L'81.esima edizione dei Golden Globe ha decretato la grande vittoria della protagonista di Killers of the Flower Moon, Lily Gladstone, come Miglior Attrice in un Film Drammatico. Non solo, ora è ufficiale: agli Oscar 2024 si contenderà l'ambita statuetta grazie alla nomination appena confermata dall'Accademy. Ma il Globe vinto, oltre a sottolineare l'indubbia bravura dell'attrice, ha sancito un momento epocale nella storia del cinema contemporaneo: Lily Gladstone - che ha origini Piegan Blackfeet, Nez Perce ed europee ed è cresciuta nella riserva del Montana della Nazione Blackfeet - è infatti la prima persona nativa americana a vincere un Golden Globe come miglior attrice. Una vittoria storica che rappresenta un punto importantissimo dei popoli nativi fin troppo martoriati e bistrattati dalla stessa Hollywood. Ma andiamo a scoprire chi è Lily Gladstone e che cosa potrebbe significare anche (magari) un possibile Oscar.
"È una vittoria storica, che non appartiene solo a me" ha detto l'attrice rivolgendosi alla folla del Beverly Hilton in lingua Blackfeet per la prima volta nella storia della premiazione, prima di ringraziare la madre per aver "lavorato senza sosta per far entrare la nostra lingua nelle nostre classi, in modo che io avessi un insegnante di lingua Blackfeet da grande. Sono molto grata di poter parlare anche solo un po' della mia lingua qui, perché, in questo settore, gli attori nativi erano soliti pronunciare le loro battute in inglese e il mixer del suono le faceva girare al contrario per rendere le lingue native sulla telecamera. Questo premio è per ogni piccolo ragazzo rez, ogni piccolo ragazzo urbano, ogni piccolo ragazzo nativo là fuori che ha un sogno e si vede rappresentato nelle nostre storie raccontate da noi stessi, con le nostre parole".
Lily Gladstone, ecco chi è la protagonista di Killers of the Flower Moon
Lily Gladstone è una nativa americana, che discende dalle tribù dei Nasi Forati e dei Piedi Neri. Da parte di madre, è una discendente del cugino di primo grado di William Ewart Gladstone, che è stato Primo ministro del Regno Unito quattro volte e invece uno dei suoi bis-bisnonni paterni era Corvo Rosso, un capo della nazione Kainah. In infanzia è cresciuta, come moltissimi nativi, in una Riserva indiana, quella dei Piedi Neri a Browning, nel Montana, fino all'età di 11 anni. Una delle sue prime esperienze di recitazione da bambina, fu quando il Missoula Children's Theatre venne all'East Glacier Park Village per mettere in scena Cenerentola e lei fu scelta per il ruolo di una delle sorellastre malvagie.
Ovviamente la vita da riserva non gli avrebbe mai permesso il grande salto, e proprio per questo motivo decide di trasferirsi nell'area di Seattle durante gli anni della scuola media, per restare anche più vicina a sua nonna. Lì, venne iscritta allo Stone Soup Theatre, una compagnia teatrale educativa senza scopo di lucro per i giovani di Seattle, che la portò poi a recitare in film e a realizzare anche tesi studentesche sulla recitazione. Lily si diploma alla Mountlake Terrace High School di Mountlake Terrace, Washington nel 2004, ma la sua carriera da studentessa non finisce perché ha anche la possibilità di continuare gli studi frequentando l'Università del Montana dove studierà recitazione laureandosi nel 2008.
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Una nativa che alla sua prima occasione riesce ad imporsi
Lily Gladstone prima della grande chiamata da parte di Martin Scorsese non aveva fatto parlare molto di sé. Nonostante gli studi e le riconoscenze la riconoscibilità sembrava non arrivare mai. Lily, con uno sguardo tremendamente profondo, racconta già dal viso la storia del suo popolo: chi è un nativo americano di terza generazione porta con sé secoli di genocidi e soprusi, oltre che una scorretta trasposizione cinematografica che ha in qualche modo ancor di più inficiato sulla storia stessa degli Indiani d'America. Prima di ricevere la chiamata che avrebbe cambiato la sua via, Lily Gladstoneera pronta a rinunciare a tutto per allevare calabroni. Nonostante un'apparizione abbastanza importante nel film di Kelly Reichardt Certain Women (che le è valso una nomination agli Independent Spirit Award) e nella serie Reservation Dogs, la carriera dell'attrice stentava a partire, nonostante il suo talento. Dopo la laurea per quattro anni ha lavorato con la compagnia Living Voices, specializzata nella messa in scena di storie che sono citate nei libri di testo, come il movimento americano per i diritti civili o la prigionia dei nippo-americani durante la Seconda guerra mondiale. Nel 2013 ha ottenuto il suo primo ruolo cinematografico in Jimmy P. del regista francese Arnaud Desplechin. Ed è dopo questo ruolo che Martin Scorsese decide di scritturarla per il suo film di denuncia storica sui nativi americani.
