Due su due. Due successi, due successi distribuiti in streaming. Sì, lo streaming. Presente e futuro del cinema, nonché opportunità produttiva capace di mettere in mostra i talenti della nostra industria. Vetrine prestigiose e ambite, com'è ambito - ovvio - il grande schermo. Ma il confine, via via, si è assottigliato, e così l'arrivo in streaming di un titolo può essere il trampolino di lancio per una carriera. Ne sa qualcosa Matteo Pilati, classe '84, che da diverse settimane vede nella top 10 dei film più visti su Prime Video la sua opera seconda, L'estate più calda. Una commedia fresca, a dispetto del titolo, incentrata sull'ultima estate: quella di due amiche, interpretate da Nicole Damiani e Alice Angelica, e quella di un aspirante prete con il volto di Gianmarco Saurino, che farà girare la testa ad entrambe. A scrivere il film, prodotto da Notorious e in streaming su Prime Video, Giuseppe Paternò Raddusa e Tommaso Triolo, insieme allo stesso Pilati.
L'uscita de L'estate più calda arriva a due anni dal "caso" Maschile Singolare, anch'esso distribuito in digitale. Una distribuzione quasi porta fortuna per il regista, che nella nostra intervista ha spiegato che "Sono stato fortunato, perché per Maschile singolare è stata una scelta pressoché forzata essendo uscito in epoca di restrizioni per Covid. Avevamo anche fatto un discorso con Adler, per portarlo in sala, all'interno di parametri che avrebbero potuto garantire delle nomination per i premi. Però le sale erano vuote, non c'era possibilità. Con L'estate più calda il progetto è arrivato ad Amazon. Non mi sono mai posto il problema della sala, ma ho colto le cose positive che ci sono, non mi sono posto realmente il problema della sala e non le uscite streaming non le ho vissute come un diminutivo. Se Prime Video non avesse preso il film lo avrei caricato a pagamento su Vimeo a 1 euro...".
Da Maschile Singolare a L'estate più calda
Se lo streaming è una certezza, la sala resta un punto di riferimento: "Sono estremamente grato per queste possibilità, e ovviamente ringrazio Amazon Studios per aver sposato questo progetto. Detto questo, per il futuro: mi piacerebbe misurarmi con la serialità, ma anche affrontare il grande schermo. Portare un progetto in sala probabilmente mi spingerebbe anche a essere ancora più creativo, a misurarmi con qualcosa che non ho fatto prima, ad andare oltre quelli che sono i miei limiti anche a livello di non solo di contenuto ma anche di linguaggio. La sala sarebbe un'esperienza che vorrei provare prima o poi", prosegue il regista. Ma com'è nato L'estate più calda? "Il film è nato come Maschile Singolare: non ce lo ha chiesto nessuno. Io, Giuseppe Paternò Raddusa e Tommaso Triolo abbiamo fatto brainstorming, e c'è venuta in mente questa storia. Anche pensando al genere young adult, che va per la maggiore. Ci sono tanti film dove c'è un ostacolo all'amore. Come fare per differenziarci? Dovevamo raccontare tutto con ironia e leggerezza. La scelta è caduta sul sacerdozio, che avrebbe segnato il destino del protagonista. Abbiamo scelto in maniera veloce, ci abbiamo messo due mesi a scriverlo, presentandolo a Prime Video. Caso o fortuna, era il progetto che stavano cercando: abbiamo iniziato a lavorarci praticamente subito. C'è stata una comunione d'intenti, e non hanno voluto snaturare il tutto. Abbiamo lavorato con facilità".
Ironia, leggerezza e il fattore estivo (il film è girato in Sicilia). Ma come nascono le idee di uno sceneggiatore? "Al Centro Sperimentale un insegnante ci spiegava di portare con noi un taccuino dove annotare qualsiasi cosa. Sogni, dialoghi, idee. Tutto. Cerco sempre di tenere le orecchie aperte, mando le bozze a Giuseppe. Abbiamo un modo molto libero di lavorare, di cercare l'ispirazione. Poi non so se in futuro verrà qualcuno a chiederci dei progetti. Poi non so se in futuro succederà che qualcuno verrà da me, da noi, a chiederci di sviluppare un progetto con particolari caratteristiche. Insomma, siamo aperti a tutto, per carità, però per due film abbiamo avuto la fortuna di raccontare esattamente la storia che volevamo raccontare".
