"Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana". Come tutti i film di Star Wars inizia così anche L'impero colpisce ancora, il secondo film della saga ideata de George Lucas, quello che, negli anni, abbiamo poi imparato a conoscere come Episodio V. Tanto tempo fa, nella nostra galassia, veniva proiettato per la prima volta il film, che allora, per tutti, era il seguito del clamoroso e imprevisto successo di Star Wars, o Guerre stellari (oggi noto come Episodio IV - Una nuova speranza): la prima assoluta si svolse il 17 maggio 1980 a Washington, proprio 40 anni fa. L'impero colpisce ancora è oggi un film amatissimo dai fan della saga. È il film con uno dei colpi di scena, e delle battute, più famosi della storia del cinema, quel "Io sono tuo padre", pronunciato da Darth Vader (dobbiamo dirvi che l'articolo contiene spoiler?). È il film del tema dedicato a Vader, la famosa Imperial March composta da John Williams. Al momento della sua uscita spiazzò pubblico e critica, e solo dopo le uscite in home video, i passaggi televisivi, e l'uscita della versione rimasterizzata del 1997, è stato rivalutato tanto da essere definito il miglior film della saga. È rimasto il miglior film anche quando è arrivata la trilogia prequel di George Lucas. E, ora che si è conclusa la nuova trilogia, e siamo a nove film, ci chiediamo ancora una volta: è davvero il miglior film della saga di Star Wars?
L'impero colpisce ancora: al freddo e al gelo
L'impero colpisce ancora... colpisce subito, non appena le famose scritte che scorrono sullo schermo sulla fanfara di John Williams lasciano spazio alle prime immagini. Da subito capiamo di trovarci di fronte a un film che è il rovescio della medaglia rispetto al primo Guerre stellari. Ci troviamo su un pianeta completamente ghiacciato, bianco e ostile, Hoth (ricreato nel ghiacciaio Hardangerjøkulen, in Norvegia) dove nell'incipit di Una nuova speranza eravamo su un pianeta brullo e desertico come Tatooine. È solo il segnale di quello che verrà nel film: un colpo di scena che ci lascerà, davvero, raggelati. E un finale che porterà altro freddo nel nostro cuore, un senso di sconfitta. Anche se, ormai lo sappiamo, la storia non finirà certo qui.
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Un brusco cambiamento
Proprio questo cambiamento di atmosfere rispetto al primo Guerre stellari, più sognante, infantile, ottimista, spiazzò la critica, che all'epoca accolse male il film: mancava lo spirito di Guerre stellari e quel mix di generi e citazioni che lo caratterizzava. George Lucas voleva proprio questo: un film più adulto, cupo, molto incentrato sui personaggi. Decise di produrre in prima persona il film, per non farsi influenzare dagli studios, e fare il film che davvero voleva. Decise di dedicarsi alla produzione esecutiva del film (in pratica divenne quello che oggi si direbbe showrunner) e di affidare la regia a Irvin Kershner, che era stato il suo professore alla USC School of Cinematic Arts, scelto perché bravo a lavorare sui personaggi (ma tra i candidati c'era anche un giovane Paul Verhoeven). Non fu facile da convincere, ma la chiave per farlo fu assicurargli una grande libertà, anche a livello di sceneggiatura. "Ho accettato di fare il film perché mi piaceva l'idea di fare una fiaba" dichiarò il regista. "Di fare qualcosa d'immaginativo, che i bambini avrebbero amato". Kershner, in realtà, avrebbe voluto un film ancora più cupo, che scavasse ancora più a fondo dentro i personaggi. Voleva che qualcosa di potente accadesse nell'animo di Luke. Si può dire che c'è riuscito...
