proprio essere. Ognuno è stato Linda, e ognuno di noi ha avuto il suo pollo; basta a volte un'opera così toccante nel suo essere autentica e spensierata, per ripristinare il ricordo, liberarlo dal proprio fardello emotivo, e restituircelo con fare più leggero.
La ricetta della commossa semplicità
Dietro la propria semplicità di racconto e di esecuzione animata, Linda e il pollo è la dimostrazione finale che a volte per convincere ed emozionare non servono grandi tecniche animate, o una totale aderenza alla nostra realtà. Basta un po' di fantasia, e un cuore pulsante attraverso cui illuminare lo schermo e lasciare scorrere le parole, trascinandole con figure stilizzate e leggere pennellate di colore. Come insegna Linda e il pollo, cioè, non servono ingredienti particolari o preparazioni complicate per mettere in tavola un piatto gustoso; bastano ingredienti semplici, ma cucinati con amore, attenzione e devozione, ingredienti mescolati con sapienza e pazienza, capaci di far esplodere il palato, resettando il pensiero, facendo battere il cuore. Sono ingredienti autentici, di un passato remoto adesso più vicino; sono ingredienti da tutti conosciuti e da tutti acquistabili, pronti a essere cucinati, assaporati, digeriti; ingredienti semplici e colorati, proprio come può essere un pollo, proprio come possono essere dei peperoni.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Linda e il pollo per sottolineare come a volte non servono grandi tecniche di animazione per far battere i cuori ed emozionare l'anima.
Grazie a una tecnica di animazione minimalista il film, vincitore della migliore sceneggiatura al 41.esimo Torino Film Festival, riesce a sfruttare la comicità di una storia rocambolesca per trattare un tema profondo e delicato come la perdita di un genitore e il peso di un'assenza.
Perché ci piace
- La tecnica di animazione minimalista.
- La profondità dei temi narrati, nascosti sotto la patina della commedia esilarante.
- Gli intervalli musicali, capaci di sottolineare la portata emozionante di un momento, senza frenare il racconto.
- La durata dell'opera.
Cosa non va
- Che finisce.