Un'ambientazione suggestiva, un'atmosfera rarefatta, un crimine irrisolto. Di questo parleremo nella recensione di Limbo, il film di Ivan Sen che si muove negli spazi sconfinati dell'outback australiano per seguire l'indagine del protagonista interpretato da Simon Baker. Un film interessante, seppur non del tutto riuscito, che è stato presentato in concorso all'edizione 73 del Festival di Berlino per portarci in location ricche di fascino.
Benvenuti all'Hotel Limbo
La trama di Limbo segue il detective Travis Hurley al suo arrivo in una cittadina dell'entroterra australiano, dove si stabilisce nel pittoresco Hotel Limbo, una struttura peculiare che sembra scavata in una grotta. L'investigatore non è però lì per rilassarsi in quella location suggestiva, ma per indagare su un caso irrisolto di venti anni prima, l'omicidio di una ragazza aborigena chiamata Charlotte Hayes, la cui unica prova è una serie di registrazioni in suo possesso. La maggior difficoltà per Hurley è aprirsi una breccia di fiducia nel muro di diffidenza che ha accolto il suo arrivo, con i locali poco propensi ad aprirsi con lui riguardo il caso, a cominciare dalla famiglia della vittima.
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Nel limbo con Simon Baker
È ovviamente simbolico il nome del luogo fittizio che dà il titolo al film di Ivan Sen, basato sulla comunità mineraria di Coober Pedy nota come la capitale mondiale dell'opale, perché è come in un limbo che vivono i familiari della vittima su cui Hurley indaga, così come tutto il contesto in cui ci muoviamo può essere percepito in tal senso. Simon Baker ci si muove con sicurezza, portando il suo solido e silenzioso Hurley a conquistare scampoli di fiducia da parte dei locali, portando su schermo un personaggio da noir che si integra alla perfezione nel tono e il mood del film.
Un luogo fuori dal tempo
Con il suo bianco e nero magnetico (la fotografia è dello stesso Ivan Sen), che ammanta gli splendidi paesaggi di un'atmosfera unica e aliena, Limbo è un film che ipnotizza e conquista, ammesso che ci si lasci catturare dai suoi tempi dilatati e dai luoghi fuori dal tempo in cui immerge lo spettatore: ampi spazi desolati e desolanti, i cunicoli labirintici della struttura del motel, il senso di abbandono che traspare ovunque, tutto contribuisce a rendere l'idea di stasi, di attesa, in cui la comunità vive e si muove. Può catturare così come respingere lo spettatore, ma in entrambi i casi è il risultato di un lavoro consapevole e minuzioso messo in piedi dal regista.
Conclusioni
Cattura e ipnotizza il film di Ivan Sen, a patto di riuscire a entrare nelle sue atmosfere e il suo incedere rarefatti, come vi abbiamo spiegato nella recensione di Limbo. Il solido protagonista interpretato da Simon Baker si muove in un ambiente desolato e desolante, splendidamente fotografato dal bianco e nero curato dallo stesso Sen, guidandoci in un ambiente ostile che va imparato a conoscere.
Perché ci piace
- Simon Baker, solido protagonista da noir.
- La fotografia di Ivan Sen che ammanta tutto in un'atmosfera fuori dal tempo.
- Lo spaccato della comunità in cui si muove la storia.
Cosa non va
- I tempi dilatati contribuiscono a trasmettere la sensazione voluta dal regista, ma possono scoraggiare chi ama film più ritmati.