"Ha dimenticato di registrare? Ripeta pure la domanda". L'incubo di ogni giornalista si è materializzato seduti davanti a Liam Cunningham, ospite del Filming Italy Sardegna Festival. Ci dimentichiamo di premere sul tasto "rec". Ma siamo così fortunati da rendercene conto all'inizio della sua prima risposta. L'attore si fa una risata e con il suo marcato accento irlandese ci invita a ricominciare.
"È appena uscita la seconda stagione, vero?", chiede l'attore quando gli domandiamo se ha visto House of the Dragon, il prequel de Il trono di spade. "Ci piace dire che è un animale diverso, con persone diverse coinvolte. Forse aspetterò fino alla fine di questo capitolo e guarderò tutto insieme. Ci sono delle persone fantastiche nel cast. Ho lavorato con Matt Smith in _Doctor Who ed è un attore incredibile. Un bravo ragazzo e un bravo attore. Un uomo dall'aspetto straordinario. Ci sono un sacco di persone molto brave in quello show"_.
Liam Cunningham e la sua voce a favore della Palestina
Liam Cunningham fa parte di quella schiera di attori che negli ultimi mesi ha usato la sua popolarità e i suoi profili social per fare luce sulla atrocità che il popolo palestinese sta subendo. "Mi divertivo molto sui social media. Non twitto, ma ritwitto molto. Informazioni su informazioni. E lascio che siano gli altri a decidere", racconta l'attore parlando del suo impegno civile che oggi passa anche attraverso un post.
"Ma le persone, se sono interessate o infastidite da quello che sto facendo, hanno bisogno di ricordare che il mio paese è stato occupato per 700 anni. E alcuni pensano che l'Irlanda del Nord sia ancora occupata. Se non avessi simpatia per i palestinesi e per il loro diritto alla dignità umana, all'autodeterminazione e per il fatto che sono lì da migliaia di anni, non credo che non potrei considerarmi un essere umano. Non non nulla contro il popolo israeliano, contro il popolo ebraico. È contro il trattamento riservato al popolo palestinese".
Se Cunningham non ha paura di esprimere le proprie opinioni, c'è anche chi tra i suoi colleghi ha scelto il silenzio per non mettere a repentaglio la propria carriera o chi parla solo quando ha un pubblico ad applaudirlo. "Beh, ci sono dei falsi là fuori", commenta l'attore. "Ma la cosa che devi sempre ricordare a te stesso è che sono le persone che non puoi criticare quelle che ti controllano. Quindi, se fai questa domanda e hai paura di criticare qualunque cosa - un governo, una persona, un popolo, qualunque esso sia - hai permesso loro di controllarti. Non potrei vivere così. Sarei inorridito se mi guardassi allo specchio. E smetterei semplicemente di fare quello che sto facendo. Devi parlare a nome della gente. L'ho sempre fatto. Ho lavorato con un ente di beneficenza americano, con rifugiati siriani e del sud del Sudan. E ho sempre parlato a favore della situazione palestinese. È solo perché prima non avevo un grande seguito che nessuno se ne è accorto. Ma sono trent'anni che partecipo a quelle marce per la Palestina".
L'eredità de Il Trono di Spade e i nuovi progetti
Con ruoli sul grande schermo in film come Il vento che accarezza l'erba do Ken Loach, Hunger di Steve McQueen e War Horse di Steven Spielberg, l'attore si è costruito una carriera fatta di titoli di rilievo e collaborazioni prestigiose. Ma il successo planetario è arrivato nel 2012 grazie al ruolo di Davos Seaworth ne Il trono di spade. Uno di quelli capace di ritagliarsi uno spazio nella storia della serialità. Ma se da un lato Ser Davos è stato un fedele compagno di viaggio per sette lunghi anni, dall'altro ha mai finito per poter diventare ingombrante? "No, perché ho appena realizzato un nuovo show, Il problema dei tre corpi, con le stesse persone che hanno realizzato Il Trono di Spade. Ed è molto diverso. È una visione semplice, ma ho sempre detto che se racconti belle storie, arriveranno. È per questo che non sono un uomo molto ricco. Ma le storie migliori di solito non fruttano molto. Di solito lo fanno le storie brutte. Devono darti un sacco di soldi perché sono tremendi".
