Dopo aver vinto il premio per la regia all'ultimo Festival di Cannes, i fratelli Dardenne sono stati ospiti della Festa del Cinema di Roma, all'interno della sezione indipendente Alice nella Città, per l'anteprima italiana del film L'età giovane, nelle sale italiane dal 31 ottobre. È la storia di Ahmed, un giovane musulmano residente in Belgio che comincia a ribellarsi sempre di più contro il sistema occidentale, sposando le ideologie più radicali del suo credo. Un tema delicato, che i due registi affrontano con la solita intelligenza, avvalendosi anche di un ottimo giovane attore.
Proprio la questione anagrafica fa sì che Alice sia stata la cornice ideale per il debutto italiano del film, come sottolinea Luc Dardenne: "Non ci interessa molto l'età del pubblico in generale, ma è vero che è bello poter mostrare il film a spettatori che hanno più o meno la stessa età del giovane Ahmed. Sarà interessante sentire le loro reazioni." Cosa pensano del titolo italiano, che omette il nome del protagonista? Risponde Jean-Pierre Dardenne: "Non è male, no? Apre maggiormente il film. Certo, non si può avere tutto nella vita: in questo caso perdiamo il giovane Ahmed, è un titolo più generale. Vediamo se funzionerà."
Le jeune Ahmed, la recensione: i Dardenne affrontano terrorismo e fanatismo
La video intervista a Jean-Pierre e Luc Dardenne
Un argomento sensibile
Come hanno trovato il giovane Idir Ben Addi, interprete di Ahmed? Risponde Luc Dardenne: "Abbiamo incontrato 120 ragazzi, nei weekend, durante le vacanze, quando erano disponibili. A un certo punto Idir si è imposto come quello giusto. Oltre al suo talento recitativo, ci piaceva il fatto che avesse ancora un fisico un po' infantile. Non si muove ancora come un adulto. È un bambino e al contempo un adolescente."
E come è stata affrontata con lui la questione del radicalismo islamico? Spiega Jean-Pierre Dardenne: "Ha letto la sceneggiatura, e l'hanno letta anche i suoi genitori, ci voleva il loro permesso perché lui è minorenne. Erano contenti, anche se la madre inizialmente temeva che l'uscita del film potesse far credere ai coetanei che Idir è come Ahmed. Alla fine ha deciso lui, e il ruolo gli piaceva perché Ahmed non è sempre buono. Ragionava come un attore. Quanto alla religione, penso che lui sia abbastanza distante da quell'aspetto nella vita. Se non avessimo avuto un insegnante sul set, non sarebbe stato in grado di compiere i gesti legati alla fede. Va anche detto che lui ha sempre saputo distinguere se stesso da Ahmed, e lo diceva anche alla troupe: 'Adesso Idir se ne va, arriva Ahmed'. Nel complesso, ha capito l'essenziale."