Non possiamo che cominciare la nostra recensione de L'incredibile storia dell'Isola delle Rose pensando al fatto che non ci sorprendono i motivi per cui Syndey Sibilia abbia deciso di adattare questa storia realmente accaduta per il cinema. Come nella sua precedente opera, la trilogia di Smetto quando voglio, anche Giorgio Rosa, il protagonista di questo film disponibile su Netflix, è un giovane laureato incompreso dai genitori e dalle persone che ama, che decide di ribellarsi usando le proprie conoscenze per uscire da quei limiti che la società gli impone. Ancora una volta, la soluzione è al limite della legalità (lì lo spaccio di droga, qui la creazione di una micronazione indipendente appena fuori le acque territoriali italiane) e ancora una volta il giovane dovrà scontrarsi con un mondo che non accetta il cambiamento, che non sa ascoltare i giovani e che è capace di soffocarli. Di questi individui vittoriosi solo in una dimensione ideologica, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose si fa portavoce raccontando una storia che da un lato dimostra le ambizioni del regista e della casa di produzione Grøenlandia (che Sibilia amministra insieme a Matteo Rovere), capace di dar vita a un'opera dal respiro internazionale, dall'altro offre uno sguardo un po' più maturo benché meno divertente che cerca di mantenersi in un equilibrio non sempre perfetto.
"Vivi in un mondo tutto tuo"
Giorgio Rosa (Elio Germano) è un giovane di Rimini, laureato in ingegneria, ancora innamorato della sua vecchia fiamma Gabriella (Matilda De Angelis), che vede i suoi sogni andare in frantumi ed è costretto a vivere una vita che lo rende triste. È un altro giovane incompreso da tutti, genitori in primis, costretto a restare entro i confini che lo stato e la società gli impongono perché "vive in un mondo tutto suo". Un giorno, però, ha un'idea: usare le sue conoscenze date dagli studi universitari, uscire di poco dalle acque territoriali italiane e costruire un'isola d'acciaio dove poter vivere. Anzi, dichiararsi indipendente dallo stato italiano, diventare presidente della sua stessa nazione e vedersela riconoscere dall'Onu. Insieme al suo migliore amico Maurizio (Leonardo Lidi) a cui si aggiungono un'altra manciata di reietti al seguito, Giorgio vivrà un'estate utopica e libera prima che lo stato italiano si accorga del pericoloso precedente che questa storia significa. Inizierà così una guerra fredda tra chi vuole vedersi riconoscere l'isola (e di conseguenza, la propria identità) e chi, invece, quell'isola vuole vederla distrutta.
Oltre i confini italiani
È una strana commedia il film di Sibilia, lontano da ciò che tipicamente ci aspettiamo dai canoni delle pellicole appartenenti a questo genere che così fortunato in Italia. Non si adagia sul ritmo forsennato e sulla comicità, ma più sulla storia vera e propria sacrificando l'umorismo anche quando il film sembra pronto a fare esplodere lo spettatore in una grossa risata. Benché presente in alcuni momenti ben concentrati, la risata è filtrata da una nota di malinconia e di serietà che sposa tematicamente il periodo storico nel quale L'incredibile storia dell'Isola delle Rose è ambientato. Si parla del 1968, l'anno del Maggio francese, della nascita del Movimento Studentesco e, così come insegna la Storia, anche l'isola di Giorgio Rosa appartiene a un periodo utopico destinato a morire. Lo sguardo di Sibilia è uno sguardo rivolto al passato, a tratti nostalgico, reso visivamente esplicito dalla fotografia color pastello che dona al film un look piacevolmente sixties. Proprio l'aspetto visivo convince particolarmente dimostrando come ci siano scelte ragionate che spesso, nell'industria italiana, non vengono considerate. Non è solo un'operazione che ha a che fare con l'abbigliamento che i personaggi indossano, con le canzoni d'epoca che sentiamo alla radio o che fungono da colonna sonora, ma è insita nello stesso linguaggio cinematografico del film dimostrando che il contenuto equivale alla forma. Sydney Sibilia è Giorgio Rosa stesso, il sognatore capace di andare oltre i confini italiani per creare il suo film nel nome della libertà.
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Dentro i limiti della normalità
Non tutto funziona perfettamente all'interno del film. Il cast è molto valido: Elio Germano è un ottimo protagonista, capace di catalizzare subito la simpatia dello spettatore; Matilda De Angelis, in pochi anni di carriera, dimostra di aver subito un'evoluzione che poche altre personalità raggiungono (qui è il personaggio che sembra recitare in maniera più naturale e sincera) e Luca Zingaretti nel ruolo di Giovanni Leone è semplicemente perfetto, soprattutto nei tempi comici. Il resto del cast, purtroppo, non riesce a spiccare particolarmente (con l'eccezione di Fabrizio Bentivoglio che, però, a tratti, risulta fin troppo caricaturale) a causa proprio dei personaggi che devono rappresentare. Preoccupato più della storia del singolo, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose fallisce nel dare un senso di unione e di collettività alla vicenda relegando i personaggi secondari davvero sullo sfondo, anche se poi si cerca in tutti i modi di metterli in risalto nel finale. Il che depotenzia il significato del film stesso: un'ode alla libertà più assoluta, all'indipendenza, all'accoglienza di naufraghi, disertori e di tutte le persone che non vengono considerate dalla società "normali" diventa l'episodio di un unico uomo che ha solo creato l'ennesimo giocattolo per riconquistare la donna che amava. Non che tutto questo sia un difetto grave, ma il risultato è la mancanza di una vera e propria iconografia, della costruzione di un simbolo memorabile (al contrario di quanto succedeva con "La Banda" del suo film precedente). Così permane il sapore di una storia piacevole, divertente, sorprendente, anche unica, ma lontana dall'essere incredibile.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose non possiamo che rimanere piacevolmente colpiti dal nuovo film di Sydney Sibilia. Inserita perfettamente nella poetica del regista, qui maturato da un punto di vista stilistico, la storia di Giorgio Rosa diverte e coinvolge, ma appassiona ad intervalli alterni. Il film dal sapore internazionale e dalla rara cura estetica rinuncia al puro e semplice umorismo concentrandosi di più sulla storia del protagonista e della sua utopica dichiarazione di libertà. Ne fanno le spese gli altri personaggi del film, troppo secondari e dimenticabili, nonostante l’ottimo lavoro del cast.
Perché ci piace
- La storia diverte e coinvolge per tutta la durata del film.
- La cura formale e stilistica dona al film un sapore internazionale, lontano dagli stilemi della classica commedia italiana.
- Sydney Sibilia prosegue la sua poetica rendendo il film l’ennesima storia di indipendenza giovanile capace di rivolgersi alla contemporaneità.
Cosa non va
- Il cast è valido, ma è penalizzato da una storia che si concentra troppo sul protagonista relegando sullo sfondo gli altri personaggi.
- Mancando di iconicità, il film a tratti si adagia un po’ troppo su sé stesso perdendo parte della sua forza.