"Tutte le cose che ho fatto sono nate da un grande 'perché no?', sono state tutte cose fatte con incoscienza". È una delle frasi più belle, raccontate con il candore e l'understatement che lo contraddistinguono da sempre, dette da Ligabue in Ligabue - 30 anni in un giorno, il film che racconta il concerto a Campovolo dello scorso anno, che arriva al cinema come uscita evento il 20, 21 e 22 marzo, distribuito da Vision Distribution. Il film è stato presentato a Roma, mercoledì 15 marzo, in un'emozionante serata al cinema Barberini. Che è stata un po' anteprima stampa, un po' incontro con i fan (alcuni fortunati vincitori di un concorso), un po' rimpatriata tra vecchi amici. La cosa che ci ha sorpreso è stata vedere Luciano Ligabue vedere il film in sala con i giornalisti e fan (cosa che accade di rado): era la prima volta che vedeva il film, e l'emozione era forte anche per lui. Quella frase rappresenta tanto la carriera di Luciano, un "mediano", come si definiva lui (ma è evidente che è un centravanti) che è andato al di là dei suoi limiti, ha sempre osato saltare in dribbling gli ostacoli, ed è arrivato dove non avrebbe creduto: dall'idea di fare musica rock pura in Italia, cosa che quando ha iniziato non era quasi prevista, all'esibirsi in uno spazio immenso come il Campovolo di Reggio Emilia, alla scelta di dirigere anche dei film come regista. Tutti azzardi, tutte scommesse, tutte vinte.
Campovolo: un accumulo di frustrazione, impazienza e ansia da prestazione
Lo avevamo incontrato un anno e mezzo fa, sempre a Roma, alla Festa del Cinema. L'occasione era quella di presentare un videoclip. Ma si era finiti a parlare proprio di questo concerto, che a causa della pandemia, continuava a venire rimandato. Luciano Ligabue non stava davvero nella pelle, era evidente. Poi il momento è finalmente arrivato, e Ligabue - 30 anni in un giorno, racconta benissimo che cosa è stato. "Mi ha fatto ripercorrere un mucchio di emozioni che ho accumulato in tre anni" ci ha raccontato Ligabue. "Arrivare a tre ore di concerto con 6 duetti, con 3 band diverse, dopo 3 anni che non toccavo palco è stato l'accumulo di frustrazione, impazienza e ansia da prestazione. Io nel film questa cosa la vedo tutta. Vedo di quanta emozione in me è composto quel concerto lì".
Ligabue: "Se un film viene bene è anche per culo"
Marco Salom è stato la mia vittima predestinata
Tutto questo, con in più un film da girare che doveva documentare il concerto e 30 anni di carriera. Pensate ad essere il regista ed avere a che fare con la vostra star in uno stato così emotivo. "Marco Salom è stato la mia vittima predestinata" scherza Ligabue. "Doveva strappare il massimo nei giorni vicini al concerto, e io non volevo nessuno attorno. C'è stato un grande numero di vaffa...". Marco Salom, nel montaggio del film, ha lasciato proprio una scena in cui Ligabue gli dice chiaramente di spegnere le telecamere. E ha raccontato che spesso doveva nascondersi dietro un albero per riprendere qualcosa.
Perché dovrebbe funzionare un concerto fatto nel posto in cui vivo?
Campovolo per Ligabue è casa. Sembra che Ligabue sia nato qui e abbia sempre suonato qui. Eppure, come racconta bene il film, la prima volta è nata proprio da uno di quei "perché no?" di cui stiamo parlando. "La prima esperienza a Campovolo è stata quella di presentare il mio album più personale" racconta la rockstar di Correggio, riferendosi a Nome e cognome. "Nessuno di noi poteva immaginare che Campovolo sarebbe stato quello che è stato nel tempo. Si dice: nemo propheta in patria. E allora mi chiedevo: perché dovrebbe funzionare un concerto fatto nel posto in cui vivo?" Invece ha funzionato, eccome. "Lo abbiamo sempre usato per festeggiare le tappe della mia carriera" ha spiegato Ligabue.
Il bisogno di una normalità, di una celebrazione della vita
E questa volta la festa è stata ancora più significativa. Perché si festeggiavano 30 anni di carriera. Perché è stato rimandato troppo a lungo. E perché è stato il concerto della luce in fondo al tunnel, della ripartenza dopo due anni di Covid. "Questo concerto è stato segnato dall'attesa" racconta Ligabue. "È stato uno dei primi concerti della famosa riapertura. Tutti ci vogliamo dimenticare del periodo del Covid, ma in quel momento era così. Lì c'era finalmente il bisogno di una normalità, di una celebrazione della vita". "Ho un'immagine che non dimenticherò mai" continua. "Avevo fatto uscire questa canzone, con un titolo al limite dell'imbarazzante, 'Non cambierei la mia vita con nessun'altra'. Ed è stato qualcosa che ho capito in un momento in cui sono stato fermo due anni. Al centro di quella canzone c'è un ritornello che dice: 'Abbiamo vinto noi'. Volevo che il pubblico sentisse quella frase come una liberazione. Salgo sul palco e devo ripartire con quella canzone. C'era ancora la luce del giorno. E, tra il pubblico, li ho visti tutti bene quando si lasciavano andare alla liberazione di quell''Abbiamo vinto noi'". E sarà ancora una liberazione, questa estate: le due date sono fissate da tempo. Il 5 luglio Liga suonerà a San Siro, a Milano, il 14 allo Stadio Olimpico , a Roma. "Sono gli stadi in cui ho fatto più concerti" commenta. "È il mio ritorno negli stati dopo 4 o 5 anni. Ma da qui al 5 luglio c'è troppo tempo davanti".
