Sono due le anime che vanno a scontrarsi nella recensione di Liaison, la prima serie Apple Tv+ in lingua francese e inglese che vede protagonisti il Premio César Vincent Cassel (che si rituffa nelle serie dopo Westworld) e il Premio BAFTA Eva Green (che torna alla serialità dopo Penny Dreadful). Da un lato la spy story anglo-francese, dall'altro la storia d'amore impossibile che va a ibridare un racconto fatto di cicatrici del passato che è difficile far rimarginare. Un connubio che non funziona come vorrebbe, ma regala un altro prodotto di genere ad Apple Tv+, dove arriva dal 24 febbraio con appuntamento settimanale, dopo Slow Horses.
Una storia di spie... amorosa
Spy story o love story? Questa è la domanda. Liaison si presenta come il solito thriller contemporaneo ad alta tensione che attraverso delicati equilibri politici unisce gli intenti di nazioni come Francia, Regno Unito e Siria, e un possibile attacco hacker terroristico in preparazione. Si tratta di capire se sia davvero tale e quindi provare a sventarlo. La trama si sviluppa così su una serie di personaggi, connessioni e colpi di scena che portano allo svelamento di segreti di Stato e colpe del passato degli Stati coinvolti pronte a tornare a galla chiedendo il conto. Parallelamente, si scopre molto presto (o meglio lo scoprono gli spettatori), com'era intuibile dal titolo del resto, che i due protagonisti, il mercenario francese Gabriel interpretato da Vincent Cassel e la dipendente del governo britannico Alison col volto di Eva Green hanno un passato amoroso insieme, che tuttora non li fa dormire la notte. Anche questo passato torna a bussare letteralmente alla loro porta, mettendoli di fronte ad una scelta che sembra impossibile. Soprattutto per lei, che nel frattempo si è rifatta una vita con un altro uomo e sua figlia e che vorrebbe lasciarsi tutto alle spalle.
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Le colpe del passato
Come in molte spy story che si rispettino, è quindi il passato a determinare il futuro tanto politico quanto personale dei personaggi, che sono costretti ad affrontare fantasmi che pensavano di aver seppellito per sempre. Ciò in cui la serie riesce meno è amalgamare al meglio i due generi nella storia raccontata, e farci appassionare alla storia d'amore che dovrebbe farci sognare ma lascia abbastanza freddi, forse per il poco pathos che dimostrano i protagonisti. Merito e colpa anche della scrittura a cura di Virginie Brac (Spiral) e della regia del vincitore dell'Emmy Stephen Hopkins (24), entrambi con un background seriale spionistico ma che qui non riescono a coniugare bene le due anime della storia. Un altro rammarico è che le storie degli altri personaggi - quelli di Daniel Francis, Stanislas Merhar, Iréne Jacob, Laëtitia Eido (Fauda), Eriq Ebouaney, Bukky Bakray - riescono ad appassionare fino ad un certo per come la macchina da presa continui insistentemente a tornare sui due nomi conosciuti del cast, sui loro sguardi rubati, sui loro respiri affannati quando si trovano nella stessa stanza, sui loro silenzi pieni di passione, o che almeno questo vorrebbero trasmettere allo spettatore.
Cast maestoso ma mal assortito
Liaison è purtroppo la riprova che non basta un grande cast per fare una grande serie. Ci vuole una solida scrittura e un'appassionante messa in scena ma bisogna anche che gli interpreti funzionino l'uno con l'altro. Non basta il carisma di Peter Mullan nel ruolo del burbero capo di Alison oppure l'esperienza del vincitore dell'Emmy Thierry Frémont nei panni del presidente francese, o ancora quella del vincitore del César Gérard Lanvin (Chiami il mio agente!) nel ruolo del minaccioso capo di Gabriel. La parte davvero interessante di Liaison non è infatti la storia d'amore e personale dei protagonisti ma quella attuale della geopolitica messa in scena, attraverso l'uso di droni e il punto di vista delle riprese delle telecamere di sicurezza. Delicati equilibri tra nazioni, le conseguenze della Brexit, i trattati dell'Unione Europea, la sorveglianza costante dalla tecnologia, le cospirazioni che spesso emergono quando si scava troppo in profondità, gli interessi in ballo dei governi che fanno da specchio a quanto accade davvero oggi nel mondo, o che comunque potrebbe realisticamente succedere. Forse è questo l'aspetto più inquietante che avvicinerà lo show al pubblico a casa, ma che anche in quel frangente in parte sa di già visto in tante spy story venute prima.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Liaison felici che il genere spy story stia avendo una sorta di nuova vita in tv tra le varie piattaforme, e sulla stessa Apple Tv+ con Slow Horses e ora con questa nuova serie. Siamo però dispiaciuti che la commistione di attualità, geopolitica e appassionata storia d’amore non colpisca nel segno, in parte per elementi e meccanismi già visti nel genere in parte perché Eva Green e Vincent Cassel non riescono a farci appassionare davvero a Alison e Gabriel e al loro passato, così come gli altri personaggi.
Perché ci piace
- L’idea di mescolare due generi come la spy story e la love story impossibile.
- Il cast maestoso chiamato a raccolta.
- La messa in scena che sfrutta droni e primi piani per acuire la tensione narrativa.
- L’idea che il passato personale e politico comporti il nostro futuro.
Cosa non va
- La scrittura e la commistione dei generi non è efficace come vorrebbe.
- Eva Green e Vincent Cassel sono meno carismatici del solito e insieme non funzionano come previsto.
- Le storie del resto del cast sono facilmente dimenticabili e questo non aiuta l’economia generale del serial.