"Una volta conosciuto il capo Orso in Piedi e molti altri membri della tribù" - dichiara Martin Scorsese - "Abbiamo iniziato a lavorare a stretto contatto con loro. Volevo conoscerne meglio la cultura, integrandone i rituali e le usanze all'interno del film, così siamo riusciti a inserire dettagli come matrimoni, battesimi e funerali. Avevo in mente di girare una specie di documentario sulla nazione Osage e sui loro valori fondamentali, su ciò in cui credono, sul loro stile di vita e sui loro capisaldi. Tutto questo deve moltissimo alle informazioni che ho ricevuto dal capo Orso in Piedi e dalla sua gente".
Il lavoro di Scorsese con Lily Gladstone
In Killers of the Flower Moon c'è una cura antropologica e storica su diverse scene (le capanne tipiche degli Osage perfettamente ricreate e diverse dai popoli delle pianure); nei primi minuti un anziano, interpretato sempre da un Osage, si appresta a sotterrare una chanupa, la pipa sacra con la quale tutti i Nativi pregano: il modo di dire "seppellire l'ascia di guerra" era riferito ad un rito irochese per fare la pace, l'ascia veniva realmente sotterrata e con la quale "smettevano di fare guerra". In questo caso la sepoltura di un oggetto cerimoniale, era ancora più importante ed è stato pienamente ricostruito secondo i giusti metodi.
In un'altra scena, tra le più belle forse come inquadrature e uso delle luci, Ernest Burkhart viene fatto accomodare da Mollie e invitato a mangiare e bere qualcosa, in quel frangente la stessa Osage subito dopo gli consiglia di fermarsi in quanto c'era un temporale in atto: nella loro cultura quando gli spiriti del tuono imperversano è giusto sospendere le proprie azioni e pregare in silenzio; anche questo è stato pienamente ripreso, segno che il regista ha voluto omaggiare con tanti dettagli la cultura e spiritualità degli Indiani d'America. Questo momento, rappresenta in pochi minuti la storia e la tradizione di un popolo e proprio attraverso gli occhi della Gladstone si riesce a percepire quel profondo senso di appartenenza ad una comunità. Lily Gladstone non è Osage, ma il suo essere nativo americana gli ha permesso di immedesimarsi perfettamente in ruolo cucito apposta per lei.
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"Il cuore e l'anima"
"Il cuore e l'anima"? Non è una citazione da qualche articolo o testata giornalistica, ma sono le parole di Leonardo DiCaprio che, durante le interviste, tralascia quasi sempre la propria prestazione ricordando la monumentale prova della Gladstone. Secondo l'attore, non ci sono dubbi che sia proprio lei a portare sulle spalle tutto il peso della pellicola. Tuttavia, al pensiero di recitare al fianco dello stesso DiCaprio, all'attrice tremavano le mani (come ha dichiarato a Cannes), ma fortunatamente le modifiche alla sceneggiatura (inizialmente DiCaprio doveva interpretare un altro personaggio) hanno permesso di godere dell'accoppiata DiCaprio-Gladstone, ponendo l'esperienza dei nativi americani in primo piano. È questo che ha convinto Lily Gladstone ad accettare il ruolo, oltre al fatto che è stata coinvolta sul set la comunità Osage. Vero, le esperienze dei nativi americani sono tanto diverse quanto sono diverse le comunità, ma la responsabilità del ruolo è raccontare una tribù come gli Osage, e in qualche modo può riassumere il passato degli Indiani d'America.
"La mia comprensione culturale è più influenzata dai Blackfeet, perché sono cresciuta in quella riserva" - racconta Lily Gladstone a Vogue - "Difatti ho impiegato mesi per studiare Mollie Burkhart, la sua famiglia, il suo rapporto con il marito Ernest". Il suo stakanovismo nel rappresentare al meglio le sfumature di un popolo l'hanno fatta diventare una fonte di consigli, e l'attrice che era stata scelta per il ruolo di Mollie, si è trasformata gradualmente nella colonna portante del film, offrendo un'interpretazione così mozzafiato da far drizzare le orecchie a Spike Lee (ha già detto che voterà per lei agli Oscar).
Se il suo premio ai Golden Globe ha smosso la comunità dei nativi americani, vedendo in lei quel simbolo e quella voce che purtroppo manca da troppo tempo, Lily Gladstone potrebbe rappresentare il nuovo corso definitivo (con un possibile Oscar) per una nuova riscrittura degli Indiani d'America ad Hollywood, non più visti solo come i nemici da schiacciare, ma dei popoli da rispettare e preservare perché nel loro sangue scorre la conoscenza di Madre Terra, sempre più dimenticata dall'uomo bianco. Quindi alla fine cosa fa di un attore un grande attore? La presenza? Lo sguardo? La bravura nelle interpretazioni? L'eclettismo? Senza dubbio la somma di tutti questi elementi. E sicuramente Lily Gladstone possiede tutte queste caratteristiche. A 37 anni rappresenta il futuro da tenere d'occhio. Una donna riservata, un'attivista, una tradizionalista per quanto riguarda le sue origini, ma con una presenza maestosa sul grande schermo.