Libero De Rienzo in Santa Maradona: l’amico che tutti avremmo voluto

Nel film Santa Maradona, Libero De Rienzo rivelava di colpo il suo talento dando vita a Bart, amico di Stefano Accorsi e personaggio di culto per una generazione di spettatori.

Sai qual è la verità? È che è tutta la vita che aspetto di dire questa cosa e non me l'aveva mai chiesta nessuno. E guarda che è brutto avere una risposta bella pronta e nessuno mai ti fa la domanda giusta.

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Una foto di Libero De Rienzo

Per la generazione di spettatori nata fra gli anni Settanta e Ottanta, Libero De Rienzo è associato inevitabilmente al ruolo che, nel 2001, aveva rivelato per la prima volta il talento dell'attore napoletano, scomparso il 15 luglio 2021 a quarantaquattro anni d'età: Bartolomeo Vanzetti, detto Bart, coinquilino e amico del cuore dell'Andrea Straniero di Stefano Accorsi in Santa Maradona. Il film d'esordio di Marco Ponti usciva nelle sale nell'ottobre del 2001 e, grazie a un rapido passaparola, sarebbe diventato in breve tempo una delle commedie italiane più amate di inizio millennio: una popolarità derivante in buona misura proprio dal personaggio interpretato da Libero De Rienzo, in grado di conquistarsi la simpatia soprattutto di chi, per ragioni anagrafiche, più si riconosceva nella disillusione di questa coppia di ultraventenni. Non sorprende, dunque, che all'improvvisa notizia della morte di De Rienzo sia stato il suo Bart a suscitare gli omaggi più sentiti e i ricordi più commossi.

Santa Maradona: ritratto di una generazione senza sogni né cassetti

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Santa Maradona: Libero De Rienzo e Stefano Accorsi sul set

Facciamo un salto indietro nel tempo. Quando Santa Maradona debutta al cinema, il principale 'traino' del film è ovviamente Stefano Accorsi, fra i nuovi idoli del pubblico italiano: dopo essersi fatto apprezzare tre anni prima in Radiofreccia di Ligabue, nel 2001 Accorsi è infatti il protagonista di due fra i maggiori successi dell'annata, il sopravvalutatissimo L'ultimo bacio di Gabriele Muccino e Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek, oltre a comparire ne La stanza del figlio di Nanni Moretti. Accanto a quello che è ormai l'attore italiano del momento, il regista e sceneggiatore Marco Ponti ingaggia il ventiquattrenne Libero De Rienzo, un nome ancora pressoché sconosciuto: alle sue spalle ci sono un paio di ruoli secondari e, quello stesso anno, la parte di uno spregiudicato seduttore nel controverso film francese A mia sorella! di Catherine Breillat, che riscuote una certa visibilità internazionale ma passa un po' in sordina in Italia.

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Santa Maradona: Anita Caprioli, Libero De Rienzo e Stefano Accorsi

Santa Maradona, che prende il titolo dall'omonima canzone dei Mano Negra (adoperata nei titoli di testa), racconta la quotidianità di due amici squattrinati che condividono un appartamento a Torino, sotto la minaccia del padrone di casa al quale devono ancora un mese d'affitto, e trascorrono le proprie giornate in una pigra indolenza, senza troppe aspettative per il futuro. Non si tratta, però, di due figure equivalenti: il film si apre sul primo di una serie di grotteschi, alienanti colloqui di lavoro di Andrea in giacca e cravatta, ed è Andrea, del resto, il vero fulcro della trama. Il conflitto al centro della commedia di Marco Ponti consiste nella scissione del protagonista tra una confortante immobilità e una prospettiva di cambiamento: dalla ricerca di un impiego che gli consenta una stabilità economica al rapporto con Dolores Angeli (Anita Caprioli), un'insegnante di italiano con la quale scocca il colpo di fulmine.

