L'impero degli scimpanzé, la recensione: politica e legami familiari nella nuova docuserie di Netflix

La nostra recensione de L'impero degli scimpanzé, la nuova docuserie di Netflix che dal 19 aprile 2023 vi porta a scoprire il complesso mondo di questi primati.

L'impero degli scimpanzé, la recensione: politica e legami familiari nella nuova docuserie di Netflix

La foresta è vita, la foresta è morte. Queste parole racchiudono in pieno lo spirito de L'impero degli scimpanzé, docuserie di Netflix disponibile dal 19 aprile 2023 che racconta la vita di alcuni gruppi di questi primati in una delle zone più selvagge del pianeta: la foresta di Ngogo in Uganda. Negli ultimi 25 anni scienziati ed esperti hanno studiato una delle colonie di scimpanzé più grandi mai scoperte proprio lì, nel loro habitat, scoprendo una intricata e complessa rete di relazioni sociali basata sul potere gerarchico.

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L'impero degli scimpanzé: una scena della docuserie

Il regista, James Reed (noto per aver codiretto il documentario premio Oscar Il mio amico in fondo al mare) ha dispiegato un'incredibile numero di telecamere per cogliere questi animali nei loro momenti più intensi e significativi, costruendo un racconto intimo che si dipana in 4 avvincenti episodi con, in originale, la voce narrante di Mahershala Ali. Vi avvertiamo fin da subito: questa recensione de L'impero degli scimpanzé sarà un'entusiastica analisi di una produzione che ci ha conquistato fin dai primi, suggestivi minuti di visione.

Quando la trama non è di finzione

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L'impero degli scimpanzé: una scena

A volte la vita supera nettamente la finzione, questa docuserie ce ne dà la prova assoluta perché nel riprendere la popolazione di scimpanzé di Ngongo si delinea una società complessa fatta di relazioni politiche, di comodo, così come familiari e di amicizia. Nel seguire in particolare due gruppi rivali le camere mostrano una lotta fatta di continui colpi di scena, senza risparmiare omicidi, cospirazioni e ribaltamenti nei ruoli di potere degni della miglior serie thriller. Solo che questa volta non c'è un copione, nessuna scrittura di finzione, solo le quotidiane e talvolta violente gesta di questi primati che nel loro comportamento e nelle loro reazioni emotive si avvicinano in modo impressionante a noi umani, con la sola differenza che ogni sopruso, ogni azione violenta ha un'unica inequivocabile motivazione: la sopravvivenza.

Uno sguardo vicino agli animali

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L'impero degli scimpanzé: un'immagine della docuserie

La prima cosa che colpisce di questa serie documentaristica è proprio l'intensità con cui vengono raccontate le vicende di questi primati. Lo spettatore viene messo nella condizione di conoscere i nomi dati loro dagli scienziati, li segue nella quotidianità, nella ricerca di cibo, nei momenti più intimi e teneri con i cuccioli, negli scontri più sanguinosi. Ci si affeziona a questi animali proprio come fossero personaggi umani, si partecipa al loro dolore, si prova genuina apprensione per la loro sorte. Insomma, si empatizza con questi esseri che poi, in fondo, non sono così diversi da noi: sono individui complessi che vivono vite complicate ma che hanno capito che l'unione è l'unica via per sopravvivere in un ambiente ostile e pericoloso. Questo sguardo così vicino agli animali si discosta molto da quello più freddo ed empirico di altri prodotti analoghi e pur garantendo il suo scopo didattico, riesce a smuovere qualcosa di più profondo nell'animo umano: guardando agli scimpanzé, riflettendo sui loro comportamenti e le loro reazioni, in qualche modo riflettiamo su noi stessi e su tutte quelle pulsioni che ci accomunano.

Una regia complessa

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L'impero degli scimpanzé: uno scimpanzé nel suo habitat

A rendere possibile tutto questo è una regia attenta, mai invasiva, ma capace di cogliere ogni minima espressione di questi animali. Molto spesso la camera indugia su un dettaglio del viso, sugli occhi, sulle zampe. La gestualità anche viene ripresa e mostrata dandogli particolare risalto: l'attenzione nel grooming, le coccole di una madre al piccolo, le manifestazioni di forza dei maschi alfa, sono catturate in modo magistrale, quasi ci trovassimo su un set teatrale e non in uno dei luoghi più selvaggi della Terra. Non sappiamo quanto tempo abbiano richiesto le riprese, ma di sicuro è stato un lavoro complesso, sotto la supervisione del team scientifico che studia l'area da più di un ventennio. Il risultato è eccellente, per una produzione di ottima qualità che intrattiene come una serie fiction ma che al contempo educa e informa come solo i grandi documentari sanno fare.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione de L'impero degli scimpanzé possiamo dire che la docuserie di James Reed, distribuita da Netflix, è un piccolo gioiellino. Offrendo immagini suggestive e ravvicinate di questi primati riesce a far entrare lo spettatore in empatia con questi incredibili animali, i cui comportamenti e reazioni emotive si avvicinano incredibilmente alle nostre. Impressionanti ed efficaci le riprese dei volti e degli sguardi degli scimpanzé della colonia.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il tipo di racconto intimo ed autentico della colonia di scimpanzé.
  • Le riprese: potenti e suggestive.
  • In originale la voce narrante di Mahershala Ali, che scandisce alla perfezione i momenti salienti.

Cosa non va

  • Facciamo veramente fatica a trovargli un difetto, pensiamo solo possa non piacere a chi non apprezza il genere.