"In realtà ho appena girato un giorno in un film sulla Palestina", continua Liam Cunningham. "L'ho fatto con Jeremy Irons ed il budget era molto basso. Buona parte è stato investito nei costumi dato che è ambientato negli anni Trenta ed erano costosi da realizzare. Avremmo dovuto girare a Betlemme, in Palestina, e in Cisgiordania. Poi è iniziata questa situazione oscena e abbiamo dovuto trasferirci in Giordania. Ma prendo parte anche a cortometraggi per niente. Se sei in una buona posizione, sei obbligato. Devi aiutare le persone perché ti hanno aiutato e quando nessuno ha creduto in te. Devi fare la stessa cosa. Ecco perché mi piace parlare con gli studenti. Potrebbero darmi un lavoro tra dieci anni. È un buon affare (ride, ndr)".
Il problema dei 3 corpi e il coraggio di Benioff e Weiss
Ne Il problema dei 3 corpi, adattamento del romanzo omonimo di Liu Cixin disponibile su Netflix, Liam Cunningham interpreta Thomas Wade, capo del Secret Intelligence Service. "Ammiro il loro coraggio. Sono sicuro che hanno guadagnato così tanti soldi con Il Trono di Spade che probabilmente erano nella posizione di non lavorare mai più. Avrebbero potuto andare in pensione", commenta l'attore.
"Ma poi hanno deciso di realizzare un altro libro non filmabile. E bisogna ammirarlo. Perché tutti dicevano che Il Trono di Spade era irrealizzabile. Non si poteva filmare. Anche per George R.R. Martin che ha scritto quei libri ed uno sceneggiatore. E ogni volta che voleva una scena imponente, i produttori o i finanziatori dicevano: 'No, dobbiamo renderla molto più contenuta. Non abbiamo i soldi'. Continuavano a basarsi sulla sua creatività. Quindi ha scritto i libri per renderli non filmabili. E poi David e Dan hanno li hanno letti e hanno deciso di portarli sullo schermo. Martin si è seduto con loro ha detto: 'Ok, fatelo'. E ora l'hanno fatto di nuovo. Netflix è da poco uscita allo scoperto confermando la seconda stagione. Finiremo la storia".
"La loro genialità era che alcuni dei personaggi all'inizio li odiavi" racconta Cunningham tornando a parlare de Il Trono di Spade. "E poi mentre la storia andava avanti, pensavi: 'Beh, forse mi sbagliavo'. Basta pensare a un personaggio come Jamie. Tutti lo odiavano all'inizio. Poi perde la mano e aiuta Brienne. E inizi a pensare che forse c'è un essere umano lì dentro. E questa è la bellezza della televisione in formato lungo. È molto difficile farlo in un film. Ma con la tv puoi tornare indietro, puoi guardarlo di nuovo. Il Trono di Spade è bellissimo da guardare una seconda e una terza volta. Ci sono così tante cose che ti sei perso la prima. È ottimo. Ne sono molto orgoglioso. Per rispondere in modo molto lungo alla domanda iniziale: Davos Seaworth potrebbe essere sulla mia lapide, ma ne sono orgoglioso".
Il teatro, pericoloso ed eccitante
Prima di diventare attore, Liam Cunningham ha lavorato come elettricista trasferendosi addirittura in Zimbawe prima di decidere di tornare in Irlanda e seguire la sua passione. I primi passi li ha mossi sulle assi di un teatro "Ho lavorato alla Royal Shakespeare Company per un anno e mezzo e al teatro nazionale in Inghilterra. Ho fatto un po' di teatro negli Stati Uniti e parecchio in Inghilterra. È la palestra per un attore. I livelli di concentrazione e la disciplina sono molto, molto importanti. Non hai una seconda possibilità. Si alza il sipario e tu sei lì".
"A Lionel Barrymore chiesero, prima che salisse sul palco: 'Lo fai da così tanto tempo. Perché sei così nervoso quando esci?'. E lui rispose: 'Là fuori c'è il mostro con mille teste'. Ti stai esponendo, sei nudo. E le persone osservano ogni movimento del tuo viso. È pericoloso", sottolinea l'attore. "Ma il pericolo è molto eccitante. Ed è emozionante per il pubblico perché riconosce che è pericoloso anche per loro. Il pubblico stesso diventa molto nervoso. Il tuo primo lavoro come attore quando sali sul palco è calmarlo. Devi accompagnarli in questo viaggio. È una cosa meravigliosa".
Ma dopo una carriera così lunga e ruoli diventati iconici, c'è ancora qualche sogno nel cassetto da realizzare per l'attore? Magari lavorare con un regista o cimentarsi in un genere particolare?"No", risponde categorico Liam Cunningham. "È sempre la pagina. La scrittura. Come con David e Dan. Sembra che la storia vada in un modo ma poi segue percorsi inaspettati. E ti domandi: 'Dove andrà a finire questa scena?'. Non stiri mentre guardi Il problema dei tre corpi. Non prepari il lievito naturale. Devi sederti e buttare via il telefono".