Fin dall'annuncio abbiamo aspettato con ansia di vedere Leggere Lolita a Teheran alla Festa del Cinema di Roma. Il film tratto dall'omonimo libro di Azar Nafisi era sicuramente uno dei titoli che più temevamo e allo stesso tempo ci incuriosivano. Le vicende struggenti e personali raccontate nell'opera cartacea, infatti, offrono uno spaccato crudo, intimo e terrificante sulla condizione femminile in Iran, una situazione che si protrae da decenni ma che da noi, in Europa, ha trovato ampio risalto dopo la notizia della sconvolgente morte di Masha Amini, arrestata per non aver correttamente indossato l'hijab e deceduta dopo i brutali giorni di carcere.
Episodi come questi, però, accadono nel paese da lungo tempo e l'autrice (qui anche co-sceneggiatrice) ne racconta fin dagli anni novanta. È per questo e, ovviamente, per la difficile crisi internazionale che sta coinvolgendo in primo piano il Medio Oriente, che guardare e giudicare freddamente questa pellicola non si è rivelato un compito semplice: ciò che viene raccontato non è solo sconvolgente ma va a toccare paure che molte donne interiorizzano fin dalla giovane età. Gli avvenimenti narrati sono in grado di risuonare nel profondo anche se privazioni simili non le si è mai vissute: qualcuno che decide per te e su di te, del tuo corpo, di cosa è giusto e morale fare è una sensazione nota a tutte, nonché costante fonte di dibattito politico anche dalle nostre parti.
Il film, dopo il passaggio alla manifestazione romana sarà in sala dal 21 novembre e fin da subito vi esortiamo ad andare a vederlo lasciando a casa i luoghi comuni e le ideologie, concentrandovi solo sulla storia e sulla regia di Eran Riklis, cineasta israeliano, il cui approccio alla storia ci è sembrato sensato e volutamente discreto. Nel cast Golshifteh Farahani, Zahra Amir Ebrahimi, Mina Kavani e Reza Diako.
Una storia di resistenza e diritti negati
Nei decenni che seguono la rivoluzione di Khomeini, Azar Nafisi, docente universitaria in letteratura occidentale, si rende ben presto conto che il regime e la conseguente censura non le consentono più di insegnare. Mentre la violenza cresce e le donne gradualmente spariscono dalla vita pubblica, lei compie quello che è a tutti gli effetti un atto rivoluzionario: riunire nella sua casa sette delle sue studentesse più appassionate in modo da formare un gruppo di lettura per quelli che sono ormai diventati libri proibiti.
Con sullo sfondo un Iran sempre più chiuso e violento, guidato dai fondamentalisti, queste giovani donne hanno finalmente un luogo dove sentirsi al sicuro, dove poter esprimere le proprie opinioni, coltivare le proprie passioni. Perché la letteratura è per loro una finestra sul mondo, una scelta di libertà, un'occasione di fare esperienze fondamentali a loro precluse.
Esseri umani e non semplici personaggi
Leggere Lolita a Teheran è un film con un'anima solida, preponderante, quasi ingombrante. Le vicende raccontate tratteggiano una drammatica escalation di violenza contro una popolazione divisa e confusa ed è proprio qui che risiede il suo lato più inquietante: l'Iran descritto appare molto più vicino di quel che avremmo pensato.
Ad un certo punto la protagonista pronuncia, infatti, una frase in tal senso estremamente significativa: "Avresti mai pensato sarebbe capitato a noi?" Poche parole che vibrano e colpiscono senza pietà, che guidano il nostro sconcerto e allo stesso tempo ci portano a cercare punti di contatto. Nell'adattare per il cinema la sua stessa opera Nafisi taglia, cuce e cesella ogni scena, affinché si adatti al flusso di immagini, affinché a risaltare maggiormente non siano il regime ma la condizione umana, non l'ideologia ma bensì i sentimenti e le personalità dei personaggi in scena, esseri umani prima di tutto e mai meri strumenti narrativi.
Una regia discreta ma estremamente comunicativa
L'ottima scrittura va poi di pari passo con una regia attenta, ispirata ma discreta che asseconda la divisione in capitoli che contraddistingue anche il libro, ma allo stesso tempo costituisce un forte elemento di raccordo visivo. Nelle immagini, infatti, ai dettagli è affidato il compito di comunicare direttamente con lo spettatore: un riflesso, una mano che traccia incerta un disegno su un foglio, lo sguardo dei personaggi, aprono una finestra su un mondo interiore fatto di dolore, desideri, e potenzialità inespresse e ci consentono di comprendere al meglio i personaggi.
Ogni inquadratura, ogni frame sembra ribadire che la storia è prima di tutto, nel bene e nel male, fatta di persone e che rispondere a violenza con violenza costituisce un atto di insensatezza che rende l'uguaglianza ancora più lontana. Un concetto giusto e complesso che in questi giorni suona tristemente più che come un monito quasi come una profezia.
Conclusioni
Leggere Lolita a Teheran è un film doloroso egregiamente scritto e adattato da Azar Nafisi. Nel puntare l'attenzione sugli individui più che sulla politica e le ideologie tratteggia un racconto autentico e spaventoso della condizione femminile in Iran. Ottima anche la regia, discreta ma incisiva che attraverso piccoli dettagli visivi ci mostra un mondo nascosto fatto di diritti negati, desideri e potenzialità inespresse.
Perché ci piace
- La scrittura e l'adattamento.
- I personaggi, persone autentiche che prevalgono su politica e ideologia.
- La regia, discreta ma efficace.
Cosa non va
- Potrebbe scontentare chi aspettava un film "politico", mentre il focus è prima di tutto sui personaggi.