Il Lato Oscuro della sceneggiatura
La sceneggiatura del film fu affidata a Leigh Brackett, autrice di romanzi di fantascienza e dello script de Il grande sonno. È curioso, oggi che il film è un'opera d'arte ormai scolpita nell'immaginario collettivo, andare a rivedere quella prima stesura. Doveva comparire il padre di Luke, come una sorta di fantasma, che avrebbe addestrato il figlio. Avrebbe dovuto esserci anche il padre di Han Solo, un potente magnate della galassia. L'idea di Forza era molto più complessa. Lucas, non soddisfatto, commissionò alla scrittrice un'altra stesura, ma lei morì poco dopo. E così scrisse lui la sua versione, vicina a quella che poi è stata girata. Ma serviva una caratterizzazione dei personaggi ancora più profonda. E così venne chiamato Lawrence Kasdan, che aveva colpito Lucas per le prime bozze de I predatori dell'arca perduta. La bellezza de L'impero colpisce ancora è proprio qui, nella profondità dei personaggi, nella loro "Forza". Smettono di essere figure iconiche, giocattoli viventi per i nostri giochi da bambini e diventano persone. Per una questione di budget, che non permetteva troppi effetti speciali, fu eliminata l'idea di una sequenza sul pianeta Bespin, che avrebbe dovuto essere popolato da creature altissime e pallide alla guida di una sorta di mante volanti.
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Attenzione agli AT-AT
Non ci saranno le mante volanti, ma le prime sequenze del film potranno contare sugli AT-AT (All Terrain Armored Transport, letteralmente Trasporto corazzato per ogni terreno). Chiamateli così, o chiamateli camminatori, quattropodi o imperial walker, sono una sorta di elefanti meccanici imponenti, minacciosi, enormi. Il loro avanzare apparentemente inarrestabile, la loro natura inscalfibile è uno dei primi momenti emozionanti del film. Furono realizzati partendo da un disegno realizzato da Syd Mead per una pubblicità della United States Steel. Ma, se i quattropodi ci affascinano, lo fanno anche le mosse con cui Luke (Mark Hamill), con la sua spada laser e una bomba, e i ribelli, con i loro caccia, riescono a debellarli, legando con dei cavi le loro zampe.
Icone: Yoda
"Via metti quell'arma. Male non voglio farti". Yoda (Frank Oz) è una delle figure più iconiche e amate di Star Wars, e L'impero colpisce ancora è il film che ce lo ha fatto conoscere. Quello con Luke è un incontro basato su un equivoco. Luke arriva a Dagobah in cerca di un grande guerriero, come l'Obi Wan Kenobi di Alec Guinness. Invece si trova davanti a una creaturina piccola, verde, anziana e dalle orecchie enormi. Il suo modo di parlare al contrario, la sua pacatezza, il suo insegnamento "Fare o non fare. Non c'è provare" sono rimasti nella storia. E la cornice di Dagobah, fatta di paludi e vegetazione lussureggiante, è di quelle che non si dimenticano. Yoda è stato creato pensando all'archetipo fiabesco del personaggio insignificante che in realtà diventa un grande aiuto per l'eroe. Yoda ha la voce di Frank Oz, ingaggiato prima di tutto come burattinaio: la sua dove essere solo la voce guida. Diventò definitivamente quella del personaggio. Il set di Dagobah fu costruito a un metro e mezzo da terra per farci accomodare sotto Oz e le tre persone che servivano a muovere Yoda, una per le orecchie, una per gli occhi e una per la mano sinistra. "Quando vidi che George Lucas aveva reso un Muppet il personaggio cardine del film pensai: questo tizio ha le palle" avrebbe detto un giorno David Fincher.
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Icone: Darth Vader
Star Wars e il suo universo sono entrati nei nostri cuori grazie ai suoi personaggi. Quando li abbiamo visti, da bambini, ci sono sembrati subito dei giocattoli perfetti che vivevano di vita propria. Da grandi, abbiamo capito la loro natura di icone. Non a caso, le trilogie successive hanno sofferto il fatto di non averne di nuove all'altezza, e hanno continuato, in qualche modo, a vivere di quelle originali. L'Impero colpisce ancora è per eccellenza il film di Darth Vader. Dopo averlo conosciuto in Guerre stellari, entriamo ancora di più nei suoi schemi mentali, nei suoi poteri, nelle sue motivazioni. Per un attimo, guardiamo sotto quel casco che ne cela le fattezze, e troviamo un capo pieno di ferite, cicatrici, ustioni, cominciamo a capire la vita dolorosa che ha alle spalle. Darth Vader è interpretato da David Prowse sul set, ma la voce è quella di James Earl Jones.