Il pubblico è la cosa che mi ha più colpito del film
Nel film ci sono dei protagonisti, che sono Ligabue e il pubblico. E poi ci sono i coprotagonisti, le 3 band che si alternano sul palco: i Clandestino, la band degli inizi, La Banda, il gruppo del grande successo di metà anni Novanta, e la band attuale. "I coprotagonisti sono persone a cui voglio molto bene" racconta Ligabue. "Nell'unica intervista che ho concesso a Marco per il film ho provato a spiegare cosa si prova quando di vive per anni l'esperienza di condividere il palco. È amicizia, complicità, qualcosa difficile di definire. Organizzo queste cose brigose di averli tutti quando faccio Campovolo". E poi c'è il pubblico. "È la cosa che mi ha più colpito del film. Dal palco spesso ho una visione d'insieme, una visione limitata. Marco Salom è andato a cercare le facce singole per vedere quel tipo di emozione, di partecipazione, di presenza, che è la cosa che mi ha emozionato di più".
Ligabue parla del suo Made in Italy e delle persone "normali" che non alzano mai la voce
Marco Salom: Luciano è Marlon Brando e Paolo Rossi
Viene chiesto al regista chi sia Ligabue. È un Marlon Brando, o è un mediano, giusto per fare riferimento a due canzoni. "Come carisma è un Marlon Brando" risponde Marco Salom. "Più che un mediano Luciano è un bomber come Paolo Rossi, per buttarla dentro al novantesimo e portare a casa un risultato. Ha una pazienza sul set particolare. Ho girato video con 7-8 riprese playback per aver materiale abbondante, e lui te li fa. È come lavorare con un attore che si sente, ed è, un artista, un cantante. È un'operazione complessa". "Dopo quei sette playback però non mi senti per un anno" scherza accanto a lui Ligabue.
Marco Tullio Giordana mi aveva proposto di fare un ex carcerato
Oggi sono molti gli artisti che arrivano al cinema con un film concerto, con documentari. Ma l'arrivo al cinema di Ligabue è molto più naturale. Perché Ligabue il cinema lo ha avuto dentro da sempre. Ricordiamo, ad esempio, di aver aperto il booklet del cd del suo secondo album, Lambrusco e popcorn. Sotto il titolo di ogni canzone c'erano i riferimenti filmici. Ad esempio, una delle ispirazioni di Urlando contro il cielo era Cuore selvaggio di David Lynch. "Mi dicono che le mie canzoni sono cinematiche, fissano immagini come se fossero film" riflette Ligabue". "Il cinema è una passione talmente forte che mi ha messo nella condizione di non resistere al più grande, scellerato, dei 'perché no?' di cui parlavo nel film. Fa sorridere, ma per quanto fossi appassionato avessi studiato il cinema, la didattica, per quanto avessi studiato le inquadrature, poi arrivi sul set dove c'è una troupe romana e ti dicono: 'questo sta a fa du firm in uno, er primo e l'urtimo'". È un aneddoto a cui è molto affezionato, tanto che ce lo aveva raccontato anche a quell'incontro alla Festa del cinema di Roma. Quello che non sapevamo invece è che gli fu proposto di fare l'attore. "Ma questo è un 'perché no?' a cui ho detto no" racconta Ligabue. "È una delle cose che so di non saper fare. Anche quando giro i video, mi chiedono cose e dico di no. E allora cosa faccio? Cammino! Nell'ottanta per cento dei miei videoclip sto camminando. Marco Tullio Giordana mi aveva proposto di fare il protagonista in una storia di un ex carcerato. Apprezzai molto la richiesta. Gli dissi: non sai quanto mi piacerebbe, ma non sai quanto è meglio, anche per te, che non lo faccia".
Una canzone serve a non farti sentire solo: se lo fa è riuscita
Ma che film è stato la vita di Ligabue? "30 anni in un giorno, nonostante sia il titolo del film, non ci stanno" risponde Ligabue. "Fortunatamente c'è stato altro. Le canzoni, che sono qualcosa di impalpabile, e indomabile. Non riesci a immaginare che un tuo pezzo diventi un ritornello cantato da un figlio do in notati do Belluno. Nessuno può capire se una canzone durerà e quanto durerà. Ma quello che capisci è che una canzone fa compagnia. Serve a non farti sentire solo. Quando una canzone riesce a fare questo è sempre una canzone riuscita".