Pochi film nella storia del cinema hanno scatenato così tante controversie come L'esorcista, il capolavoro di William Friedkin del 1973, ispirato al romanzo omonimo di William Peter Blatty. Il pubblico dei primi anni Settanta è rimasto profondamente sconvolto dalla terrificante e grottesca storia di una possessione demoniaca ai danni di una bambina, Regan MacNeil, in grado però di aggiudicarsi un Oscar alla Miglior sceneggiatura (fu il primo horror in assoluto ad essere premiato dall'Academy). Ad oggi è ancora considerato (anche da chi scrive quest'articolo) uno degli horror più spaventosi mai realizzati, ma il significato della storia che racconta - di cui qui approfondiremo il finale - va molto al di là delle sequenze da brivido con cui è riuscito a terrorizzare generazioni intere di spettatori, considerando poi che il suo autore, Blatty, non la considerava nemmeno un opera di paura.
Il tema centrale del film, come del libro da cui è tratto, risiede nel rapporto che ognuno di noi instaura con la propria fede: L'esorcista, per il suo autore, doveva aiutare le persone a capire l'importanza di trovare rifugio nella fede. Se nel corso della pellicola si toccano tematiche come l'importanza dei valori familiari (non a caso la famiglia colpita non è unita, il padre di Regan infatti non lo conosceremo mai), lo scontro sempre acceso tra scienza e religione e, soprattutto, le difficoltà di mantenere forte la propria fede durante i momenti di fragilità e sconforto, come nel caso di Padre Karras, che sta vivendo un momento di allontanamento dalla Chiesa in parte scatenato dalla morte della madre (il giovane prete, inoltre, essendo uno psichiatra laureato ad Harward, racchiude nel suo personaggio lo scontro tra scienza e religione). Come vedremo in questa spiegazione del finale de L'esorcista, è proprio nella parte conclusiva del film che il messaggio che la pellicola vuole trasmettere si fa più evidente, soprattutto se contestualizzato nel periodo in cui la pellicola è arrivata in sala, quegli anni Settanta scossi da venti di profondo cambiamento sociale e culturale in cui tutto veniva messo in discussione. Al centro della film un'unica certezza: niente può rimpiazzare l'importanza della fede per il genere umano.
I protagonisti della storia
Al centro della storia troviamo Chris MacNeil, una famosa attrice che sta girando un film a Georgetown, sua figlia Regan, vittima di una terribile possessione demoniaca, e Padre Karras, un giovane prete psicologo inizialmente scettico che, dopo che ogni tentativo di ricorrere alla medicina come soluzione fallisce, cercherà di aiutarla con un esorcismo. Ad affiancarsi al lui nel pericoloso rituale Padre Merrin, che incontriamo all'inizio del film in uno scavo archeologico a Ninive, in Iraq, dove trova una statua rappresentante il demone Pazuzu (originariamente malvagia divinità assiro-babilonese), l'entità che poi possiede Regan. Come viene sottinteso (e come verrà approfondito nel prequel del 2004, L'esorcista: la genesi) non è la prima volta che Merrin e il demone si scontrano, e proprio per questo il ritrovamento della statua fa capire al prete che dovrà scontrarsi ancora una volta con l'antico nemico e che la guerra tre bene e male sta per cominciare.
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Il collegamento con lo scavo archeologico che vediamo nel prologo diviene evidente proprio nella parte della pellicola dedicata all'esorcismo, quando vicino a Regan, liberatasi dalle corde che la legavano al letto, compare la sagoma di Pazuzu, nella forma di una delle statue che lo rappresentano. Non è chiaro se il ritrovamento della statuetta abbia richiamato e liberato Pazuzu o, più semplicemente, sia stato qualche tipo di messaggio per Merrin, che si è reso così contro che la diabolica entità stava per trovare una nuova vittima.
L'esorcismo
La sequenza dell'esorcismo, tra i momenti più significativi dell'intera pellicola, ruota attorno a due eventi principali: la morte di Padre Merrin, che già molto anziano viene colpito da un infarto, e il ritrovamento della fede da parte di Padre Karras, inizialmente messo in estrema difficolta dal demone (che continuava a punzecchiarlo, parlandogli anche della madre appena morta). Allontanatosi inizialmente dalla stanza di Regan, l'incontro con Chris distrutta dal dolore, lo farà tornare sui suoi passi e lo aiuterà a rendersi conto che la fede in Dio è la chiave per sconfiggere il male. Nella camera, però, si accorgerà di quanto accaduto a Padre Merrin e, in preda alla disperazione, aggredirà fisicamente Regan/Pazuzu, esortando il demone a possedere lui e a lasciare finalmente in pace la bambina. Quale tentazione maggiore per una creatura demoniaca se non quella di prendere il controllo di un ministro della Chiesa? Pazuzu si sposterà nel corpo di Karras, liberando Regan, e l'uomo, in un ultimo attimo di lucidità, si getterà dalla finestra (la stessa da cui era stato fato precipitare Burke Dennings, quasi certamente ucciso dal demone) in quello che non è un suicidio ma un atto di sacrificio estremo assolutamente altruistico che, per molti, richiama apertamente quello di Gesù sulla croce. Regan trova la propria salvezza nel momento in cui Padre Karras ritrova la fede e, di conseguenza, si sacrifica per lei.
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Una nuova fede
Nella sequenza finale della pellicola troviamo Regan, libera della possessione, che non ricorda nulla di quanto è accaduto e sta per abbandonare Georgetown insieme alla madre. La bambina, subito prima di partire, incontra Padre Dyer, un amico del defunto Karras ma anche di sua madre, e ha l'impulso di baciargli il collarino bianco, ricordando quanto altri uomini di fede abbiano fatto per lei. Questa scena rappresenta senza dubbio il cambiamento profondo avvenuto in Regan, ora pronta ad abbracciare la religione cristiana. Successivamente Chris consegna al prete la medaglietta che era appartenuta a Padre Karras, e che gli era stata strappata dal demone nei momenti finali dell'esorcismo, ma l'uomo la rifiuta, e gliela rimette tra le mani. Anche in questo caso la scena rappresenta un riavvicinamento alla fede cristiana: Dyer la incoraggia così ad affidarsi, per la prima volta, alla Chiesa.
Il film dà una risposta, soprattutto nel suo finale, a tutti quei quesiti sollevati durante la visione: la scienza non può sostituirsi completamente alla religione e la fede è quello che, alla fine, riesce a salvarci. L'esorcista non vuole intraprendere una crociata, sia chiaro, contro atei e madri single, ma vuole affermare quanto il codice morale che la religione presenta possa essere ancora valido, anche nell'epoca così particolare in cui il film è uscito nelle sale.