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Bart: l'ironia come stile di vita

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Santa Maradona: un'immagine di Libero De Rienzo

In Santa Maradona, insomma, lo sviluppo narrativo è sempre legato al percorso di Andrea e alle sue scelte. Bart, che condivide il nome con quello dell'anarchico giustiziato con Fernando Sacco nel 1927 (ma rievoca anche Bart Simpson), sulla carta invece ha semplicemente la funzione di spalla: nessuna svolta importante del film lo coinvolge direttamente e il suo compito pare limitarsi alla necessità di tenere compagnia ad Andrea e, in alcuni casi, a consigliarlo su come comportarsi con Dolores. Ed è in tale ottica che l'apporto di Libero De Rienzo risulta decisivo: perché a soli ventiquattro anni, questo ragazzo con pochissime esperienze cinematografiche si cala nei panni di un comprimario 'passivo', a cui la sceneggiatura non fornisce alcuna reale evoluzione, e riesce comunque a renderlo un personaggio memorabile, a suggerircene lo spessore e la profondità dietro la maschera buffonesca e dissacrante. Santa Maradona è la storia di Andrea, ma a farci appassionare alla sua vicenda è, per paradosso, proprio Bart.

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Santa Maradona: un'immagine dei membri del cast

Naturalmente, il merito risiede in gran parte nel copione di Ponti, che riserva a De Rienzo almeno un paio di strepitosi monologhi e una quantità incalcolabile di punchline ("Cos'è una storia non seria, si scopa ridendo?"; "Che cazzo ne sai che ha fatto Woobinda, quello cura i canguri"). Eppure non era affatto scontato che questa raffica di battute andasse puntualmente a segno; e non si trattava soltanto di azzeccare i tempi comici, ma di rendere Bart una figura davvero credibile. Perché interpretare un ruolo del genere è assai più difficile di quanto sembri: Bart è un istrione nato, un commediante per vocazione, un giovane irresponsabile che non può fare a meno di recitare una versione cinica di se stesso, come un fool shakespeariano che utilizza l'ironia per sottolineare le contraddizioni dell'esistenza. È una 'recita' con cui molti di noi talvolta si cimentano, o che abbiamo visto inscenare dai nostri amici; solo che per Bart questa recita è costante, quasi uno stile di vita, e lo vediamo in maniera esemplare quando si finge un commesso di libreria per arringare una sprovveduta cliente.

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La "risposta bella pronta" di un amico vero

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Santa Maradona: Anita Caprioli, Stefano Accorsi e Libero De Rienzo

Qual era il rischio, pertanto? Il rischio era di rendere Bart un personaggio da sit-com: pur sempre esilarante, magari, ma con l'artificiosità insita di chi si limita a tenere in piedi la "linea comica", per dirla alla Boris. Libero De Rienzo, al contrario, fa qualcosa di infinitamente più complesso: sottolinea l'istrionismo di Bart, quella patina di distacco che ce lo fa apparire come un irresistibile gigione, ma al contempo sfodera una spontaneità e una naturalezza che non si incrinano nemmeno per un istante. Per dirla in altra maniera: fa sì che Bart non sia più un personaggio da sit-com, per l'appunto, ma lo fa somigliare a quell'amico che potremmo addirittura conoscere nella vita reale. Pensiamo a Friends: Joey e Phoebe sono adorabili nelle loro bizzarrie, ma palesemente non esistono, se non nell'universo della TV. Bart, di contro, lo sentiamo come autentico, come qualcuno che potrebbe essere sul serio nostro amico o che spesso ci piacerebbe avere accanto.

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Santa Maradona: Libero De Rienzo, Stefano Accorsi e Mandala Tayde
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Santa Maradona: un'immagine del film

Da lì in poi, Libero De Rienzo avrebbe dimostrato il proprio valore anche in ruoli agli antipodi: ad esempio, lavorando in sottrazione per far emergere la sensibilità e il velo di timidezza del giornalista Giancarlo Siani in Fortapàsc di Marco Risi, nel 2009. Ma la sua prova in Santa Maradona, ricompensata con il David di Donatello, rimane un saggio formidabile delle capacità di un attore che, con un destino meno amaro, avrebbe potuto regalarci molte altre interpretazioni grandiose. E se avete dubbi riguardatevi il prefinale del film, l'unico scontro fra Andrea e Bart: mentre Andrea è furioso, l'altro invece non rinuncia al suo tono beffardo. Eppure De Rienzo ci fa percepire che stavolta qualcosa è diverso: nell'enfasi trattenuta a stento da Bart mentre si rivolge al suo migliore amico per chiedergli "dimmi perché adesso non esci da quella porta, e la smetti di imitare la vita, e la smetti di prenderti per il culo e cominci a fare sul serio". Impossibile, specialmente oggi, rivedere tale scena senza provare un po' di commozione di fronte a quella voce e a quello sguardo; di fronte a quella ruvida sincerità che, vent'anni dopo, continua a traboccare d'affetto.