Io sono tuo padre
Il momento clou de L'impero colpisce ancora è l'incontro/scontro tra Luke Skywalker e Darth Vader: atteso, evocato, anticipato da una sequenza onirica (l'addestramento di Luke su Dagobah in cui viene simulato lo scontro con Vader, e in cui, sotto al casco, Luke vede il proprio volto). La scena, nella fonderia della Città delle Nuvole, è stata dipinta dal direttore della fotografia Peter Suschitzky con colori accesi: ha illuminato la scena dal pavimento e riempiendo il set di vapore. È uno scenario molto legato all'immaginario degli anni Ottanta, un mondo di luci al neon: potrebbe essere il palco di un concerto rock. Lo sfondo è blu elettrico, con le luci a illuminare il vapore, e la luce delle scale è di un arancione fluorescente. Le figure chiave sono nere, ombre che si stagliano contro la luce. Vader attende sulla sommità, come una rockstar sul palco. Nella scena del combattimento è Bob Anderson, una controfigura, a interpretare il grande villain del film. Il suo modo di muoversi, con i colpi intervallati da lunghe pause, regala alla scena una grande tensione drammatica. Ecco le spade laser, azzurra e rossa. È il duello che arriva alla fine del film, come quello tra Vader e Obi Wan in Guerre stellari. Ma non sarà solo uno scontro di spade. Sarà una battaglia psicologica, a base di passato e di tentazione. E poi la durissima, sconvolgente, rivelazione: "Io sono tuo padre". Che fa male più di qualsiasi ferita. Il twist rimase segreto a tutti: in sceneggiatura c'era un'altra battuta (il padre di Luke era stato ucciso da Obi Wan...). Proprio per questa rivelazione, Lucas consultò degli psicologi per provare a capire che impatto avrebbe avuto la scena sugli spettatori più piccoli. "Mi dissero che i ragazzi più forti lo avrebbero capito e metabolizzato, gli altri avrebbero pensato che fosse una bugia" rivelò Lucas.
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Il racconto dei racconti
L'importanza de L'impero colpisce ancora si vede anche da come contiene i semi delle altre storie che sarebbero venute. A parte Il ritorno dello Jedi, che avrebbe seguito il film, da qui vengono lo spunto per il titolo Rogue One: A Star Wars Story (nella prima battaglia sentiamo nominare un'astronave ribelle Rogue Two). E anche la serie The Mandalorian deve moltissimo all'immaginario de L'impero colpisce ancora. Da tutto il mondo dei cacciatori di taglie, con il lavoro e il look del mandaloriano che richiamano quello di Boba Fett (il cui padre, Jango Fett, sarà nel film Star Wars ep. II - L'attacco dei cloni) e le iconiche lastre di grafite dove vengono racchiusi quelli che vengono catturati. E a questo film si deve anche il nuovo personaggio iconico dell'universo Star Wars, chiamato da tutti Baby Yoda, la grande sorpresa della serie The Mandalorian, che è un bambino della stessa specie dello Yoda che, per la prima volta, abbiamo visto qui. Ma potremmo andare avanti all'infinito: dalle superfici bianche, che non sono il ghiaccio di Hoth ma lo ricordano, del finale di Star Wars: Gli ultimi Jedi, a quella visione in cui Luke combatte Vader, ma dietro la maschera vede se stesso, che anticipa la Rey che si batte con se stessa nella visione di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker (dove torna uno dei personaggi de L'impero colpisce ancora, Lando Calrissian). Ma, se ci pensiamo, tutta la trilogia prequel ruota intorno ad Anakin Skywalker, Darth Vader, il grande protagonista di questo film. Qui vediamo per la prima volta le bruciature sul suo capo. In Star Wars ep. III - La vendetta dei Sith capiremo da dove vengono. L'impero colpisce ancora è il "racconto dei racconti" dell'universo di Star Wars. È una storia che ci tocca nel profondo. Sì, è davvero il miglior film della saga.