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Il peso del giudizio
L'esordio di Matteo Pilati è stato doppiamente folgorante. Sia Maschile Singolare che L'estate più calda sono stati dei successi. Quanto è difficile quindi mantenere alte le aspettative? Se pensiamo a Xavier Dolan, che ha espresso il desiderio di non dirigere più film, in quanto non vuole più dipendere dal giudizio altrui. Un pensiero, in qualche modo, appoggiato da Pilati: "Xavier Dolan è un grande regista, che ha girato i suoi primi due film in modo eccezionale, facendosi notare. Quindi: che aspettativa c'è, dopo essere partito così bene? Rispetto e adoro Dolan anche quando ha preso cantonate. Ha uno stile inconfondibile, tratta tematiche originali, e lo fa in modo personale. Misurarsi con il cinema vuol dire rendere pubblico il proprio lavoro, e quindi accettare il giudizio degli altri. Non bisogna essere critici per parlare di un film. Su alcune cose poi ci gioco anche io, tra citazioni e omaggi. Ne L'estate più calda cito in una scena Tutti insieme appassionatamente, e Come eravamo. Alcune cose vengono colte, altre no. Poi nel film giochiamo con i cliché di questo genere, e mi ha colpito la critica del pubblico verso il finale. Alcuni hanno trovato la conclusione cringe, e come Dolan ti metti in discussione: sono loro che non capiscono, o sono io che mi sono spiegato male? Perché poi alcune scelte erano volute, ed è un finale ambiguo, se vogliamo provocatorio, che lascia libertà di interpretazione. Non il solito finale di uno young adult. Quando provochi potresti generare un rifiuto. Poi ovvio: un'altra parte di pubblico ha capito cosa volevamo raccontare. Mentirei quindi se ti dicessi che Xavier Dolan è un piagnone, perché alcune volte è frustrante..."
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Barbie vs Oppenheimer?
"Non l'ho ancora capito: ho avuto la fortuna di fare due film", prosegue Matteo Pilati nella nostra chiacchierata via Zoom, in un torrido pomeriggio romano. "Non so se continuerò a farli tra dieci anni. Chissà. Non do per scontato questo privilegio. Al Centro Sperimentale ho fatto produzione e sceneggiatura, la regia è arrivata dopo. Notorious Pictures mi ha dato una squadra di grande esperienza, da cui ho attinto il più possibile. Spero di riuscire a farlo ancora, perché ho tante storie pronte. Ad esempio, ne L'state più calda, banalmente, c'era un budget che era molto più consistente rispetto a Maschile Singolare, e ho avuto la possibilità di avere gli effetti speciali, gli incendi, la pioggia, gli effetti visivi. Poter lavorare con Nino Frassica e Stefania Sandrelli, e con una troupe di professionisti che hanno lavorato con Ridley Scott, con Bertolucci e Scorsese. Persone estremamente corrette e rispettose dei ruoli. Davvero complimenti a Notorious, a Daniele Mazzocca e ad Andrea Borella che sono i produttori esecutivi per avermi messo nelle condizioni di lavorare con così tanta facilità... tutte le mancanze che può avere il film sono solo colpa mia!"
L'ultima domanda, non può non riguardare la sfida che segna un'altra estate, quella del cinema. E per Matteo Pilati non c'è confronto tra Barbie e Oppenheimer: "Non ho mai amato Christopher Nolan, al contrario Greta Gerwing l'apprezzo molto, e rivaluto i suoi film anche con il senno di poi, se penso alla sua versione di Piccole Donne. Sono assolutamente team Barbie. E poi nel trailer di Barbie c'è Make Your Own Kind of Music di Cass Elliot, che è la canzone che chiude L'estate più calda! Pensa, quando l'avevo messa in sceneggiatura, nessuno dei miei collaboratori la conosceva. Trovarla in Barbie è stata una rivincita!".